DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1- ARRESTI NO TAV, IL RAPPORTO DELLA DIGOS
Pierluigi Giordano Cardone per www.ilfattoquotidiano.it
Gli investigatori ricostruiscono anche l'aggressione a un carabiniere, al quale i manifestati hanno strappato la pistola, poi abbandonata nel bosco. La "Libera Repubblica della Maddalena" è definita un "ricettacolo permanente di esponenti della violenza organizzata nazionale ed europea". Azioni "paraterroristiche" contro gli avversari del movimento. Il racconto degli scontri del 27 giugno e del 3 luglio: la âresistenza' della cosiddetta âLibera Repubblica della Maddalena' e l'assedio al cantiere âriconquistato' dalle forze dell'ordine.
Ma non solo. Anche i fatti del 23 maggio, quando i manifestanti riuscirono con la forza a far rinviare l'inizio dei lavori della Ltf (la linea ferroviaria ad alta velocità che unirà Torino a Lione), dando vita a quello spazio autogestito che per almeno un mese ha rappresentato il quartier generale e il simbolo del movimento No Tav. E poi un episodio meno noto, che fornisce una lettura comune a tutte le giornate di violenza in Val di Susa: il sequestro - datato 12 agosto - di un manoscritto che descrive con dovizia di particolari i mezzi e le tattiche della sommossa. In una parola, la "strategia dell'attacco".
Quattro date per descrivere una tesi: gli attacchi alle forze dell'ordine da parte dei "gruppi paramilitari" all'interno della galassia No Tav sono l'esempio di una "attività preordinata con piena consapevolezza da parte dei protagonisti", messa in campo "secondo un preciso quanto essenziale piano di azione".
"STRATEGIE MILITARI". Sono le parole utilizzate dalla Digos di Torino in un dettagliato rapporto che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare e che descrive ogni momento della guerriglia nei pressi del cantiere dell'alta velocità in Val di Susa. Duecento feriti tra le forze dell'ordine, un po' meno tra i manifestanti violenti, danni al cantiere e ai mezzi dei militari. Del bilancio degli scontri molto è stato detto: diverso il discorso sulla âpreparazione' del piano, che la polizia torinese nel suo documento ha ripercorso sin da quando - è la notte tra il 23 e il 24 maggio - il popolo No Tav riuscì a far rimandare l'inizio dei lavori nella Val Clarea, dando vita alla âLibera Repubblica della Maddalena".
Uno spazio in cui, secondo la Digos, "vennero concertate strategie militari volte a stabilire un perfetto e sicronico piano di difesa, con precise tempistiche di reazione e distribuzione delle mansioni". Tutte attività che "iniziavano al suono di una sirena o al lancio di un fumogeno e venivano coordinate attraverso l'uso di radioline tipo walkie talkie".
"UNA LOTTA ANTISISTEMA". Quali sono queste attività ? "Assedi al cantiere, tagli delle reti, aggressioni alle forze dell'ordine, danneggiamenti, intimidazioni e minacce a giornalisti o persone non allineate alle posizioni No Tav, azioni para-terroristiche (tentativo di incendio del portone di ingresso di un ufficio del Sindaco di Chiomonte, su posizioni possibiliste all'opera), blocchi autostradali e ferroviari".
Per gli inquirenti, quindi, il movimentro No Tav nel corso del tempo è mutato, anzi degenerato, con il presidio della Libera Repubblica della Maddalena diventato un "ricettacolo permanente di esponenti della violenza organizzata nazionale ed europea che, nell'antistatuale esperienza ârepublichina' hanno intravisto il concretizzarsi di spazi di lotte antisistema, che hanno trovato e trovano effettivo radicamento del declinarsi violento del movimento".
2- L'ALA DURA NON MOLLA E SCENDE IN PIAZZA DOMANI MANIFESTAZIONE A TORINO
Andrea Rossi per "la Stampa"
Spaventati? Per niente. Isolati? Neanche un po'. I «cattivi» non arretrano. L'ala dura del movimento - la galassia che ingloba autonomi e squatter, colpita da arresti e perquisizioni nei centri sociali di mezza Italia, - serra i ranghi. E prepara la manifestazione di domani a Torino. Doveva essere una goliardata. Sarà un corteo vero.
Operazione politica, tranello, imboscata. Radio antagonista rimbalza la voce della galassia delle case occupate. Torino, Milano, Genova, Bologna, Roma, Cagliari: autonomi e anarchici scendono in piazza per protestare. Sventolano striscioni di solidarietà con gli arrestati. «Liberi tutti, liberi subito». L'avanguardia, che da tempo si è stabilita in Val di Susa, detta la linea: «Ci vogliono dividere».
Lele Rizzo, uno dei leader del centro sociale Askatasuna di Torino, allarga le braccia: «Continuano a non capire la natura di questo movimento. E rispolverano le solite tesi: i No Tav ormai sono quattro gatti, la valle non li segue più, la linfa scorre solo grazie ai violenti che arrivano da fuori. Balle». Dana Lauriola si spinge un passo oltre: «Un teorema, niente di più, con il brigatista di turno che salta fuori per far riaffiorare i fantasmi del passato. E perché? Per provare a separare i buoni dai cattivi, inquinare il movimento».
La risposta arriva poco dopo le due del pomeriggio, quando tutti i leader No Tav, insieme, blindano il fortino: gli arrestati sono dei nostri, non ci sono infiltrati. L'idea di aver spinto la protesta oltre i confini non li sfiora. Ancora una volta torna «il movimento» che tutti racchiude, moloch dentro cui si mescola ogni sigla e nessuno resta isolato. «Il movimento ha sempre scelto quali forme di protesta adottare», spiega Dana Lauriola. «A volte ha sfilato, a volte ha sfidato i divieti». Ha lanciato sassi, bulloni. «E si è preso i lacrimogeni al Cs, un gas nocivo. Chi è stato a passare il segno?».
La linea è netta: non lasciare incuneare crepe. I No Tav difendono i centri sociali. E l'ala dura si amalgama nella valle. Non è un caso se tra quelli che si espongono c'è Francesco Richetto, uno degli anelli di congiunzione tra autonomi e valsusini: «L'accusa è una sola: essere No Tav. Ma non sarà un'operazione costruita a tavolino a fermarci. Non saranno le manette a mettere fine a un movimento che esiste da vent'anni».
Lo sapevano: prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. «Sappiano però che hanno fatto un autogol». Dicono che il movimento ora è più unito di prima e non si sfalderà . «Non cambierà nulla. Noi non abbiamo paura. Pensare che questa valle si arresti è una pazzia», assicura Rizzo. Dicono che «lo Stato» stavolta ha giocato la sua ultima carta. «Le hanno provate tutte», racconta Richetto. «Sgomberi, recinzioni, muri. Ora hanno deciso di portare le persone in carcere. Vedremo chi l'avrà vinta». La Tav, per loro, è diventata la madre di tutte le battaglie.
3- GRILLO EVOCA VIA FANI: "OPERAZIONE DI GEOMETRICA POTENZA". Ã POLEMICA
Da "la Repubblica"
«Un'operazione di geometrica potenza è avvenuta in Italia», lo scrive Beppe Grillo nel suo blog commentando gli arresti per le manifestazioni No Tav. «La polizia - aggiunge Grillo con ironia- ha eseguito 26 arresti su tutto il territorio nazionale. L'ora segnata dal destino (gli arresti sono avvenuti verso le 5 nelle dimore dei criminali) è scoccata nel cielo della nostra Patria. Notificati 15 obblighi di dimora. Perquisiti tre centri sociali. Il ripristino della legalità è avvenuto in Val Susa». La citazione di Grillo ha però suscitato qualche polemica. «Geometrica potenza» fu l'espressione usata da Franco Piperno per la strage compiuta dalle Brigate Rosse in via Fani, in occasione del sequestro Moro.
NO TAVsusa polizia big susa big susa big susa big GRILLO PARLA IN VAL SUSA SCONTRI NO TAV IN VAL SUSA PROTESTE NO TAV IN VAL SUSA susa big susa big BEPPE GRILLO CON I LIMONI IN VAL DI SUSA PER CALMARE GLI EFFETTI DEI LACRIMOGENIGiancarlo Caselli
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