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RIEMPIAMOCI LA BOCCA DI “LEZIONE INGLESE”/2 - NON FA IN TEMPO A COPIARE I REPUBBLICANI AMERICANI, CHE ORA SILVIO SI BUTTA SUI “TORIES”: È LA DESTRA CHE PUÒ VINCERE! - MENTRE GUARDA LA NON PIÙ PERFIDA ALBIONE, FITTO LO MOLLA A STRASBURGO E VERDINI CERCA SENATORI PER VOTARE LE RIFORME RENZIANE

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1. DA FI A NCD TUTTI CON DAVID: È LA DESTRA CHE PUÒ VINCERE

Mario Ajello per “Il Messaggero

 

BERLUSCONI DAVID CAMERONBERLUSCONI DAVID CAMERON

E’ il più euforico di tutti. E la gioia di Silvio Berlusconi per la vittoria del ”nipotino” David, inteso come il ri-premier inglese, viene coniugata così, in questa fase in cui il leader forzista sta riscendendo in campo: «Ieri Sarkozy, oggi Cameron, domani io». Ma sono davvero simili i due centrodestra, quello che ha appena trionfato Oltremanica e quello ancora tutto da ricostruire nell’Italia monopolizzata da Renzi? La prima differenza è che Cameron ha vinto, facendo argine rispetto alla destra populista di Nigel Farage (il Matteo Salvini di Gran Bretagna) e rubandogli i voti, esattamente ciò che anche Sarkò è riuscito a fare a scapito del Front National lepenista.

 

Ma proprio questo, anche per effetto della legge elettorale italiana, è ciò che Berlusconi si sta preparando a non fare. E gli appelli continui alla Lega e a Fratelli d’Italia, perchè si torni tutti insieme, evidenziano platealmente la differenza tra qui e lì, tra la Penisola e l’Isola. Anche se il coro di queste ore nel nostro centro-destra è proprio: «Facciamo come Cameron», «Impariamo da Cameron», «Raccogliamo la sfida di Cameron».

 

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LA GARA

E c’è la competizione, dentro a Forza Italia, a chi per primo ha puntato su Cameron: «Sono stato io», assicura Fitto. Ma Berlusconi non cede la palla e ieri sera ha spiegato: «Cameron ha dimostrato che la sinistra si batte solo con un progetto liberale e non estremista.

 

Le posizioni radicali, xenofobe ed antieuropee, di Farage nel Regno Unito e della signora Le Pen in Francia, hanno raccolto parecchi consensi,ma non sono mai riuscite a prevalere». Anche se - verrebbe da aggiungere - quanti, nel centrodestra nostrano, sarebbero capaci di sottoscrivere, per esempio, le posizioni del premier britannico in favore dei matrimoni gay? Forse soltanto Berlusconi e pochi altri. Ma la cameronite, il cameronismo, la cameronfilia casereccia arriva a contagiare perfino colui che dovrebbe maledire Cameron in quanto ha rottamato il suo gemello Farage. E stiamo parlando di Salvini.

GATTINI PER SALVINIGATTINI PER SALVINI

 

ANGLO-PADANI

Abbasso Cameron? Macchè: «Bellissimo risultato, vince chi dice no agli immigrati», esulta il capo della Lega. La gioia lumbard è comprensiva del fatto che Cameron ha promesso un referendum sull’Europa, e Salvini non calcola però che proprio la promessa di dare agli inglesi libera voce nel 2017 - a proposito quella permanenza della Gran Bretagna nella Ue - è stata l’arma con cui ha rassicurato buona parte degli elettori tentati da Farage e poco affezionati all’Europa così com’è. Ma poi si farà davvero il referendum?

 

E davvero lo vinceranno gli anti-europei e ci sarà la Brexit (corrispettivo inglese della Grexit)? Tutte questioni su cui dubitare. La cameronite è comunque una sindrome irrefrenabile in una giornata così. Anche a dispetto, per quanto riguarda quelli che puntano sul gran ritorno trionfale di Silvio, di certe evidenze. Cameron ha 48 anni. E Berlusconi 79. Cameron rappresenta il primo leader conservatore dell’età post-Thatcher.

 

nigel farage trombatonigel farage trombato

Berlusconi è ancora legato alla memoria della Lady di Ferro e ha avuto più dimestichezza con lei di quanto ne abbia con il successore della signora Margaret. E ancora: se Silvio è un thatcheriano eterno, il richiamo di Cameron - celebre il suo manifesto politico del 2010 incentrato sull’idea della Big Society - ad un «conservatorismo moderno e compassionevole» è in un certo senso l’antitesi del celebre assunto della Thatcher per la quale: «La società non esiste».

 

LAW AND ORDER

MARGARETH THATCHERMARGARETH THATCHER

E tuttavia, è piuttosto cameroniana l’impostazione di Forza Italia sugli immigrati. Quella di un law and order, e di un rigore stringente nel controllo dei flussi in entrata, diversa e distante dalla retorica ultra-muscolare del Carroccio. La cool Britannia come genere d’importazione deve però superare un ostacolo non piccolo. Mentre in Gran Bretagna il labour di Miliband si è arroccato su posizioni di sinistra tradizionale, il Pd di Renzi spariglia tra sinistra, destra e centro - Partito della nazione in fieri - e rende più difficile, rispetto a quello di Cameron, il lavoro degli aspiranti Cameron nostrani.

 

Che non abitano soltanto nelle varie correnti di Forza Italia ma anche nel Nuovo Centrodestra. Ognuno ha il suo Cameron contrapposto a quello del vicino. Occhio alle parole alfanee di Renato Schifani: «Il successo dei conservatori dimostra che una politica liberale, riformista e moderata, è vincente ma soprattutto combatte ed isola la demagogia dei populismi. Di questo, forse, dovrebbe trarne qualche seria riflessione Forza Italia, visto che il rapporto con la Lega sta portando il partito su posizioni che non sono quelle del passato».

 

Secondo Renato Brunetta, viceversa, il trionfo di Cameron sarebbe la riprova della «lungimirante intuizione» di Silvio che intende costruire in Italia il Partito repubblicano all’americana, con dentro anche i fan di Salvini e della Meloni e magari Casa Pond. Anche se ora è l’inglese l’idioma politico alla moda, non il giovane Cameron ma l’anziano Bush junior è stato citato da Berlusconi come consigliere per il suo partito all’italo-americana ma inserito nel Ppe, che non è proprio il punto di riferimento prediletto Oltremanica dai Tory. Così come, altra discrepanza: mentre Forza Italia vuole bene a Putin, i Tory sono in prima linea sulle sanzioni anti-Russia.

Brunetta Salvini foto Lapresse Brunetta Salvini foto Lapresse

 

NON PERFIDA ALBIONE

Tutto ciò non toglie che il trionfo dei conservatori inglesi è indubbiamente una boccata d’aria per i colleghi al di qua delle Alpi. Ed è anche la riprova che ci può essere vita oltre le liti condominiali. Ovvero ci sono idee liberali (riduzione delle tasse, della spesa e del debito) e una sfida all’Europa dei burocrati e dell’austerità senza crescita che si presterebbero bene ad essere importate da quella che non è più la «perfida Albione». E se questo accadrà, la cameronite avrà quaggiù un effetto benefico e non soltanto retorico.

 

 

2. FITTO LASCIA FORZA ITALIA A BRUXELLES, VERDINI CERCA SENATORI

Amedeo La Mattina per “La Stampa

 

Berlusconi e Meloni Berlusconi e Meloni

Più che federare, Berlusconi sembra diventato un fattore disgregatore. Non certo per sua volontà. Anzi, se dipendesse da lui rifarebbe il partitone, quello che negli ultimi tempi ha cominciato a chiamare Partito Repubblicano american style con tutti dentro, lepenisti, leghisti, ex democristiani, centristi. Dentro quelli che si sbracciano contro l’immigrazione (Salvini e Meloni) e coloro che al Viminale devono gestirla (Alfano). Una salsiccia politica con i parlamentari che hanno votato e voteranno la riforma della Costituzione e l’Italicum. E chi si è messo l’elmetto per abbatterle.

 

L’ex Cavaliere è convinto che alla fine il listone di centrodestra si farà perché è una scelta obbligata dall’Italicum e tutti se ne faranno una ragione. Adesso però ognuno va per conto suo, non lo seguono più gli amici di una volta.

 

VERDINI PREPARA LE TRUPPE

fitto berlusconifitto berlusconi

Il fautore azzurro del Patto del Nazareno fa finta di frenare mentre Fitto accelera. Denis smentisce la volontà di rompere per collocarsi nell’area di maggioranza renziana, attribuisce queste «voci maligne» al cerchio magico berlusconiano, ma conferma la sua intenzione e quella degli amici senatori di votare la riforma del bicameralismo paritario. Sicuro che Berlusconi non lo caccerà via da Forza Italia.

 

Eppure sta lavorando nell’ombra. C’è chi indica addirittura una data della rottura, il 30 maggio, cioè il giorno prima del voto per le regionali. «Né prima né dopo le regionali», assicura Verdini. Sembra invece che, prima di mettere il piede fuori da Forza Italia, voglia essere sicuro di raggiungere quota dieci: il numero di senatori necessari per formare un gruppo e restaurare il Patto del Nazareno in miniatura. Musica per le orecchie di Renzi che a Palazzo Madama ha numeri ballerini. Adesso Verdini dieci senatori non ce li ha. Ci sta lavorando, ma non dispera. Fitto invece ha già imboccato la corsia d’uscita.

 

FITTO VA CON CAMERON

raffaele fitto silvio berlusconi raffaele fitto silvio berlusconi

La prossima settimana a Strasburgo Fitto abbandonerà il gruppo dei Popolari europei e si iscriverà a quello dei Conservatori di Cameron. Una scelta che l’ex governatore della Puglia carica di significato, una rottura netta con Berlusconi e Forza Italia. Il premier britannico è diventato la sua nuova stella polare politica e programmatica.

 

La scorsa settimana Fitto e trenta parlamentari di Forza Italia avevano pubblicato su The Telegraph una lettera a sostegno del leader conservatore, sottoscrivendone il programma. Ora è «felicissimo per la enorme e meritata vittoria di Cameron e dei Conservatori che raccolgono i frutti di un’azione di governo liberale, riformatrice, con un netto taglio delle tasse e della spesa pubblica in eccesso.

 

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

E i risultati si sono visti: in 5 anni - spiega Fitto - la sola Gran Bretagna ha creato più posti di lavoro di tutto il resto d’Europa messo insieme. La disoccupazione è crollata al 5,6%. La crescita nell’ultimo anno è balzata al 2,8% (record per i Paesi occidentali)». Presto, aggiunge Fitto, ci saranno «novità importanti nel rapporto con i Conservatori». Si tratta, appunto, del suo passaggio dall’eurogruppo del Ppe a quello dei Conservatori e Riformisti nel quale sono iscritti i vincitori delle elezioni in Gran Bretagna.

 

MERCOLEDÌ LA FONDAZIONE

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Il passaggio di Fitto sarà parallelo a quello dei deputati e senatori. Mercoledì riunirà a Roma i suoi amici per dare vita alla Fondazione dei Ricostruttori ispirata a Cameron. È il primo passo del partito di Fitto. Giovedì la rottura si completerà con l’uscita dal gruppo di Forza Italia e con la costituzione di una componente parlamentare autonoma. Al Senato i fittiani hanno i numeri sufficienti (sarebbero 12-14) mentre alla Camera non arrivano ai 20 deputati necessari. Lasceranno Brunetta comunque e passeranno al gruppo misto.