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Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
Contrordine: il Tea Party è vivo e lotta insieme al Gop. Oppure contro, a seconda dei punti di vista. La dimostrazione, clamorosa, sta nella sconfitta del numero 2 alla Camera Eric Cantor, alle primarie dei repubblicani di martedì per il suo collegio in Virginia, che potrebbe condizionare le presidenziali del 2016.
Il Tea Party è una specie di fronda, che si era sviluppata nel partito repubblicano dopo l’elezione di Barack Obama nel 2008. La riduzione di spese e tasse è l’elemento centrale del programma, e la riforma sanitaria è diventata subito il primo provvedimento da abbattere.
I candidati del Tea Party avevano avuto molto successo nelle elezioni Midterm del 2010, togliendo seggi ai candidati dell’establishment repubblicano. In questo modo avevano spinto il Gop a destra, diventando protagonisti del braccio di ferro del 2011 con l’amministrazione democratica per il debito.
dave brat ha battuto eric cantor
Quella sfida aveva portato gli Usa sull’orlo del default, alimentando anche la crisi in Europa. Uno dei leader più inflessibili era stato proprio Cantor, che proprio a nome del Tea Party aveva costretto lo speaker Boehner a rinunciare a qualunque compromesso.
Eric, eletto per la prima volta nel 2000 in un distretto vicino alla capitale della Virginia Richmond, era stato accusato di manovrare alle spalle dello stesso Boehner, e sembrava lanciato a prendere il suo posto. Cantor ambiva a diventare il primo ebreo a occupare la terza carica dello Stato, e magari a puntare sulla Casa Bianca. La sua forza stava nella capacità di portare nuovi finanziatori nel Gop, e interpretare la spinta del Tea Party.
dave brat ha battuto eric cantor
La tendenza però ha iniziato a mutare nel 2012, quando non solo Obama ha sconfitto Romney grazie al voto ispanico, ma diversi candidati del Tea Party hanno perso le loro gare, consentendo al partito democratico di conservare la maggioranza al Senato. Un esempio su tutti quello di Todd Akin, sconfitto in Missouri dopo aver detto che esistono forme di «stupro legittimo».
Da quel momento l’establishment repubblicano aveva lanciato la controffensiva, sostenendo che l’estremismo del Tea Party stava condannando il Gop all’irrilevanza. Un elemento centrale della disputa stava nell’immigrazione, perché il voto ispanico era stato nettamente favorevole ad Obama, e prometteva di essere ancora più decisivo in futuro, mettendo in discussione anche una roccaforte repubblicana come il Texas.
Quindi gli elementi più moderati del partito avevano cominciato a sostenere la necessità di un compromesso sulla riforma, e anche Cantor aveva detto che si poteva ragionare sull’idea di offrire un percorso per la cittadinanza agli illegali portati dai genitori negli Usa quando erano bambini.
A quel punto però il Tea Party è insorto anche contro di lui, sfidandolo alle primarie col professore di Economia del Randolph-Macon College Dave Brat. La corsa di Brat era così difficile, che nemmeno le organizzazioni elettorali del movimento avevano investito su di lui, lasciandolo con 200.000 dollari per finanziare la sua campagna, contro gli oltre 5 milioni di Cantor che ieri, dopo la batosta, ha lasciato l’incarico alla Camera. Brat ha sorpreso tutti, vincendo grazie all’appoggio di commentatori radiofonici conservatori come Laura Ingraham.
Il suo successo significa che il Congresso resterà paralizzato fino a novembre, ma i democratici esultano, perché la vittoria dei candidati del Tea Party contro l’establishment significa l’avanzata di un’agenda estremista che poi è perdente a livello nazionale.
Questo vale soprattutto per le presidenziali del 2016. Alle elezioni Midterm di novembre, infatti, il Gop dovrebbe conservare comunque la maggioranza alla Camera. Se però il Tea Party dominerà la scelta del candidato alla Casa Bianca, fra due anni i democratici potrebbero ripetere il successo del 2012.
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