“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Paola Zanca per “il Fatto quotidiano”
Il nome lo aveva scelto sempre lui, Gianroberto, anche se il battesimo online di Rousseau era arrivato solo nel giorno della sua morte, il 12 aprile 2016. "È il suo ultimo regalo", dissero allora. Due settimane dopo arrivò il "blog delle Stelle", a sancire la nuova stagione del M5S che aveva appena perso un padre per malattia, mentre l'altro già un paio di mesi lo aveva anticipato con il passo di lato e la corsa solitaria di beppegrillo.it.
"Non delegare, partecipa", è stato il verbo con cui si erano messi in testa di rivoluzionare la politica. E Davide Casaleggio lo declinava così: attraverso Rousseau, "noi otteniamo che le persone ci dicano in quale direzione il M5S deve andare e quali esponenti debbano essere eletti".
BEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIO
Non è andata esattamente così, e forse lo ammetterà anche lui, che adesso dice di "non riconoscere più" il Movimento con cui è cresciuto. Non perché su Rousseau non si sia votato. Ma perché la storia dei quesiti sulla piattaforma è una rassegna di "no" che volevano dire "sì", di affermazioni che servivano a negare, di plebisciti arrivati previo indottrinamento dei "big".
Memorabile fu il quesito sul mancato sbarco della nave Diciotti, quello in cui bisognava decidere se mandare a processo Matteo Salvini, allora alleato e ministro del primo governo Conte: si interrogarono gli iscritti sulla "tutela di un interesse dello Stato" e perfino Beppe Grillo non trattenne lo sconcerto: "Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!".
DAVIDE CASALEGGIO ALESSANDRO DI BATTISTA
Schiere di commentatori l'hanno avversata come il partito dei clic; svariati hacker - e poi il Garante per la Privacy - ne hanno dimostrato le larghissime maglie della sicurezza informatica; per anni gli uffici di via Morone, in pieno centro a Milano, sono stati la sede di una leggendaria "Spectre", che il carattere non esattamente empatico del manager Davide, così come l' infilata di consulenze ottenute da Poste, Moby-Tirrenia e Philip Morris, hanno contribuito ad alimentare.
Ma al di là dei conflitti di interessi della Casaleggio associati, la verità è che l'horribilis piattaforma non è mai davvero decollata. Casaleggio si era dato l' obiettivo di raggiungere il milione di adesioni entro il 2018, invece è finito nella ridotta degli iscritti certificati: 195 mila, secondo l' ultimo dato disponibile. Ma oltre alla ristretta partecipazione, non è servita davvero nè all' organizzazione interna del Movimento - con i referenti delle varie aree di fatto non riconosciuti da nessuno - né alla formazione della classe dirigente, tantomeno agli eventi per la democrazia diretta organizzati in giro per l' Italia.
DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO VITO CRIMI
Non avevano mai sfondato, Rousseau e Casaleggio, nemmeno tra i parlamentari. Figuriamoci quando hanno cominciato a chiedere a tutti - era il 2018 - l' obolo da 300 euro al mese per mantenere i costi della piattaforma. E infatti, l' intolleranza contro quelli di Milano - malcelata solo dietro la venerabile memoria di Gianroberto - si era riversata sui suoi emissari.
L'Enrica Sabatini che ogni settimana scendeva a Roma per vedere che aria tirava, il Pietro Dettori che era stato messo alle calcagna di palazzo Chigi, quel Max Bugani - che da tempo ha imboccato una strada autonoma - che per lungo tempo ha lavorato con Luigi Di Maio. A Milano, da quando c' era Davide, non ci si andava quasi più. Era lui ad andarli a trovare a palazzo, negli ultimi tempi più che altro per trovare il modo di riscuotere i debiti, che nel frattempo erano diventati a cinque zeri.
All' ultima convention di Ivrea, quella organizzata ogni anno in ricordo del padre, nemmeno ha invitato i portavoce, che da un pezzo parlano un' altra lingua. Sei mesi fa, in occasione dell' undicesimo compleanno del Movimento, aveva pubblicamente diagnosticato il "partitismo" che aveva colpito i 5 Stelle. Poi è arrivato il sì al governo Draghi, l' addio di Alessandro Di Battista che per Davide era rimasto l' unico custode del verbo paterno. Gli ultimatum sono scaduti ieri. E consegnando i dati degli iscritti a Vito Crimi, in un grigio sabato di inizio giugno, hanno ripreso il filo da dove tutto era cominciato e se lo sono detti davvero, per l' ultima volta: vaffanculo.
enrica sabatini davide casaleggio max buganiLUIGI DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO - PIETRO DETTORIENRICA SABATINIPIETRO DETTORIPIETRO DETTORIgrillo enrica sabatinienrica sabatini foto di baccoVIRGINIA SABA LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
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