DUE SCHIAFFONI A SACCOMANNI: PRIMA IL SUO “CAPO” DRAGHI, POI BRUXELLES: “I CONTI DELL’ITALIA NON SONO BUONI” (LA RIPRESA CHE NON ARRIVA)

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1. REHN: «I DATI ECONOMICI NON SONO BUONI» - NUOVO MONITO DELL'UE ALL'ITALIA
Da "Corriere.it"

«Gli ultimi dati economici sull'Italia non sono buoni, per assicurare il ritorno della ripresa è essenziale la stabilità politica». Il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn risponde così, entrando all'Eurogruppo, a chi gli chiedeva se è preoccupato per la situazione politica italiana. Secondo Rehn l'Italia «ha avuto alcune turbolenze politiche» ma ora si dovrebbe «concentrare sulle riforme economiche».

Per il ritorno alla ripresa infatti «è essenziale la stabilità politica». Rehn ha inoltre ricordato gli ultimi dati sul Pil (che nel II trimestre certificano il -0,3% congiunturale e il -2,1% tendenziale), dati che «non sono buoni per assicurare il ritorno alla ripresa». Sulla stessa linea anche il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: «Per l'Italia la cosa più importante è la stabilità politica».

LETTA - Un'ideale risposta alle critiche di Rehn è arrivata dal premier Enrico Letta: «Manterremo gli impegni sui debiti: li pagheremo», ha detto il presidente del Consiglio, durante un intervento a Torino alla Settimana Sociale dei cattolici italiani. «La credibilità - ha promesso - passa attraverso la serietà dei comportamenti, in quanto una comunità nazionale che si è presa degli impegni deve mantenerli. I mesi che abbiamo davanti sono molto importanti per il Paese. Bisogna essere seri per essere credibili e non dare l'idea di essere un vulcano sull'orlo dell'ebollizione».

«Il debito è il primo problema di questo paese - ha proseguito - Ma per pagare i debiti bisogna essere credibili, perché nessuno ci compra il debito se non lo siamo. Ma se non ci comprano il debito, non ce la facciamo». «Non è vero che non facciamo niente, facciamo una fatica enorme a tenere in piedi questo governo»

LE FAMIGLIE ITALIANE - «Le famiglie italiane», ha proseguito Letta, «hanno attutito l'impatto della crisi, hanno fatto sì che l'impatto sia stato meno invasivo e meno intrusivo rispetto ad altri Paesi europei pur essendo più pesante che in altri Paesi».


2. LA BCE: RISCHIO DEFICIT PER L'ITALIA - REHN: SULLA RIPRESA UE PESA L'INCERTEZZA POLITICA IN ALCUNI PAESI - FMI: MANTENERE PROGRESSI FATTI
Alessandro Merli per "Il Sole 24 Ore"

L'obiettivo del Governo italiano di un disavanzo pubblico sotto il 3% nel 2013 è a «rischio crescente», secondo la Banca centrale europea.

Il bollettino mensile pubblicato ieri passa in rassegna i recenti provvedimenti in materia di finanza pubblica e attribuisce il peggioramento dei conti al sostegno al settore finanziario e al primo rimborso di arretrati della pubblica amministrazione. Il Governo ha ribadito anche in questi giorni, per bocca del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, l'intenzione di rispettare l'impegno preso in sede europea.

Inanto, il commissario europeo, Olli Rehn, in una conferenza a Riga, osservando che l'economia dell'eurozona «potrebbe essere al punto di svolta», ha sottolineato che «vi sono rischi significativi, fra cui l'instabilità politica in alcuni Paesi», una dichiarazione interpretata come un riferimento a Italia, Portogallo e Grecia.

Anche il Fondo monetario è intervenuto ieri sulla situazione italiana. Il portavoce Gerry Rice ha dichiarato che il nostro Paese deve «mantenere i progressi realizzati» in termini di riforme e risanamento dei conti pubblici. Il rapporto redatto dalla missione in Italia nel luglio scorso sarà in discussione al consiglio del Fmi il prossimo 23 settembre.

Nel suo bollettino di settembre, la Bce nota che le informazioni preliminari sul fabbisogno di cassa a fine luglio 2013 indicano un deficit di 51 miliardi di euro, pari al 3,3% del prodotto interno lordo, contro i 28 miliardi (1,8% del Pil) dello stesso periodo dell'anno scorso. «Il peggioramento - dice il documento - mette in risalto i rischi crescenti per il conseguimento dell'obiettivo di disavanzo delle pubbliche amministrazioni nel 2013 (2,9% del Pil)».

Il bollettino ricorda anche che l'abolizione della prima rata dell'Imu sulla prima casa comporterà un mancato gettito di 2,4 miliardi di euro circa, pari allo 0,1% del Pil, che, nei piani del Governo, sarà compensato da un contenimento della spesa e maggiori entrate. Anche le minori entrate dovute al rinvio di tre mesi dell'aumento di un 1% dell'Iva saranno bilanciate da maggiori accise su alcuni prodotti e da imposte dirette temporaneamente più elevate.

Nell'eurozona in genere, osserva la Bce, la tendenza al miglioramento del rapporto deficit/Pil avviata dalla metà del 2010 si è arrestata nel primo semestre 2013 e la crescita del rapporto debito/Pil è accelerata. Ad alcuni Paesi, il consiglio Ecofin ha concesso delle proroghe nella correzione dei deficit eccessivi (mentre l'Italia è uscita dalla procedura di deficit eccessivo l'estate scorsa), rileva la Bce, che insiste tuttavia su come «per riportare le finanze pubbliche su un percorso sostenibile occorre effettuare interventi di risanamento con risolutezza».

Nel paragrafo dedicato all'Italia, la Bce registra anche la conversione in legge del cosiddetto Decreto del fare, che comprende misure per l'aumento degli investimenti in infrastrutture, la semplificazione burocratica, il miglioramento dell'efficienza della giustizia civile e l'aumento del credito alle imprese, soprattutto le piccole e medie.

Quest'ultimo elemento è stato individuato da tempo dalla Bce come un fattore importante per la mancata crescita dell'economia. Il presidente dell'Eurotower, Mario Draghi, ha parlato nei mesi scorsi della necessità, a questo proposito, di rilanciare il mercato delle cartolarizzazioni (Abs).

Finora però non c'è stata nessuna iniziativa concreta dal lavoro che la Bce ha intrapreso insieme a Commissione europea e Banca europea per gli investimenti. Il bollettino rileva che questo mercato si trova di fronte in Europa a numerose sfide che potrebbero metterne a repentaglio la sostenibilità di lungo periodo. Lo studio parla tra l'altro della necessità di rivedere il trattamento regolamentare di questi strumenti e di migliorarne la trasparenza e la standardizzazione per attrarre investitori e sostenere l'economia reale.

 

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