SANREMO DIVENTA UN TALENT SHOW? LA SALA STAMPA RIBOLLE, SI SENTE DEFRAUDATA DEL POTERE DECISIONALE…
"NON POSSIAMO RESTARE CON RENZI FINO AL 2018 DIALOGO CON FORZA ITALIA"
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
Ancora quattro anni di alleanza con «i nostri avversari tradizionali» del Pd porterebbero «alla crisi dell’esperienza dell’Ncd come partito nato per rappresentare le istanze del centrodestra e dei moderati». E impedirebbero, secondo Renato Schifani, anche la ripresa del dialogo con Forza Italia.
Renato Schifani e Paola Severino
Per questo l’ex presidente del Senato indica la strada maestra per tenere assieme l’impegno preso con il Paese per «fare le riforme» e rimettere in moto l’economia, e restare una forza con radici e futuro nel centrodestra: «Dobbiamo arrivare ad un patto di programma» con gli alleati di governo con orizzonte temporale non condizionato da quello della legislatura, e assieme «cercare di coinvolgere anche FI sui temi che noi proporremo, e che abbiamo sempre condiviso». Da Berlusconi però ci si aspetta apertura: «Servono le primarie di coalizione, a tutti i livelli».
Che succede, cominciate a sentirvi soffocati dall’abbraccio di Renzi?
«Sia chiaro, non ci pentiamo della scelta fatta, anzi rivendichiamo di aver fatto la cosa giusta garantendo la vita dell’esecutivo in un momento di difficoltà economica per il Paese.
RENZI AFFACCIATO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI IN MAGLIETTA BIANCA
Ma bisogna prendere atto della situazione: il Pdl nel novembre del 2013, grazie alle battaglie nel governo Letta, alla presenza di un nostro vicepremier, a successi come l’abolizione dell’Imu, veleggiava attorno al 26-28%. Non voglio ritornare al dibattito su colpe e responsabilità, ma ora FI è al 16 e noi, sebbene nati da pochi mesi, al 4,4%».
Vi aspettavate un risultato migliore?
«Alfano ha correttamente affermato che il nostro sarebbe stato un percorso lungo e difficile, e non abbiamo avuto ancora il tempo per realizzare i nostri significativi risultati, gli elettori hanno votato solo il nostro coraggio. Ma bisogna interrogarsi sul futuro: è difficile pensare di riorganizzare il centrodestra quando si è alleati a lungo con la sinistra».
L’alternativa quale è?
angelino alfano pennarello argento
«Con Renzi si deve andare ad un governo di programma, disancorato dalla durata della legislatura e basato su alcuni punti essenziali e chiari, che possono essere affrontati anche parallelamente: le riforme istituzionali, la semplificazione amministrativa, la riforma della giustizia — i tempi, il giusto processo, la violazione del segreto istruttorio, lo stop all’abuso della carcerazione preventiva — e infine la dismissione del patrimonio pubblico disponibile attraverso una società veicolo che possa emettere obbligazioni fruttifere liberamente acquistabili o obbligatorie per gli italiani che abbiano redditi alti.
Questa proposta — formulata fra gli altri da Cisnetto, ma anche nel vecchio Pdl da Baldassarri, da Brunetta — è l’unica che affronta seriamente la possibilità di riduzione del debito pubblico, con conseguente alleggerimento del carico fiscale».
E su questi temi potrebbe ritrovarsi in parlamento anche FI?
«Abbiamo sempre avuto un unicum sentire, così come io, personalmente, non avrei alcun problema a sostenere la loro proposta sull’elezione diretta del capo dello Stato.
Trovare intese programmatiche su temi concreti con FI, così come ha fatto Renzi con Berlusconi legittimamente sulle riforme, è un cammino che dovremmo intraprendere in vista della ricostruzione di un fronte dei moderati che si riconosca nei valori e nell’appartenenza al Ppe e non negli estremismi anti-euro di stampo lepenista».
Ma con Forza Italia resta il nodo della leadership, di chi guida le danze, di chi decide...
«È arrivato il momento di coltivare assieme scelte e obiettivi, di parlarsi, di passare dagli attacchi e le offese al confronto. Ma nella chiarezza: Forza Italia deve cambiare passo.
Ovviamente al proprio interno ciascun partito decide come selezionare la propria classe dirigente, ma noi non potremmo pensare ad una alleanza se non si accettassero le primarie di coalizione a tutti i livelli, non solo a livello nazionale. Finora ci sono state sempre negate, ma se si vuole lavorare per la ricomposizione del fronte dei moderati, bisogna accettare questa innovazione che ormai
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