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ECCO COSA SI SONO DETTI SALVINI E GIORGETTI NELL'INCONTRO ''FRANCO E CORDIALE'' DI IERI: NIENTE ''MOVIMENTO VERSO IL CENTRO'' DA UN GIORNO ALL'ALTRO, L'ELETTORATO NON CAPIREBBE E SOPRATTUTTO NON SERVE FARLO ORA VISTO CHE FINO AL 2022-23 NON SI VOTA. IL CAPITONE HA UN ANNO PER SMUSSARE IL FONDAMENTALISMO NO-EURO E RENDERSI POTABILE A BRUXELLES. MA PER ORA NIENTE ABIURA DELLA LE PEN

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Dagonota - Cosa si sono detti Salvini e Giorgetti nell'incontro ''franco e cordiale'' di ieri? Il Capitone ha fatto capire al nuovo responsabile Esteri della Lega che le ''virate al centro'' non si fanno da un giorno all'altro, che i gruppi parlamentari in Europa non si cambiano come le mutande e che l'abiura del sovranismo sarebbe un suicidio politico in questo momento.

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Ormai Salvini si è arreso all'idea che questo governo non sarà spodestato prima dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, e dunque per rendersi più presentabile a Bruxelles e smussare il fondamentalismo no-euro, così da acchiappare qualche elettore moderato senza perdere i duri, c'è un anno, nel quale andrà riscritta tutta la strategia politica e ri-calibrata la sua famelica bestia social.

 

Sa bene che anche all'interno della Lega aumentano i filo-Zaia e i filo-Giorgetti, e non intende lasciare che siano loro a fregargli il comando. Inebriato da quel 34% della Lega alle Europee 2019 (come Renzi da quel 40% alle Europee 2014), vuole giocarsela per Palazzo Chigi al prossimo giro. Sempre che i magistrati glielo lascino fare.

 

 

Estratto dall'articolo di Carmelo Lopapa per ''la Repubblica''

 

"Qui si tratta di capire che cosa vogliamo diventare, che ne vuoi fare di questo partito". Tarda mattinata, nel salotto dell’ufficio di Matteo Salvini nel Palazzo dei gruppi al Senato c’è Giancarlo Giorgetti. I due hanno parecchio da dirsi e da chiarirsi, dopo il risultato non entusiasmante delle regionali e il tonfo delle amministrative. E se incontro del disgelo doveva essere, non lo è stato fino in fondo. Ognuno resta della sua opinione, sebbene come sempre andranno avanti senza strappi, (…) Un’ora a quattr’occhi per un incontro che le fonti leghiste definiscono "lungo, franco e cordiale". Laddove "franco" sta per "non formale", assai schietto.

 

salvini giorgetti

Al capo non era per nulla piaciuta l’uscita dell’amico che nel giorno del processo, sabato scorso a Catania, ha detto chiaramente che servirebbe un "movimento verso il centro" e l’apertura del dialogo col Ppe. Ieri, a porte chiuse, Salvini gli ha risposto che "quella roba" non lo ha convinto affatto. Che gli elettori, a suo dire, non capirebbero una virata della Lega. Resta convinto che coi popolari della Merkel il suo partito non abbia nulla a che spartire. A “Giancarlo” il leader dà però la sua disponibilità a confrontarsi di più, ad «ascoltare» le varie anime. Non a caso ha deciso di farsi supportare d’ora in poi da una segreteria politica della quale è stato appena completato l’organico.

 

(…)

 

MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI

Quanto alla collocazione europea, ha fatto capire che la Lega non lascerà il gruppo (Id) dei sovranisti a Bruxelles, perché «gli elettori hanno sempre ragione e Marine Le Pen è stata il primo partito in Francia e poi voglio stare in Europa da protagonista, senza che l’Italia vada col cappello in mano». Il tema Ppe resta un tabù per il segretario, perché "i partiti non si cambiano come le camicie o i calzini. Se i Popolari vanno a sinistra, io ovviamente non ho niente a che fare con loro, se invece fanno una scelta che rimetta al centro il lavoro, la famiglia, i diritti, la sicurezza, io ragiono con tutti. Però questa distonia tra Salvini, Zaia e Giorgetti è più giornalistica che altro".

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