DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Bonazzi per la Verità
Maria Elena Boschi lo marcherà da vicino. Angelino Alfano lo illustrerà nel mondo. Pier Carlo Padoan continuerà a suonare lo spartito messo a punto per l’Italia da Jean- Claude Juncker e Mario Draghi. E a Palazzo Chigi un plotone di 353 consulenti, scelti da Matteo Renzi e dai suoi fedelissimi fino all’ultimo minuto utile, lo controllerà e lo avvolgerà in una morsa micidiale ovunque si rigiri. Paolo Gentiloni non ha le mani legate: gli mancano proprio le dita.
E lo si capisce bene da come il presunto Rottamatore, quello che voleva abolire il Senato per risparmiare 50 milioni, ha gonfiato a dismisura il parco consulenti. La nomina di sette di loro è stata pubblicata sul sito del governo (governo.it alla voce «trasparenza ») addirittura martedì scorso, ovvero dopo la sconfitta al referendum che ha innescato la crisi di governo. Ma solo a partire dal primo settembre, di contratti ne sono stati firmati 45 per un valore complessivo che sfiora i 3 milioni di euro.
A metà ottobre, su La Verità, Luca Telese aveva scoperchiato il pentolone delle consulenze distribuite dalla presidenza del Consiglio, denunciando lo scandalo di oltre 300 contratti. Il muro di gomma renziano non solo ha incassato e attutito il colpo, ma ha prodotto altri 53 fedelissimi in 50 giorni.
E in molti casi si sono stipulati contratti con scadenze nel 2017 o nel 2018. Un’occupazione del potere senza freni, senza alcun fairplay nei confronti di chi sarebbe venuto dopo e assolutamente dolosa, visto che Renzi ha sempre avuto in mano sondaggi che davano il Sì in netto vantaggio.
COME NULLA FOSSE
Gli ultimi colpacci della Mano morta renziana che graverà sulle fragili spalle di Gentiloni sono i contratti per la strombazzatissima struttura per il digitale, affidata a Diego Piacentini, prestato alla Repubblica da Amazon. Tra il 21 ottobre e il 14 novembre sono stati ingaggiati Alessandra Lizzi (80.000 euro), Giovanni Bajo (78.000), Raffaele Lillo (120.000), Simone Piunno (150.000 ), Simone Surdi (80.000) e Guido Scorza (75.000). I loro contratti sono stati resi pubblici solo il 6 dicembre, insieme a quello di Carlo Formichi (60.000), architetto, per l’organizzazione degli eventi della presidenza italiana del G7. Da notare che la scadenza di questo ingaggio è fissata addirittura al 31 dicembre 2017, ma almeno si tratta di un incarico legato ad appuntamenti ben precisi.
ANCHE «MARCHINO»
Non altrettanto si può dire per un corposo pacchetto di nomine portato a casa in articulo mortis da Luca Lotti, che con Renzi aveva anche la delega al Cipe e alla programmazione economica. Il 15 ottobre (ma lo si è scoperto solo un mese dopo), il trentaquattrenne empolese ha firmato i contratti di cinque consulenti per i servizi di pubblica utilità e la progettazione delle grandi infrastrutture. Tra questi spicca Paolo Piacenza, un avvocato amministrativista savonese impegnato in Liguria con il centrosinistra, ma nominato dal forzista Giovanni Toti alla guida di Ire Spa, l’agenzia regionale per l’energia.
Lo stipendio governativo è da 75.000 euro e l’incarico è per un massimo di due anni. Colpisce che Lotti abbia appioppato al suo successore per ben 24 mesi cinque nomine che potevano benissimo aspettare. Se si va a guardare le date di scadenza di molte delle ultime consulenze accordate da Palazzo Chigi si resta davvero senza parole per l’assoluta mancanza non solo di stile, ma anche di senso dello Stato.
valentina giordano e angelo argento
ASSENZA DI STILE
Angelo Maria Argento, avvocato siciliano, è un’altra nomina di Lotti alla programmazione economica fatta a luglio ma comunicata solo l’11 novembre. La sua consulenza viene pagata 80.000 euro e durerà fino all’8 luglio 2017. Argento è un ex lettiano (tendenza Francesco Boccia) passato armi e bagagli al renzismo e ingaggiato da Matteo Orfini per il commissariamento del partito a Roma.
Al dipartimento per la Coesione territoriale e Mezzogiorno, il silenzioso Claudio De Vincenti si è giocato a settembre ben 16 consulenze da oltre 90.000 euro di media per il fondamentale Nuvap, nucleo di valutazione e analisi per la programmazione. La scadenza dei contratti è fissata per agosto del 2019 e solo un caso ha voluto che lo stesso De Vincenti abbia la medesima delega anche con Gentiloni premier.
Viste le date di scadenza e la durata della legislatura, il Nuvap comunque lo seppellirà. Sempre esaminando le ultime consulenze del governo Renzi, emerge invece che alcuni (pochi) si sono comportati con una certa eleganza istituzionale. Il 28 novembre è stata resa pubblica una consulenza (per altro da soli 5.000 euro) affidata da Antonella Manzione, capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, con scadenza ravvicinata al 31 gennaio 2017.
E l’ex city manager del comune di Firenze a ottobre aveva assegnato un altro incarico da 5.000 euro solo fino al 31 dicembre 2016. Identica correttezza da parte di Enrico Costa, non a caso figlio di Raffaele, ministro liberale che ha combattuto per una vita gli sprechi della pubblica amministrazione: a metà ottobre ha firmato due consulenze per importi ridotti e ne ha fissato la scadenza per fine anno. Tanto la Manzione quanto Costa non se la sono sentita di fare nomine impegnative a ridosso del referendum
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