FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Roberto Giovannini per “la Stampa”
È stata tutt’altro che una passeggiata, per Alexis Tsipras, la riunione del Consiglio dei ministri di ieri convocata per esaminare la lettera spedita dal titolare delle Finanze Yanis Varoufakis all’Eurogruppo e fare il punto della situazione.
Tre ore di discussione con qualche tensione, tante domande e richieste di chiarimento da parte dei membri dell’Esecutivo, e anche le obiezioni e le critiche espresse apertamente dai rappresentanti dell’ala sinistra di Syriza, capeggiata dall’autorevole ministro della “Ricostruzione Produttiva” (si potrebbe dire dell’Industria) Panayiotis Lafazanis. Critiche e obiezioni che sono state - almeno per questa volta - riassorbite e contenute.
Alexis Tsipras sa benissimo che la lettera a Bruxelles c’entra ben poco con le proposte del “Manifesto di Salonicco”, il programma con cui Syriza ha vinto le elezioni. Cancellare il debito poteva essere un sogno; ma sotto la tremenda pressione della Germania e dei governi di centrodestra di Spagna, Portogallo e Irlanda, il leader di Syriza e il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis hanno dovuto cedere quasi su tutto.
Ad Atene una parte del popolo che ha votato per Tsipras sta esprimendo grande delusione per l’esito di questa battaglia. Ma il premier sembra ancora in sintonia con la stragrande maggioranza dei greci. Lo dicono i sondaggi, come quello della televisione privata Skai, secondo cui ancora l’80% dell’elettorato sta con lui.
Lo dice la gente per strada, riconoscendo che Tsipras & soci hanno combattuto duramente e in condizioni impossibili per portare a casa qualche risultato per 12 milioni di greci. Paradossalmente, sembrano far poca presa nell’opinione pubblica le critiche di Nea Dimokratia e Pasok. E ieri un editoriale dell’autorevole quotidiano conservatore “Kathimerini” - che invoca un governo di unità nazionale - dava atto a Tsipras di “aver ottenuto migliori condizioni” rispetto al suo predecessore Samaras.
È così, ieri il portavoce del governo Gavril Sakellaridis ha spiegato come alcuni punti del programma di Syriza ci siano nella lettera a Bruxelles. Non è del tutto vero, ma lo è quasi: ad esempio, si parla di una riforma che ripristini (”senza penalizzare la competitività”) la contrattazione collettiva e aumenti i salari; c’è la SmartCard per dare ai bisognosi cibo ed elettricità; c’è la promessa della tredicesima ai pensionati. E soprattutto il ripristino dell’accesso alla sanità pubblica per i disoccupati, cancellato nel 2013.
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Novità che valgono bene le concessioni fatte su privatizzazioni e tanti altri punti. Alla “Piattaforma di sinistra” di Syriza, guidata da Lafazanitis, Tsipras ieri ha assicurato che passata questa fase la musica cambierà. Una linea riassunta dal ministro dell’Interno Nicolas Voutsis, della corrente del premier: “non ci sono nuove misure di austerità, e ci sono tutti i punti di fondo di Salonicco - ha detto -. Il Memorandum è finito, è in Parlamento non avremo problemi”.
E infine, l’operazione simpatia. Due dei Grandi Vecchi della Grecia di sinistra avevano protestato contro l’accordo. Manolis Glezos, europarlamentare di 91 anni (nel 1941 salì sul Partenone per togliere la bandiera dei nazisti occupanti e mettere quella greca) ha chiesto scusa per aver detto di sostenere Syriza.
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L’altrettanto anziano compositore anti-Colonnelli Mikis Theodorakis aveva invitato Tsipras a “dire no” alla Germania. Ieri il premier è andato dal musicista, nella sua casa con vista sull’Acropoli. E gli ha chiesto (e metaforicamente, ha chiesto a tutti i greci) di avere fiducia. “Lei è un vecchio guerriero - ha detto Tsipras a Theodorakis - e sa benissimo che un combattente deve essere lucido e saper manovrare, se non vuole cadere nelle trappole predisposte dai nemici”.
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