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“IL MONDO DIVISO PER TRE STA BENISSIMO ANCHE A MOSCA E PECHINO” – STEFANO STEFANINI: “NICOLÁS MADURO HA FATTO APPELLO AI SANTI PROTETTORI ANTI-USA: RUSSIA E CINA. SI ILLUDE. SE CI SARÀ L'INTERVENTO MILITARE USA, DA VLADIMIR PUTIN E XI JINPING AVRÀ BUONE PAROLE, FORSE RISOLUZIONI DELL'ASSEMBLEA GENERALE ONU, MA POCO PIÙ” – “L'OBIETTIVO AMERICANO È IL ‘REGIME CHANGE’, CHE DAREBBE A DONALD TRUMP UN SUCCESSO SFUGGITO A QUATTRO PREDECESSORI. C'È UNA FORTE ALA DI "FALCHI" CAPITANATA DA MARCO RUBIO, CHE VUOLE COMINCIARE DA CARACAS PER ARRIVARE A…”

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MA IL VERO OBIETTIVO È ABBATTERE MADURO

Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”

 

nicolas maduro come babbo natale

Nicolás Maduro ha paura. Ne ha ben motivo. Adesso tocca a lui vedersela con Donald Trump. Senza molto spazio per un "deal". C'è metodo nell'irruenza internazionale della seconda presidenza Trump – ormai si intravede: uno alla volta. In accelerazione. […] Ora è il turno del Venezuela. Dopo una pace e una tregua potrebbe essere la volta di una guerra. Come minimo clandestina.

 

La pressione militare su Caracas è già in atto con un imponente spiegamento di mezzi aeronavali americani pronti all'uso nel Mar dei Caraibi accompagnato, da un paio di settimane, da attacchi e affondamenti di battelli sommariamente sospettati di traffico di droga.

 

MADURO PUTIN

Per quelle acque è in navigazione la portaerei più avanzata della flotta Usa, la Uss Gerald R. Ford, capace di portare fino a 90 velivoli. […] Non si fa sfoggio di forze militari sul terreno – o in mare e cielo – se non si è pronti ad usarle. A meno di che l'effetto intimidatorio della minaccia della forza non raggiunga l'obiettivo voluto senza doverla usare.

 

Non fu così, evidentemente, nel caso dell'Ucraina. La situazione venezuelana è diversa. Non ci sono confini contesi o ambizioni territoriali Usa.

 

L'obiettivo americano è il "regime change". Difficilmente l'amministrazione Trump potrebbe accontentarsi di meno. Si è spinta troppo avanti. Maduro non ha fatto passi indietro quando forse era ancora in tempo. […]  Per Maduro l'alternativa è ormai fra scontro con o resa a Donald Trump. Il primo può condurre all'intervento militare americano; la seconda è poco palatabile per il dittatore venezuelano.

 

LO SCHIERAMENTO AMERICANO CONTRO IL VENEZUELA

Escluso un pacifico ritiro in pensione in un resort di Los Roques, andare in esilio? I soldi non sono certo un problema con tutto il petrolio venduto (soprattutto agli Usa). Ma dove? Chi lo vuole?

 

Trump non vuole la guerra. La eviterà quanto più possibile.

Intanto, in teoria, dovrebbe farsela autorizzare dal Congresso.

Non se ne farebbe un gran cruccio – fra l'altro, i precedenti di interventi militari Usa aggirando il Congresso, da parte di presidenti democratici e repubblicani, non mancano.

 

xi jinping nicolas maduro 3

Ma, ove mai dovesse inviare truppe in territorio venezuelano, dovrebbe fare i conti con la levata di scudi della galassia Maga alla quale ha promesso «non più guerre». […]

 

La strategia sarà piuttosto un misto di intimidazione, azioni clandestine della Cia (già autorizzate), interventi aerei mirati contro obiettivi del regime col pretesto del traffico di droga, che gli vale consensi interni, o di altre malefatte di Maduro. Lo scopo? Provocare una rottura dall'interno, magari fra gli stessi militari se si può scovare una faglia di dissenso.

 

E poi c'è la carta María Corina Machado; quel premio Nobel sfuggito a Donald gli si può rivelare una manna. Maduro è rimasto al potere vincendo regolarmente elezioni truccate. Il dissenso democratico non manca; basta trovarne anche nei poteri forti – a Caracas ce n'è uno solo, quello sulla canna del fucile – per provocare il crac.

 

maria corina machado 8

Il Venezuela è un "estero vicino", legato agli Usa da un doppio filo energetico. La caduta del regime al potere dal 1999 darebbe a Donald Trump un successo sfuggito a ben quattro predecessori. All'interno dell'amministrazione c'è una forte ala di "falchi" sull'America Latina capitanata dal Segretario di Stato, Marco Rubio, figlio di cubani in fuga da Fidel Castro, che vuole cominciare da Caracas per arrivare all'Avana e Managua. E c'è anche la visione geopolitica, enunciata più volte dallo stesso presidente, della supremazia Usa sulle Americhe.

 

MARCO RUBIO

Queste le poste in gioco. Alle strette, Nicolás Maduro ha fatto appello ai santi protettori anti-Usa: Russia, Cina, persino Iran. Si illude. Se ci sarà l'intervento militare Usa, da Vladimir Putin e Xi Jinping avrà buone parole, condanne di Washington, forse risoluzioni dell'Assemblea generale Onu, ma poco più. Cioè niente. Il mondo diviso per tre sta benissimo anche a Mosca e Pechino. Che poi si sentiranno libere di presentare il conto a Kiev e Taipei.