DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
Marta Ottaviani per “La Stampa”
DONNE TURCHE E LA RIVOLUZIONE DEL SORRISO
Un selfie forse non le salverà, ma di certo le sta aiutando a protestare. Le donne turche hanno scelto il modo più ironico, ma anche più carico di significato per rispondere al vicepremier Bulent Arinç, che due giorni fa aveva caldamente consigliato alle signore della Mezzaluna di non ridere in pubblico, perché si trattava di un atteggiamento poco consono a una sposa musulmana devota.
In poche ore sul social network Twitter sono stati postati circa 300mila autoscatti di fanciulle più o meno giovani sorridenti, tutti con gli hashtag #kahkaha, ossia ridere e #direnkahkaha, ossia resistere e ridere. L’iniziativa ha ben presto oltrepassato le frontiere nazionali e le donne turche hanno ricevuto manifestazioni di solidarietà dalle «colleghe» di molti Paesi, Italia in testa.
Un movimento di massa ampiamente imprevisto e dal grande impatto mediatico, che ha fatto uscire il vicepremier allo scoperto inducendolo a chiarire la sua posizione con la stampa. Il problema è che Arinç, nel cercare di spiegare le sue parole, ha fatto un’altra delle sue celebri gaffe. «Il punto – ha spiegato Arinç – è che le mie parole sono state estrapolate da un contesto più ampio. Parlavo dell’importanza della castità, dei comportamenti opportuni per le donne e gli uomini, della fedeltà reciproca fra coniugi e non mi rimangio le mie tesi».
Il vicepremier, che in Turchia è noto per il suo carattere poco diplomatico e per i modi spicci, pensava che il caso fosse chiuso. Invece, subito dopo aver chiarito la sua posizione ha tuonato contro chi pratica l’adulterio, parole che sono state percepite come un chiaro intento moralizzatore per tutti. «Ci sono alcuni artisti – ha detto ai quotidiani turchi – che mi hanno mandato le loro foto con risate false. Un sorriso vero riscatta una persona, ma questi sono sorrisi artificiali. Sono sorrisi di gente che va in vacanza con l’amante, lasciando il marito a casa».
ERDOGAN ACCOLTO DALLA FOLLA FESTANTE AL CAIRO
Arinç è noto per la sua appartenenza agli ambienti più devoti del Paese. Qualche anno fa era finito nell’occhio del ciclone perché aveva proposto che, almeno in Parlamento, il venerdì fosse nuovamente riconosciuto come giorno sacro, seguendo quindi il calendario islamico, quando in Turchia dal 1932 si osserva il calendario gregoriano, quindi con la domenica come giorno del riposo.
L’iniziativa fu giudicata un attacco ai principi laici dello Stato turco e mise in imbarazzo il premier Recep Tayyip Erdogan, allora realmente democratico, oggi sempre più lanciato verso l’accentramento dei poteri e una svolta autoritaria nel Paese. Un mese fa è entrata in vigore l’ultima parte della nuova legge sull’alcol, che impedisce alle case produttrici di bevande alcoliche qualsiasi tipo di pubblicità, anche solo l’esposizione del marchio. Il premier è dato vincente al primo turno delle presidenziali di agosto con oltre il 53%, ma le tensioni legate al crescente autoritarismo, all’emergenza siriana e a un’economia sempre più traballante rischiano di minarne il mandato.
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