SERRAVALLE, L’AFFARE SI ALLARGA - NON C’È SOLO LA CIFRA FOLLE PAGATA A GAVIO, PER CUI ORA È SOTTO INCHIESTA IL PERITO “ROSSO” GUIDO ROBERTO VITALE, CHE AVREBBE GONFIATO LA STIMA - INDAGATI PER CORRUZIONE E PERQUISITI I COLLABORATORI PIÙ STRETTI DI PENATI, CUGOLA E MAGGI - E ANCHE I COSTRUTTORI CABASSI, MASSIMO DI MARCO, EX AD DELLA SERRAVALLE, E ATTUALE PRESIDENTE DELLA TANGENZIALE MILANESE, E L’ARCHITETTO SARNO, NUOVO “COLLETTORE” DI TANGENTI PER L’EX BRACCIO MALDESTRO DI BERSANI, PER ALMENO 1,4 MLN € …

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1- L'ARCHITETTO SARNO PENATI E QUEL MILIONE DI DONI
IPOTESI CORRUZIONE PER SERRAVALLE INDAGATO ANCHE MATTEO CABASSI

Gianni Barbacetto per il "Fatto quotidiano"

I nuovi guai per Filippo Penati, ex capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani, vengono da un foglio Excell trovato dai magistrati di Monza prima dell'estate nel computer dell'architetto Renato Sarno. Il professionista viene indicato dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia come il nuovo collettore di tangenti per conto dell'esponente Pd, ex presidente della Provincia di Milano. Avrebbe raccolto da vari "donatori" almeno 1,4 milioni di euro, poi girati a persone vicine a Penati.

In più, nella vicenda entra anche il gruppo Cabassi che, secondo le ipotesi d'accusa, avrebbe pagato una tangente in occasione della vendita di un edificio che è diventato la nuova sede della società Milano-Serravalle: indagato Matteo Cabassi, che ha ricevuto una richiesta di consegna documenti sulla cessione dell'immobile.

Ieri è stata eseguita dal nucleo tributario della Guardia di finanza di Milano una dozzina di perquisizioni, alla ricerca dei riscontri alle ipotesi d'accusa nate dal foglio Excell e da un nuovo filone che, a proposito della Serravalle, ipotizza per la prima volta anche la corruzione.

La contabilità segreta trovata nel computer di Sarno racconta di soldi arrivati da diversi soggetti e poi girati a Claudia Cugola, segretaria di Penati, e Franco Maggi, suo portavoce e oggi direttore editoriale della tv del Pd, YouDem. Altri denari sarebbero passati (ma poi regolarmente contabilizzati) a Ida Nora Radice, responsabile delle campagne elettorali dell'esponente Pd. Perquisito anche un altro presunto finanziatore di Penati, Pier Franco Pirovano, titolare della Chiara Edificatrice milanese srl di Peschiera Borromeo.

Una cifra vicina ai 450 mila euro sarebbe giunta, secondo quanto indicato dal foglio elettronico di Sarno, dalla società Sina (del gruppo Gavio). L'ipotesi dell'accusa è che siano l'effetto della sovrafatturazione di consulenze effettivamente affidate a Sarno dal gruppo Gavio.

Ma tra i perquisiti, accanto a Sarno, Cugola e Maggi, c'è anche Massimo Di Marco, ex amministratore delegato della Serravalle (autostrada Milano-Genova) e attuale presidente di Tem (tangenziali milanesi). Di Marco è incaricato di pubblico servizio (la Serravalle è a capitale pubblico): deve dunque rispondere di corruzione, nel caso venga dimostrato che abbia ricevuto soldi in cambio di favori.

E nella contabilità segreta di Sarno sono indicati 70 mila euro che l'architetto avrebbe pagato al dirigente della Serravalle, con la dicitura "Spese Di Marco black". Tra il 2005 e il 2009, quando Penati è presidente della Provincia e il suo uomo Di Marco è ai vertici della Serravalle, Sarno riceve ben 2,4 milioni di consulenze dalla società autostradale. L'ipotesi dei pm è che quei 70 mila euro possano essere un "ringraziamento" dell'architetto al dirigente della società autostradale.

Perquisite abitazioni e uffici anche di Gianlorenzo De Vincenzi, direttore tecnico della Serravalle a fianco di Di Marco, in relazione ai lavori per la terza corsia dell'autostrada. Di Carlo Tavernari, della società Girpa spa, che avrebbe versato 200 mila euro a Sarno in relazione a lavori di progettazione della Pedemontana (società controllata dalla Serravalle). E di Mario Bruni, della Sina spa, in relazione a lavori di "mitigazione acustica" sull'autostrada Milano-Genova. Sergio Vittadello avrebbe invece versato 50 mila euro a Sarno per chiudere nel 2009 un vecchio contenzioso della sua impresa , la Intercantieri Vittadello, con la Serravalle.

I pm ipotizzano dunque che siano state pagate mazzette per i lavori sulla Milano-Genova, che finora era entrata nell'inchiesta di Monza sul "sistema Sesto" soltanto per il controverso acquisto, deciso nel 2005 da Penati, delle quote di Serravalle in mano al gruppo Gavio. Ora Mapelli e Macchia indagano anche sull'acquisto della nuova sede di Serravalle ad Assago, che Penati conclude rapidamente nella primavera del 2009, nelle ultime settimane del suo mandato di presidente della Provincia di Milano.

Il compratore, la società Serravalle, invia al gruppo Cabassi un fax in cui anticipa che sta per indire, con un avviso che sarà pubblicato sul Sole 24 ore, una gara per l'acquisto di una nuova sede. Informazioni riservate sulla gara vengono fornite dalla Serravalle a Paolo Colombo, presidente di Sintesi, società del gruppo Cabassi, che poi le trasmette a Matteo Cabassi. L'operazione viene poi chiusa con l'esborso di una trentina di milioni di euro, poco prima delle elezioni, che Penati nel 2009 perde. La nuova sede di Serravalle sarà infatti inaugurata dal suo successore alla presidenza della Provincia, Guido Podestà.


2- E NELL'INDAGINE FINISCE ANCHE IL PERITO «ROSSO» DELLA PROVINCIA -
IL BANCHIERE VITALE AVREBBE VALUTATO AL RIALZO LE QUOTE DI SERRAVALLE

LF-ELag per "il Giornale"

Che fosse stato quantomeno di manica larga, se n'erano accorti in parecchi. Ora, lo sostiene anche la Procura di Monza. Guido Roberto Vitale, l'anti-Cuccia, una mente finanziaria ritenuta vicina ai Ds, fondatore e presidente della banca d'affari privata Vitale&Associati, è finito nell'inchiesta aperta per corruzione in relazione al più colossale affare messo in piedi da Filippo Penati (ex presidente della Provincia di Milano nonché già braccio destro del segretario dei Democratici Pier Luigi Bersani),e Marcellino Gavio,l'imprenditore che grazie alla vendita delle quote in Serravalle intascò una plusvalenza monstre da 179 milioni di euro, 50 dei quali girati nel tentativo di scalata di Unipol a Bnl. Quella che fece esultare Piero Fassino al telefono, con un improvvido «Abbiamo una banca?».

«Sussistono gravi indizi» a suo carico, scrivono i pm Franca Macchia e Walter Mapelli nell'atto con cui è stato disposta l'acquisizione di documenti nella banca d'affari. «Guido Roberto Vitale - sottolineano i due magistrati-era ed è tutt'ora legale rappresentate di Vitale& Associati spa, società di consulenza alla quale la Provincia di Milano­conferì nel luglio 2005 l'incarico di valutare il prezzo delle azioni di Milano-Serravalle».

E«il prezzo determinato nella consulenza appare quantomeno approssimativo perché condizionato, a detta degli stessi consulenti, dalla "limitatezza delle informazioni disponibili" nonché sospetto perché funzionale alla giustificazione formale di un prezzo già deciso e fuori linea rispetto a pregresse e successive valutazioni di altri advisor». Una bomba in cinque righe.Secondo la Procura, insomma,l'affare Serravalle venne concluso fuori dai tavoli ufficiali, e «benedetto» solo a posteriori da Vitale. Con numeri sospetti. La valutazione dell'advisor, infatti, oscillava fra i 7,1 e i 9,6 euro ad azione. Altre cinque perizie avevano abbassato l'asticella, anche fino a 4,48 euro. Ma la Provincia le pagherà 8,83.

C'è una data chiave, per capire il giallo. Ed è quella del 29 luglio 2005. Quel giorno, la Provincia di Milano acquista il 15% della Serravalle dal gruppo Gavio, pagando 238 milioni di euro, con cui Palazzo Isimbardi acquisisce la maggioranza assoluta della società. Lo stesso giorno, in via Vivaio viene siglata la «ricevuta» della consulenza dello studio Vitale&Associati. Ma a leggerlo, quel documento, qualcosa non torna. L'advisor, infatti, spiega di aver redatto la perizia anche sulla base del «contratto di compravendita di azioni della Serravalle tra Asam (il veicolo societario delle Provincia, ndr) e Gavio sottoscritto il 29 luglio 2005», e il «contratto di finanziamento della Serravalle tra Asam e Banca Intesa sotto­scritto il 29 luglio 2005».

Insomma, lo stesso giorno vengono firmati i due contratti e completata la consulenza. Inoltre, nella perizia si parla al passato. «Facciamo riferimento agli accordi raggiunti tra la Provincia di Milano e le società facenti capo all'imprenditore Marcellino Gavio in merito all'acquisto da Gavio, da parte di Asam spa, di complessive 27 milioni di azioni ordinarie rappresentative del 15% del capitale della società Milano-Serravalle». Ancora, è «essenziale che la Provincia, forte della nuova qualità di azionista di maggioranza assoluta,assuma un ruolo attivo nell'indirizzare la società». Insomma, l'affare è dato per concluso. Un parere «a babbo morto».

Che, per gli inquirenti, porta bene all'anti- Cuccia. Perché la Vitale&Associati ottiene altri due incarichi dalla Provincia, entrambi poco chiari. Il 21 luglio del 2005 - 8 giorni prima del passaggio azionario - viene disposto il pagamento di 80mila euro per un «incarico di assistenza sulle linee di indirizzo sul progetto di quotazione in Borsa della Milano Serravalle spa». L'8 agosto successivo, Palazzo Isimbardi versa 120mila euro per una consulenza quantomeno bizzarra: stabilire quale fosse il prezzo congruo per acquistare le azioni della società autostradale. Peccato che l'affare fosse già andato in porto.

 

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