DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
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La resistenza silenziosa di Conti, il clamoroso ritorno di Enrico Cucchiani e la fuga di manager dal Sor-genio De Benedetti. La settimana di passione delle nomine pubbliche ha molte facce e tante carte, qualcuna ancora tenuta coperta dal giro stretto renziano.
I dossier consegnati dai cacciatori di teste al Tesoro di Pier Carlo Padoan fanno e faranno discutere, sull'asse Via XX Settembre-Palazzo Chigi, dove Luca Lotti attende il momento buono per inchiodare a una scrivania Matteo Renzi.
L'unica azienda della quale si è già occupato il premier è l'Eni, dove il cambio di strategia nei confronti della Russia costerà la poltrona a Paolo Scaroni (a meno di improbabili miracoli dell'ultima ora di Silvio Berlusconi, suo grande sponsor). Al manager veneto, tuttavia, potrebbe riuscire il colpo di piazzare come amministratore delegato l'interno Claudio Descalzi, milanese, 58 anni, direttore generale del Cane a sei zampe.
Le sue possibilità di successo dipendono dall'impostazione che vorrà dare Renzie alla tornata di nomine, la prima di spettanza del centrosinistra da 12 anni, perché va ricordato che il mandato di Gelatina Saccomanni ai cacciatori era di guardare prima di tutto ai manager interni. Se in Eni dovesse salire Descalzi, ingegnere a 360 gradi, per la presidenza entrerebbe in pista un uomo di finanza come Enrico Tomaso Cucchiani, defenestrato lo scorso autunno dalla guida di Intesa Sanpaolo.
In Enel, Fulvio Conti si è agitato pochissimo e il fatto che la sua conferma non sia stata chiesta da Berlusconi sicuramente lo aiuta. Potrebbe passare da ad a presidente, con Francesco Starace come capo azienda. I cacciatori di teste, tuttavia, hanno qualche dubbio sul capo di Enel Green Power e gli preferirebbero Andrea Brentan, consigliere delegato della controllata Endesa.
In Terna, dove risultati alla mano sarebbe difficile rottamare Flavio Cattaneo, anche il Tesoro potrebbe chiedere a Renzie di non toccare nulla. Ma gli appetiti delle varie anime del Pd sono molti, con Domenico Arcuri (ad di Invitalia, dalemiano) e perfino Luigi Gubitosi (dg Rai) pronti tanto per Terna quanto per Poste e Finmeccanica, dove l'ad Alessandro Pansa faticherà parecchio a difendere la poltrona. Per Pansa, che ha fatto tutta la carriera interna a piazza Monte Grappa, sarebbe in ogni caso pronto un altro incarico.
Su Poste ed Enel ci sono infine le mire di due top manager della Cir dei De Benedetti, che stanno rifilando quel buco nero di Sorgenia alle banche (le quali banche, per motivi oscuri ai loro azionisti, evidentemente sognano di resuscitare il gruppo).
Andrea Mangoni, ad di Sorgenia dopo i 14 anni del regno Orlandi, ha gestito i quasi due miliardi di debito della società e nei prossimi giorni dovrebbe firmare l'accordo finale con le banche, grazie al quale i De Benedetti si metterebbero in salvo senza quell'onta del fallimento che sarebbe probabilmente toccata a chiunque altro non avesse avuto tutti quei giornali.
Una corsa contro il tempo anche per se stesso, perché a soli 50 anni ora Mangoni aspira a una poltrona pubblica e il treno sta passando proprio adesso. Il problema del gruppo di provenienza non esiste: De Benedetti avrebbe rotto con Mangoni, reo di aver consegnato in toto la Sorgenia alle banche creditrici, senza aver salvato la faccia con una quota nel capitale.
Molto più semplice sarebbe invece l'ingaggio di Monica Mondardini, grande tagliatrice di costi, al timone di Cir e del gruppo Espresso. Mondardini è assai stimata da Renzie e ha anche il pregio di essere una donna, fatto rarissimo, in Italia, a certi livelli.
Andrea Brentan Fulvio Conti e Paolo Scaroniimage ENRICO CUCCHIANI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO PIER CARLO PADOANPaolo Scaroni and Vladimir Putin April jpegCLAUDIO DESCALZIFrancesco Starace ad Enel Green Power domenico arcuri foto mezzelani gmt Luigi Gubitosi rodolfo E carlo de benedetti lap ANDREA MANGONIAndrea Brentan
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