DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”
roberto calderoli - atreju - foto lapresse
Il governo si spacca sul terzo mandato ai governatori e sulla scelta di impugnare la legge della Campania che consentirebbe la ricandidatura di Vincenzo De Luca. In Consiglio dei ministri alla fine si decide di ricorrere alla Consulta contro la norma, ma la riunione diventa un Vietnam, soprattutto per la Lega che - da sola - si sfila dalla decisione. Suscitando l’irritazione della premier Meloni, intenzionata ad andare avanti senza tentennamenti.
È proprio il ministro che dovrebbe proporre l’impugnativa, Roberto Calderoli, a prendere subito le distanze. «Io questa responsabilità non me la prendo esordisce - deve essere l’intero cdm a darmi il mandato». Lui vorrebbe prendere tempo «per approfondire la questione di una modifica al tetto dei due mandati».
La presidente del Consiglio strabuzza gli occhi, scende il silenzio. È costretta a intervenire: «Ne avevo già parlato con Matteo Salvini e Antonio Tajani, entrambi sembravano d’accordo. Ora qui non ci sono. Parlino i capi delegazione dei partiti». Lo fanno Elisabetta Casellati per FI e Francesco Lollobrigida per FdI. Entrambi favorevoli al disco rosso per il governatore campano e per i colleghi delle altre regioni in attesa del responso. A quel punto per la premier il dado è tratto.
roberto calderoli - foto lapresse
L’impugnativa va portata avanti. Per lei la partita è chiusa, al punto da lasciare la riunione anche perché attesa da Zelensky, appena arrivato a Palazzo Chigi. «Obiettivamente non mi pare che si possa intervenire con un presidente di regione sì e uno no», aveva chiarito Meloni nella conferenza stampa del mattino. Non è un caso se tra gli assenti figurasse il ministro dei Trasporti. La Lega, che in pancia ha il caso del governatore Veneto Luca Zaia in scadenza e che perciò preme per un terzo mandato, resta in mezzo al guado.
maria elisabetta alberti casellati
Lo conferma la nota con la quale “fonti del partito” si smarcano in serata da quanto avvenuto a Palazzo Chigi. Intanto, si legge, «come è noto nel cdm non è previsto il voto. Altrettanto nota è la differenza di opinioni che su questo tema c’è tra le forze di maggioranza. Non a caso, durante la riunione, il ministro Calderoli ha sottolineato di essere favorevole, come la Lega ha sempre ribadito, a una modifica della legge nazionale su cui però, al momento, non c’è intesa».
Non c’è intesa, ma per Meloni si va avanti comunque. E lo si fa come ha deciso lei. Fine della storia. La decisione sembra porre fine all’era De Luca in Campania e Zaia in Veneto. Ma non è ancora così. Tanto il primo quanto il secondo continueranno a dire la loro.
FdI rivendica fin da subito l’indicazione del prossimo candidato governatore in Veneto, lo lascia intendere anche la premier Meloni.
E in pole per quel ruolo c’è il sottosegretario all’Agricoltura Luca De Carlo. Ma la Liga veneta annuncia che darà battaglia: «Il candidato alla guida della presidenza del Veneto spetta a noi», dice l’assessore regionale e fedelissimo del governatore Roberto Marcato, che aggiunge: «O c’è questa volontà comune di tutti i partiti del centrodestra o alle elezioni regionali corriamo da soli». […]
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