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Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
Se il 6 maggio 2012 François Hollande venne eletto soprattutto per il rifiuto dei francesi nei confronti di Nicolas Sarkozy, 19 mesi dopo Sarkozy pensa già di aggiudicarsi la rivincita contando sul rifiuto dei cittadini nei confronti di Hollande.
I problemi della Francia restano immutati - perdita di competitività , declino industriale, disoccupazione - ma in poco tempo la situazione politica si è capovolta: il presidente socialista è talmente in difficoltà da legittimare il ritorno alla politica di un uomo sconfitto, che si era dedicato alla remunerativa carriera di conferenziere internazionale, ovvero la classica attività degli ex capi di Stato rassegnati a lucrare sul passato.
L'ultimo anno di Sarkozy presidente fu pessimo: incapace di prendere misure decisive per contrastare la crisi, preoccupato dall'avanzare del populismo lepenista fino a riprenderne toni e proposte, ridotto a mostrare muscoli solo in politica estera, con la campagna militare di Libia.
Il primo anno e mezzo della presidenza Hollande è stato altrettanto infelice: gli indicatori economici non migliorano con la politica economica tutta tasse e austerity, Marine Le Pen vola nei sondaggi e si prepara a un'affermazione senza precedenti tra municipali (marzo) ed europee (maggio), l'autorità dell'Eliseo si vede solo quando c'è da mandare le truppe in Mali o Repubblica Centrafricana.
Sarkozy, personaggio nato per dividere, ha attirato su di sé l'odio dei francesi (tranne i suoi fedelissimi sostenitori); Hollande, campione del compromesso, è riuscito nell'impresa di sostituirlo: non solo all'Eliseo, ma anche nel ruolo di politico più impopolare. L'ultimo sondaggio del Figaro (peraltro non il più imparziale dei media francesi) fotografa il ribaltamento dando Sarkozy al 46% e Hollande fermo al 27% delle preferenze.
Le prossime elezioni presidenziali sono lontane (primavera 2017) ma Nicolas Sarkozy è già tornato quello di un tempo, anche nella retorica da piccolo Napoleone: «Il punto non è di sapere se voglio o non voglio tornare - ha detto ai collaboratori, secondo Le Point -. Io non posso non tornare. Non ho scelta. à il destino». Un destino che alcuni chiamano Hollande.
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