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DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...
SCHEDA SENZA IL NOME DEL PREMIER, LA DESTRA APRE SULLA LEGGE ELETTORALE
Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”
Se la riforma che prevede l'elezione diretta del presidente del Consiglio non dovesse essere approvata in questa legislatura, o comunque non si farà in tempo a sottoporla a referendum, esiste già un piano B a cui stanno lavorando i partiti di governo.
Il testo approvato nel giugno del 2024 al Senato non è mai entrato nel dibattito parlamentare della Camera, tanto che nessuno in maggioranza è pronto a scommettere che il premierato, fortemente voluto da Fratelli d'Italia, avrà il via libera definitivo con le quattro letture entro il 2027.
giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella foto lapresse
A sollevare il tema è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che nell'intervista a Repubblica non dà per scontato questo passaggio: «Se c'è la volontà politica, si può fare. Se poi non ci si arriva, c'è la legge elettorale».
[...] al tavolo del centrodestra, guidato dal leghista Roberto Calderoli, che si è riunito la scorsa settimana e si rivedrà la prossima, si discute del nuovo sistema di voto, senza necessariamente tener conto della riforma che prevede l'elezione diretta del premier.
Anche perché, ammesso che si riesca a concludere l'iter entro questa legislatura, è difficile che il referendum possa essere fissato prima del voto del 2027.
E quindi, ecco il piano B. L'impianto che sta prendendo forma durante gli incontri tra i rappresentanti di FdI, Lega e Forza Italia potrebbe escludere il nome del candidato premier sulla scheda elettorale.
Elemento che gli azzurri non hanno mai visto di buon occhio. «Dal momento che non entra in vigore la riforma del premierato, sarebbe uno sgarbo nei confronti del Capo dello Stato indicare sulla scheda il nome di chi sarà il presidente del Consiglio. Affidare l'incarico spetta al presidente della Repubblica», spiega un deputato che sta partecipando alla trattativa.
Per il partito di Meloni l'indicazione del premier è sempre stato un punto dirimente. Ma qualcosa sta cambiando. «Tutto è negoziabile», dice il ministro Francesco Lollobrigida davanti a un caffè in buvette a Montecitorio.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse
Nello stesso tempo però avverte gli alleati: «L'indicazione del capo della coalizione, sul modello di quello che accade alle regionali, avvantaggia tutta la coalizione stessa». Mentre «l'indicazione dei capi dei partiti», come avviene con l'attuale sistema, «avvantaggia le liste e, nel nostro caso, potrebbe anche favorirci perché chi non ci vota ma vuole che il governo continui il suo lavoro è probabile che voti per Meloni. Quindi per noi è win-win».
Allo studio c'è un sistema proporzionale con premio di maggioranza ed eliminazione dei collegi. La Lega, che almeno sulla carta sarebbe favorita negli uninominali al Nord, si sta mettendo di traverso. «Siamo ancora in alto mare», garantisce il capogruppo leghista Riccardo Molinari: «Senza dubbio, se vengono eliminati i collegi serviranno dei correttivi». E anche su questo si sta ragionando.
giorgia meloni ignazio la russa - foto lapresse
Tra le proposte sul tavolo: un listino di coalizione che scatterebbe in caso di vittoria e qui i leghisti potrebbe avere più spazio. Una sorta di «compensazione». L'ultimo passaggio riguarda le preferenze, gli azzurri non le vogliono.
«Con le preferenze verrebbero elette poche donne», è l'argomentazione di Stefano Benigni, vicesegretario di FI. Il ragionamento è in corso, difficile il ritorno delle preferenze. [...]
roberto calderoli - atreju - foto lapresse
giorgia meloni premierato
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