DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
Leonardo Martinelli per la Stampa
Chi in Francia non ama Nicolas Sarkozy (sono tanti, come quelli che lo amano terribilmente: il personaggio divide ma mai lascia indifferenti) dice che è come il chiodo sulla vecchia tavola di legno: ci picchi sopra e lui rimbalza sempre verso l' alto, tignoso e inesorabile. Sì, Sarkò «ritorna» sempre, è ciclico, al di là dei suoi guai giudiziari o delle polemiche politiche.
Quest' estate colui che fu presidente dal 2007 al 2012 ha pubblicato un libro di memorie, «Le temps des Tempêtes», che è subito balzato in testa alle vendite. Ma giovedì sera, in un programma televisivo per promuoverlo, Sarkozy ha fatto una terribile gaffe associando le parole «scimmie» e «negri».
Da allora si è scatenato un fiume di polemiche, soprattutto da parte della sinistra. Il programma è «Quotidien», su Tmc, condotto da Yann Barthès, con un grosso successo, in particolare fra i giovani. Le interviste non sono mai paludate, bisogna aspettarsi di tutto. Sarkozy era molto a suo agio. A un certo momento si è scagliato contro «le élite, che si turano il naso e sono come le scimmie, che non ascoltano nessuno». E ha voluto fare il simpatico: «Non so più, ma si ha ancora il diritto di dire scimmie?». Per poi aggiungere: «Perché non si può più dire i Come si dice adesso? I dieci piccoli soldati? Eh sì, è questo il progresso della società».
Sarkozy faceva riferimento al romanzo di Agatha Christie «I dieci piccoli indiani», pubblicato fino a poche settimane fa in Francia come «Dix petits nègres» («Dieci piccoli negri»): il titolo è stato cambiato in «Ils étaient dix» («Erano dieci») e nel testo la parola «negro» è stata sostituita da «soldato», per evitare allusioni razziste. Ebbene, per Sarkozy l' associazione automatica fra «singes» (scimmie) e «nègres» (negri) è molto imbarazzante.
Olivier Faure, segretario del Partito socialista, ha subito twittato: «E così un ex presidente della Repubblica associa spontaneamente le scimmie ai "negri" un razzismo senza maschere». Il commento di Ségolène Royal, sfidante di Sarkò alle presidenziali del 2007, è stato: «Siamo sulla stessa linea del deplorevole discorso fatto a Dakar». Sarkozy era stato eletto da poco e aveva affermato che «l' uomo africano non è entrato sufficientemente nella storia». Già allora era stato accusato di razzismo e neocolonialismo. A difenderlo oggi, invece, la solita Rachida Dati, esponente dei Repubblicani, il suo stesso partito: ha negato che in lui possa esserci «un briciolo di razzismo. Era a favore della discriminazione positiva e del diritto di voto per gli stranieri».
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Resta da capire se si sia trattato davvero di una dichiarazione involontaria. Oppure no, perché a Sarkò piace fare quello che dice le cose come stanno, senza ipocrisie. La presunta gaffe si inseriva in un lungo discorso in cui ricordava che, nel 2005, ministro degli Interni, in visita in una banlieue calda, aveva detto a una donna, residente in un palazzone di alloggi sociali, che l' avrebbe liberata «da questa teppaglia». In Quotidien, ha criticato «l' élite francese che si guarda allo specchio e per la quale le parole sono colpevoli. Io amo le parole, mi piace dare loro una consistenza, un odore, una vita».
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