DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Antonio Fraschilla per “la Repubblica”
Chiuso nel suo fortino di Enna bassa non perde la battuta ironica nemmeno di fronte a uno sconfitta per lui impensabile. Una batosta arrivata nel feudo dove ripeteva come un ritornello che vinceva «anche per sorteggio»: «Va bene, ho perso una partita, ma guardate che sono come il Barcellona, che può subire uno smacco ma rimane sempre di un’altra categoria, da Champions League».
Vladimiro “Mirello” Crisafulli puntava a stravincere al primo turno, invece è stato sconfitto al ballottaggio da Maurizio Dipietro, ex Pd da lui stesso messo alla porta e sostenuto in prima battuta da liste civiche di centrodestra, Mpa e Forza Italia, e poi da tutti «gli anti crisafulliani » presenti a Enna.
Grillini e renziani compresi, che qui sono comunque una pattuglia sparuta: «Enna è una città dove i renziani sono solo una categoria dello spirito», ripete spesso Crisafulli, che nella corsa per la segreteria dem fece ottenere a Cuperlo il 79,9 per cento dei consensi contro Renzi.
Sconfitto adesso da una manciata di voti, appena 540,non ha rimpianti e se per caso qualcuno in via del Nazareno, a partire dal presidente del Consiglio che ha fatto di tutto per evitarne la candidatura, pensa che questa sconfitta sia il preludio all’uscita di scena dell’ex senatore si sbaglia di grosso.
Perché Crisafulli è certo: «Mi ha penalizzato la politica nazionale del Pd di Renzi, questa è una sua sconfitta»: «È vero — continua — gli ennesi hanno fatto una scelta diversa. Ma come è accaduto nel resto d’Italia, a partire da Venezia, pago il prezzo dell’andamento del Pd renziano. È chiaro però che qualche problema a Enna c’è stato e ne parleremo nel partito cittadino che continuerò a guidare».
Crisafulli, che a Enna dai tempi del Pci ha fatto il bello e il cattivo tempo reggendo le fila di tutto, dal Comune, guidato fino a ieri da un suo uomo, all’Università Kore, dalla sanità ai rifiuti, rimane saldamente nel Pd. Convinto che nella sua sconfitta ci sia lo zampino di Renzi.
«Certo, le polemiche sulla mia candidatura non mi hanno aiutato — dice — e quel polverone inutile sulla mia “presentabilità” mi ha fatto perdere proprio quel che basta per incassare la sconfitta. Ma a tutti ricordo che il Pd ha sempre la maggioranza in Consiglio comunale. Per il resto rifarei tutto, non ho dubbi. Cosa farò da domani? Lo ripeto: il segretario provinciale del mio partito, il Pd».
Quel Partito democratico che comunque esce con le ossa rotte da questi ballottaggi in Sicilia. Oltre a un feudo rosso come Enna, perde un’altra piazza importante governata ininterrottamente da oltre venti anni dal centrosinistra. Gela, la città del governatore Rosario Crocetta, espugnata dal Movimento 5 stelle.
Crocetta si è speso molto in questa campagna elettorale, ma alla fine il suo candidato al ballottaggio non è andato oltre il 33 per cento: «Alcune scelte del governo Renzi, dalla raffineria al jobs act, ci hanno penalizzato, comunque la lista Pd è andate bene », si difende Crocetta.
Una magra consolazione, quella delle liste, insieme al fatto che il Pd alla fine ha conquistato città roccaforte del centrodestra, come Marsala, e tenuto in piazze come Milazzo.
Ma tra i democratici si apre la resa dei conti: «Occorre una riflessione sul governo e il Pd», dice il dem Antonello Cracolici, anche perché i grillini conquistano pure Augusta e il centrodestra risorge a Licata e Barcellona Pozzo di Gotto.
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