STAMPA LIBERA? - DIFFAMAZIONE: VIA IL CARCERE PER I GIORNALISTI, MA PENE PECUNIARIE PIÙ ALTE

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Patricia Tagliaferri per "il Giornale"

Basta a nuovi casi Sallusti o Mulè, mai più direttori o giornalisti in carcere per diffamazione. E stop all'aggravante per chi offende politici a magistrati. A colpi di emendamenti in Parlamento sta prendendo forma la nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa, che dopo l'estate approderà in aula per il voto.

La Commissione Giustizia ha confermato l'impianto generale della nuova normativa apportando alcune modifiche al vecchio testo, prima tra tutte l'eliminazione del carcere per giornalisti e direttori responsabili. Dunque non si va più in cella per aver diffamato qualcuno: anche se il reato penale resta, la pena detentiva verrà trasformata in una pena pecuniaria proporzionale all'intenzionalità del reato.

Da 5 a 10mila euro nei casi «colposi », in cui cioè la diffamazione non era voluta, dai 20mila ai 60mila euro in quelli in cui il giudice accerta che l'autore dell'articolo era consapevole del fatto che la notizia pubblicata fosse falsa. Denaro che i singoli giornalisti dovranno pagare di tasca propria.

È dopo la condanna definitiva a 14 mesi del direttore de il Giornale Alessandro Sallusti, poi graziato dal presidente Napolitano, e quella in primo grado a 8 mesi per omesso controllo del direttore di Panorama Giorgio Mulè, che la discussione sulla nuova normativa ha avuto un'accelerazione. Due casi in cui il querelante era un magistrato. Un dettaglio non secondario, sul quale si è soffermato un emendamento del Pdl, firmato da Luca D'Alessandro, che ha portato all'abolizione dell'aggravante inizialmente prevista dal codice in caso di offesa ai danni di politici e magistrati.

«Dalle audizioni- spiega il parlamentare- è emerso che quasi tutti i processi per diffamazione hanno iter molto lenti e spesso finiscono con la prescrizione del reato, quando invece il diffamato è un magistrato hanno iter più veloci e si concludono con pene esemplari, come è accaduto con Sallusti e Mulè».

Per la valutazione del danno morale il giudice non dovrà più attenersi ad un tetto massimo di 30mila euro, ma potrà stabilire le cifre che riterrà più opportune, anche superiori. Novità inoltre per l'obbligo di rettifica che - se tempestiva, proporzionata e collocata adeguatamente- potrà portare alla non punibilità di chi ha scritto o di chi aveva l'obbligo di controllare.

Obblighi più stringenti per i giornali online ( rettifica entro 48 ore e senza commento) che per quelli su carta, mentre si salvano i blog, esclusi dalla punibilità. Altra novità è la possibilità per il direttore di delegare ad altri con un atto scritto le funzioni di controllo. Utile soprattutto per le edizioni locali.

 

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