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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"
«La mia domanda non è chi si dimetterà , ma chi andrà in prigione per lo scandalo dell'Irs». Con queste parole lo Speaker repubblicano della Camera John Boehner, terza carica dello stato in America, ha alzato al massimo livello possibile la disputa politica sulle inchieste lanciate dal fisco contro i gruppi conservatori che chiedevano lo status di organizzazioni esentasse.
L'Fbi sta indagando sul caso, mentre l'Irs ha identificato due dipendenti colpevoli di aver ecceduto il mandato. Il segretario Holder ne ha parlato ieri davanti alla Commissione Giustizia della Camera, dove è finito sotto tiro anche per lo spionaggio ai danni dell'agenzia di stampa «Associated Press». Due dei tre scandali, insieme al cover-up sulle informazioni relative all'assalto dell'11 settembre scorso contro il consolato americano a Bengasi, che stanno scuotendo e minacciando l'amministrazione Obama.
Il caso dell'Internal Revenue Service riguarda il sospetto che il fisco avesse preso di mira i gruppi legati al Tea Party per negare le agevolazioni sulle tasse concesse alle organizzazioni politiche. Un favore alla Casa Bianca, che l'avrebbe aiutata a bilanciare il vantaggio ottenuto dai repubblicani in termini di finanziamenti elettorali, dopo che la Corte Suprema aveva tolto ogni limite alle donazioni private.
Obama ha detto che non sapeva nulla di questi atti, condannati come inaccettabili, e ieri ha incontrato i capi del dipartimento alla Giustizia per fare il punto sul caso. L'Fbi ha aperto un'inchiesta penale, e l'Acting Internal Revenue Service Commissioner Steven Miller ha detto che ha individuato due impiegati dell'ufficio di Cincinnati responsabili di atteggiamenti «eccessivamente aggressivi» nei confronti del Tea Party. Holder ha promesso alla Camera che l'indagine è appena cominciata e andrà fino in fondo.
Il segretario alla Giustizia è finito sulla graticola anche per il caso «Ap», l'agenzia spiata dal suo ministero perché stava per pubblicare informazioni segrete su una operazione che aveva impedito un attentato terroristico nello Yemen. Holder ha detto che non conosce il caso, perché si era chiamato fuori dall'inchiesta allo scopo di evitare conflitti di interesse.
Però ha aggiunto che le notizie raccolte dall'«Ap» potevano mettere a rischio la vita di cittadini americani, e lui è convinto che i suoi collaboratori hanno gestito la questione rispettando la legge. Ma su questo punto lo ha attaccato anche il «New York Times», giornale vicino ad Obama. In un editoriale molto duro ha scritto che «non c'era ragione per questo genere di controlli, se non intimidire i giornalisti e le loro fonti».
Sullo sfondo, poi, continua la polemica su Bengasi, dove l'amministrazione è accusata di aver nascosto le informazioni sulla natura terroristica dell'assalto. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha accusato i repubblicani di aver falsificato alcuni documenti usati per criticare il governo, ripetendo che tutta la vicenda è una macchinazione politica con cui il Gop spera di deragliare il secondo mandato di Obama.
Infatti il deputato dello Utah Jason Chaffetz ha detto che il Partito repubblicano non esclude di tentare l'impeachment del presidente su questo tema. Le possibilità che il capo della Casa Bianca venga coinvolto di persona in questi scandali sono remote, e dipendono dalle prove che sapeva o aveva ordinato atti illegali. L'informato sito «Politico», però, ha scritto che «Obama sta perdendo Washington», e l'agenda del secondo mandato è già ostaggio degli scandali.
OBAMA barak
BARACK OBAMA A BOCCA APERTA
BARACK OBAMA
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Tea Party
BARACK OBAMA
John Boehner
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