![software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel](/img/patch/02-2025/software-israeliano-paragon-spyware-whatsapp-alfredo-mantovano-giorgia-meloni-pe-2094641_600_q50.webp)
DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Franco Bechis per Libero Quotidiano
SCHIFANI DIMENTICA QUALCOSA, ANZI QUALCUNO IN NCD
A forza di andare avanti e indietro fra Pdl, Ncd e Forza Italia l' ex presidente del Senato, Renato Schifani, deve essersi dimenticato qualcosa.
Di più: qualcuno. Partito in questa legislatura come capogruppo del Pdl, Schifani con grande sofferenza aveva lasciato Silvio Berlusconi quando aveva staccato la spina al governo di Enrico Letta e armi, bagagli e staff si era trasferito dal 18 novembre 2013 nel gruppo del Nuovo centro destra fondato dall' amico siciliano Angelino Alfano. L' 11 febbraio 2015 era pure divenuto capogruppo di quella formazione. Finchè non ha sentito ancora il richiamo delle origini. Ed è tornato con Berlusconi il 5 agosto scorso nel gruppo che nel frattempo aveva cambiato nome in Forza Italia-Popolo della libertà (perché quest' ultimo era il nome del simbolo con cui aveva ricevuto i voti nel 2013).
Altro trasloco di carte e bagagli per tornare per altro in quella che era la sua prima casa. Ma nei vari passaggi Schifani si è scordato una persona: la sua assistente più fidata. Si chiama Letizia Cicinelli, e nel Pdl come nella nuova avventura alfaniana seguiva come un' ombra Schifani. Assistente di grandi capacità e di ottime relazioni, oltre ad essere una bella donna la Cicinelli è conosciuta da tutti in Senato anche perché è compagna di vita dell' attuale presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che fu viceministro dell' Economia e delle Finanze e soprattutto senatore di Forza Italia in tre legislature.
Premio Guido Carli Giuseppe Vegas
Quando lasciò Berlusconi per Alfano, fra le prime cose chieste da Schifani ci fu proprio l' assunzione nel nuovo gruppo della sua assistente. Fu concessa, anche se per una professionista di quel calibro il contratto aveva un certo peso sui conti economici del nuovo gruppo parlamentare (ha un costo aziendale di circa 200 mila euro l' anno). Nel percorso di ritorno a Forza Italia però Schifani non ha posto quella stessa condizione.
E la Cicinelli è restata in forza al gruppo di Alfano per mesi. Non si sa per sua adesione ideale, o per l' impossibilità tecnica di avviare l' operazione per seguire Schifani. Lui non si decide, ma a lei deve essere sembrata difficile da gestire la situazione, così ha presentato le dimissioni a partire da inizio novembre. E nessuno pare le abbia respinte
LA GIANNINI SUI TACCHI STRAPPA UN APPLAUSO MA LEI...
Il ministro della Pubblica istruzione e della università, Stefania Giannini, era appena uscita un pomeriggio dal Senato diretta a comprarsi qualche prelibatezza per cena nel vicino negozietto "Salmoneria e sfizi" in compagnia di una collaboratrice. Quando a un certo punto, alle spalle, è scoppiato un fragoroso applauso. La Giannini si è voltata ed ha sorriso compiaciuta mentre la scorta che attendeva sull' auto blu è scattata sospettosa.
Nessun allarme: il gruppo di turisti dagli ombrelli variopinti stava davvero applaudendo convinto. E la Giannini alla collaboratrice ha spiegato felice: «Visto che popolarità?». I turisti però non stavano apprezzando le qualità del ministro. Semplicemente l' avevano vista incedere fasciata in un completo assai stretto carta da zucchero e dotata di un evidente tacco 12 fra i sampietrini bagnati.
Una camminata a rischio evidente di capitombolo, da cui però la Giannini si è salvata con doti straordinarie da equilibrista, ondeggiando e quasi danzando fra un sampietrino e l' altro e restando contro ogni previsione in piedi. È lì che è partito l' applauso, con una piccola ala di scettici imbronciata: avevano appena perso la scommessa, perché la ministra a gambe levate non è andata...
LA CONFIDENZA: «L' ULTIMA LEGGE? FA SCHIFO. VOTO SÌ»
Confidenza spassionata a un amico senatore del centrodestra nei corridoi di palazzo Madama di Enrico Buemi, il socialista che a inizio legislatura subentrò a Ignazio Marino dimessosi per candidarsi sindaco di Roma. Il governo aveva da poco messo la fiducia sul disegno di legge sulla giustizia che prorogava l' età pensionabile a una decina di alti magistrati, fra cui il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio. Il testo stava procurando qualche maldipancia anche all' interno della maggioranza, ed era stato infilzato anche da una senatrice del Pd, Doris Lo Moro.
Buemi è un un garantista convinto. Non accortosi della vicinanza di un giornalista, ha sibilato all' amico del centrodestra: «Questo testo di legge è una cagata pazzesca...». L' amico ha sussultato speranzoso: «Quindi ora che il governo ha messo la fiducia, voterai...». Buemi sospirando: «Voterò sì, perché così va la vita, amico mio...».
GIOVANARDI NON SI STACCA DA FERMO E SCRIVE UN LIBRICINO
Non parlate a Carlo Giovanardi del presidente del Senato, Piero Grasso. È furioso con lui «perché non ha ancora risposto alla mia lettera con cui denunciavo che mi era stata tolta la parola in aula perché non mi adeguavo al sentimento dei più. Bel difensore della libertà...». L' episodio su cui Grasso tace, avvenne all' indomani dell' uccisione del nigeriano Emanuel Chidi Namdi a Fermo, di cui fu accusato un ultrà della locale squadra di calcio, Amedeo Mancini. In aula si commemorava quel delitto interpretato come "razzista", e Giovanardi prese la parola raccontando i suoi dubbi sull' accaduto. Il presidente di turno, Linda Lanzillotta, gli fece spegnere il microfono: «Le ho dato la parola perché anche lei commemorasse...». Zittito perché la pensava diversamente su quanto accaduto.
PIERO GRASSO IN AULA AL SENATO
«Un atto illiberale mai registrato in tanti anni di Parlamento. Avrei voluto commemorare le dimenticate vittime italiane della strage islamica di Dacca, ma non fu possibile perché più importante quel delitto ritenuto razzista.
Scrissi a Grasso protestando e non ho mai avuto una risposta». I fatti di Fermo hanno poi dato ragione a Giovanardi: la ricostruzione ufficiale delle prime ore era falsa, come gran parte dei particolari forniti. E lui che è cocciuto, mica ha dimenticato. Ha scritto un libricino per mettere insieme articoli e dichiarazioni con l' evoluzione dell' inchiesta che ha capovolto molte verità. E lo distribuisce a tutti...
«RAZZI PIÙ AMATO DI DE LUCA»: LO DICE UN VERDINIANO
Ci mette la mano sul fuoco Domenico Auricchio, senatore verdiniano della provincia di Napoli: «A Salerno Antonio Razzi è più popolare perfino dell' ex sindaco ed attuale presidente della Campania, Vincenzo De Luca». Affermazione grossa, ma lui spiega di «averlo visto con i miei occhi.
Entrambi erano nel centro città a poca distanza l' uno dall' altro. Ma la gente era tutta in fila per chiedere un autografo o un selfie a Razzi...».
DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
FLASH! - RUMORS ALLA FIAMMA (GIALLA): IL COMANDANTE GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, ANDREA DE…
DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO…
URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…