DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1-LETTERA APERTA A:PIER LUIGI BERSANI - DA: DAVIDE SERRA
Caro Onorevole Bersani,
trovo incredibile che in un Paese con un'evasione fiscale da record, che nessuno dei politici sembra abbia, sinora, voluto veramente combattere, venga definito "bandito" un investitore istituzionale basato a Londra, regolato dall'FSA e dalla SEC e tassato dall'Inland Revenue.
Mi rendo conto che non tutti debbano essere minimamente esperti in finanza, ma visto che TUTTI, e dico tutti, la utilizzano a proprio uso e consumo, e non mi voglio abbassare in beceri esempi che hanno tristemente caratterizzato la storia dell'Italia negli ultimi anni, le lascio solo uno spunto per una sua riflessione su questo e per guardarsi allo specchio sulle parole che mi ha rivolto.
Essere stato definito "bandito" da lei mi offende personalmente, offende la mia famiglia e i miei figli, e delegittima il lavoro pulito e trasparente che ho portato avanti in 20 anni di attività .
Vede caro Onorevole, mi sono laureato molto presto e, come tanti italiani, ho molto lavorato, termine non notissimo ai tanti che parlano, per arrivare, poco o tanto, dove sono arrivato; ma quello che è più importante per me è che ho fatto tutto rispettando le regole e sfido chiunque, in testa lei che non conoscendo nulla di me si è permesso di insultarmi pubblicamente, a trovare una sola pecca nel mio operato.
Vede Onorevole Bersani, tutto quello che faccio lo faccio (voce del verbo fare e non parlare) con l'obbiettivo di migliorare il mio Paese di nascita, ma gli attacchi subiti, sul niente, da lei e dai suoi accoliti che fingono di avercela con me, ma di fatto vogliono delegittimare Matteo Renzi, mi danno la conferma che il lavoro da fare è lungo e duro. Ma non bisogna mollare. Per i nostri figli.
Non scendo nei particolari delle nefandezze e delle offese che mi ha rivolto, a questo ci penseranno i miei legali italiani e inglesi che chiameranno i giudici a decidere sulle sue parole. Mi dicono che in Italia lei è ...immune!!! ma prima o poi non lo sarà più e io procederò inesorabilmente, ho molto tempo e voglio che la verità venga ristabilita.
Ultima nota, non dovrebbe stupirsi se un giovane come me (anche se alla mia età Clinton era candidato Presidente degli Stati Uniti...) pensa che Matteo Renzi sicuramente non potra`che fare bene, meglio.... Almeno sa di che parla....anche in finanza.
Davide Serra
2-LE PRIMARIE IN BANCA
Claudio Cerasa per Il Foglio
Roma. A voler stare alle nude dichiarazioni offerte ieri da alcuni esponenti del centro-sinistra, Matteo Renzi sarebbe diventato un personaggio di un reality di Giorgio Gori (Italo Bocchino) che come un cappuccetto rosso (Giuseppe Fioroni) sfascia tutto e cancella tutto (Massimo D'Alema) e usa i contenuti di una holding delle Cayman (Davide Zoggia) per giocare in maniera pericolosa (Nichi Vendola) facendosi accompagnare da seguaci stalinisti (Virginio Merola) e proponendo pillole generiche (Pier Luigi Bersani) che lo fanno sembrare un candidato che in fondo non sembra neppure correre per il centrosinistra (Laura Puppato).
L'ultima polemica con cui Renzi si è ritrovato a fare i conti ieri ruota attorno a una notizia scovata dal Corriere che riguarda i rapporti di Renzi con la finanza e in particolare con l'uomo che martedì ha organizzato una serata di raccolta fondi per il sindaco: Davide Serra, capo di Algebris, hedge fund che - come ricordato dal Corriere, che con Serra non ha buoni rapporti dai tempi della sua campagna contro i vertici di Generali - è stato fondato a suo tempo nelle Cayman.
Bum! "Chi ha base alle Cayman non dovrebbe permettersi di dare consigli", ha detto Bersani. "La politica autorevole parla con la finanza, la politica meschina si fa dettare la linea dalla finanza", ha risposto Renzi. Il duello sulla finanza non rappresenta solo un piccolo scontro di giornata ma è destinato a essere uno dei temi centrali dei prossimi giorni di campagna elettorale.
Bersani e Vendola, è il sospetto di Renzi, cominceranno a fare sempre più gioco di squadra e proveranno a trasformare il caso "Cayman" nel nuovo caso "Arcore".
Il sindaco però non ha intenzione di farsi schiacciare e dopo aver invitato Bersani a confrontarsi pubblicamente su questo tema sarà anche da qui, dal rapporto che la sinistra deve avere con la finanza, che costruirà il discorso con cui domani a Torino lancerà la sua fase due. E lo farà , Renzi, con argomentazioni simili a quelle offerte da Pietro Ichino in questa chiacchierata con il Foglio.
"Considerare la finanza come cattiva, come la responsabile della crisi economica globale - dice al Foglio il senatore del Pd Pietro Ichino, da qualche tempo diventato uno dei consiglieri più ascoltati dal sindaco rottamatore - equivale a dimenticare che senza finanza lo stato non avrebbe neppure potuto prendere il denaro a prestito nei mercati internazionali, e che quindi non avrebbe potuto praticare quelle politiche keynesiane che gli stessi Bersani e D'Alema indicano come necessarie e salutari.
Perciò mi chiedo se in questa polemica contro la âfinanza cattiva' non torni fuori quell'antica concezione manichea della sinistra che da una parte mette la operosa e buona classe operaia, mentre dall'altra la classe borghese rapace e sempre a caccia di rendite. Una polemica che, se fosse in questi termini, trasformerebbe il Pd in una creatura politica più antica di quello stesso Pci che aveva tentato di mandare in soffitta queste differenze.
Da parte di Bersani e di D'Alema poi - aggiunge Ichino - avverto diverse stonature: in primo luogo l'incoerenza della critica relativa al dialogare con esponenti del mondo dell'economia e della finanza che sia Bersani sia D'Alema hanno praticato mille volte, in incontri aperti o a porte chiuse, lungo tutto l'arco dell'ultimo quarto di secolo.
Se poi la critica è rivolta alla ricerca da parte di Renzi di un finanziamento per la sua attività politica - conclude Ichino difendendo il sindaco - non credo che Bersani e D'Alema possano negare di aver ricevuto finanziamenti da imprenditori per la loro attività politica personale e/o per quella del partito da loro diretto. Quello che conta, in questa materia, è soltanto la trasparenza. E su questo terreno il sindaco di Firenze mi sembra più avanti di tutto il Pd".
Ecco. La traccia con cui Matteo Renzi nelle prossime ore risponderà al primo vero affondo della coppia Bersani-Vendola sarà simile a quella offerta da Ichino in questa piccola intervista. E la ragione per cui il Rottamatore spingerà ancora sul pedale della finanza per sfidare Bersani (che dopo aver incassato l'endorsement di 22 veltroniani oggi riceverà anche il sostegno ufficiale dei giovani montiani del Pd, i così detti giovani curdi guidati da Gian Luca Lioni) è legata a una doppia idea maturata in questi giorni nella testa del sindaco di Firenze.
Primo: dimostrare che la sinistra che ha in mente intende superare anche su questi temi la vecchia sindrome della vocazione minoritaria e il famoso complesso del "pas d'ennemi à gauche", del nessun nemico a sinistra. Secondo: sfruttare il tema "la sinistra e la finanza" per declinare un concetto che domani verrà accennato a Torino e che Renzi ha intenzione di ribadire anche il 15 novembre alla Leopolda.
Un concetto che secondo Renzi potrebbe ridare nuovo ossigeno alla sua campagna elettorale (gli ultimissimi sondaggi lo danno leggermente in calo) e che più o meno dovrebbe suonare così: cari democratici, scusate, ma ora bisogna scegliere che cosa fare: tornare a essere come era il vecchio Partito comunista oppure farlo davvero questo benedetto Pd. Per dirla in altre parole: cari amici, adesso basta: adesso è arrivato il momento di rottamare il Pci.
Pierluigi BersaniRENZI E BERSANI sagomejpeg jpegPRESENTAZIONE DAVIDE SERRA ALGEBRIS DAVIDE SERRABERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA VERNACOLIERE SU RENZI E BERSANImatteo-renzi-padre-coverMatteo Renzi RENZI PATCH VIGNETTA ELLEKAPPA RENZI LE REGOLE DEL GIOCO E IL LIFTING GORI E RENZI
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