landini schlein d alema

ELLY, LA NOSTRA GAUCHE DI POLLO - SCHLEIN SI FA DETTARE LA LINEA DA LANDINI (ORMAI IL VERO CAPO DELLA SINISTRA): DAL FALLIMENTARE REFERENDUM SUL JOBS ACT ALLA PATRIMONIALE – LA FOTO CON IL SEGRETARIO DELLA CGIL E IL D’ALEMA FILO-CINESE (PENTITO DI AVER CREATO IL PD) MARCA UNA DISTANZA SIDERALE DA PRODI E DAL RIFORMISMO DEM – LA STAMPA: “DOPO SETTIMANE DI CRITICHE SULLA SUA POSTURA RADICALE, A PARTIRE DA QUELLA DI ROMANO PRODI (“LA SINISTRA HA VOLTATO LE SPALLE AL PAESE”), ELLY SCHLEIN, SCEGLIE LANDINI E D’ALEMA PER DIRE SONO LORO I NUOVI 'PADRI NOBILI' DEL SUO PD. CHE È UN MODO PER DIRE CHE NON HA ALCUNA INTENZIONE DI CAMBIARE NÉ ATTEGGIAMENTO NÉ LINEA”

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Da “Lo spigolo”, la newsletter di Alessandro De Angelis per “La Stampa” - Estratti

 

landini schlein d alema

Guardate la foto, Elly Schlein accanto a Maurizio Landini e Massimo D’Alema. L’uno, il segretario della Cgil, è colui che ha sepolto l’unità sindacale – certo con la Cisl, di fatto entrata al governo, ma anche con la Uil –, che ha convocato uno sciopero su una piattaforma sostanzialmente politica, dopo averne convocato uno su Gaza mentre si firmava l’accordo di pace.

 

Insomma, il leader che ha capovolto i ruoli tra partito e sindacato. C’era una volta il sindacato cinghia di trasmissione del partito, poi la fase dell’autonomia talvolta anche conflittuale, ora è il Pd la cinghia di trasmissione della Cgil. Landini indica la strada e le scelte da fare, gli altri seguono: dal fallimentare referendum sul Jobs Act, dove il Pd, accodandosi, ha votato praticamente contro se stesso e la sua esperienza di governo, alla patrimoniale. Facciamola breve: è il vero capo della sinistra.

MAMDANI SCHLEIN GUERINI

 

L’altro è Massimo D’Alema, che rientra così a pieno titolo nel dibattito del Pd. Mica il D’Alema di vent’anni fa: il “paese normale”, il riformismo, lo scontro (e che scontro!), appunto, con la Cgil di Sergio Cofferati sulla flessibilità – ricordate il “pensate ai figli, non ai padri”? – la grande manovra e la Bicamerale con l’idea di costituzionalizzare la destra, il Kosovo.

 

Quello di oggi: la Cina con la parata armata delle autocrazie anti-occidentali, la Palestina curvata quasi più in sintonia con la Albanese che con la sinistra europea, il “mi sono pentito di aver fatto il Pd”.

 

bettini schlein orlando

Di continuità tra quello di allora e quello di oggi – e scusate se è poco – c’è la lontananza da Romano Prodi. Diciamocelo, questa postura radicaleggiante del Pd le piace o quantomeno non le dispiace, perché fa molto sinistra che torna a fare la sinistra. Così come le piaceva assai il Conte due. Contraccambiato dall’allora inquilino di Palazzo Chigi e da ministri che, a un suo squillo, provavano ancora un brivido lungo la schiena.

 

Fidatevi del cronista. Certi scatti non sono casuali, per la serie: vado ovunque, non posso dire di no, è una questione di cortesia, eccetera eccetera. Le buone maniere, cui nessuno dei presenti fa difetto, non c’entrano. E, in fondo, conta fino a un certo punto pure il dibattito. Si trattava di presentare il nuovo numero della rivista Italianieuropei, due chiacchiere e via. Quel che conta è la presenza, con quel che le storie e le collocazioni significano.

 

schlein landini conte

Ecco, quella di Elly Schlein è una scelta politica, che va oltre l’occasione. E cioè: dopo settimane di critiche sulla sua postura radicale, a partire da quella di Romano Prodi (“La sinistra ha voltato le spalle al Paese”), di dibattiti su centro e moderati, di manovre di correnti e sottocorrenti per contarsi e condizionarla, di sdegno dei più alla parola patrimoniale – anche per Conte è too much – lei, Elly Schlein, si presenta con Landini e D’Alema. Tradotto: sono loro, non Prodi o altri, i nuovi “padri nobili” del suo Pd. Che è un modo, piuttosto esplicito, per dire che non ha alcuna intenzione di cambiare né atteggiamento né linea.

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