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"NESSUN RAZZISMO, AVREMMO FATTO LO STESSO CON GLI ITALIANI...” – IL SINDACO LEGHISTA DI MINERBE PARLA DEL CASO DELLA BIMBA LASCIATA CON TONNO E CRACKER PERCHÉ I GENITORI NON PAGANO LA MENSA – "LA VERITA’" RIVELA: "LA FAMIGLIA DELLA BIMBA NON HA MAI NEANCHE RISPOSTO AL COMUNE: LE COLPE DEI PADRI NON RICADONO SUI FIGLI, MA CERTI GENITORI SE NE INFISCHIANO DI TUTTO. PERSINO DELLA DIGNITA’ DEI PROPRI BIMBI”

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Matteo Pucciarelli per la Repubblica

 

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Ci sono due Minerbe o forse due Italie, in questo paesino di 4.500 abitanti e 30 nati l' anno in provincia di Verona; due Minerbe, qui dove lo scorso 30 marzo a una bambina della terza elementare non venne data la pizza come a tutti gli altri ma solo una scatoletta di tonno e cracker, " colpa" dei genitori che non pagavano la retta da due mesi.

 

La prima Minerbe (o meglio, Italia) si è offerta con mail e telefonate - oltre cento arrivate solo in Comune, altre direttamente a scuola - di pagare il servizio al posto della famiglia indigente di origine marocchina della bimba.

 

La seconda Minerbe invece difende a spada tratta la decisione del sindaco Andrea Girardi ( Lega), anche con affermazioni del tipo: « Non è rimasta a digiuno e comunque una scatoletta di tonno costa più di un trancio di pizza » , come spiegava una signora interpellata sulla spinosa questione che da giorni tiene banco nella piazza principale.

 

Intanto i fatti: quel giorno, un venerdì, il servizio mensa prevede pizza per gli alunni. Così viene servita a tutti; ma non alla bimba di otto anni con mamma e papà " morosi". Lei scoppia a piangere sentendosi umiliata, a scuola e in Comune si accorgono di aver forse esagerato e dal giorno dopo - nonostante i mancati pagamenti della tessera ricaricabile - alla alunna viene comunque dato normalmente da mangiare, senza differenze coi suoi compagni.

 

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Ma a distanza di giorni il quotidiano veronese L' Arena racconta la vicenda, che fa presto a diventare un caso nazionale, tanto che pure il calciatore dell' Inter Antonio Candreva si propone di pagare ciò che occorre. Girardi ha il cellulare rovente, sembra stravolto da tanto clamore. « Questa cosa non doveva uscire - spiega - ma non perché abbiamo qualcosa da nascondere, solo che è diventata una strumentalizzazione politica, le persone leggono i titoli e si fermano lì». Ormai però la frittata è fatta: «A me dispiace per la bambina, ma coi genitori abbiamo provato più volte a parlare e a offrire il nostro aiuto. Loro niente. E io devo tutelare chi invece paga, è una questione di principio » .

 

A tutti a Minerbe dispiace per l' umiliazione inflitta ad una bambina, poi però arriva puntuale sempre il " ma". « Lei non c' entra ma noi piccoli comuni facciamo il possibile, già paghiamo di tasca nostra 90 centesimi ogni pasto, se poi ogni giorno su 200 bambini 30 hanno dei genitori che non sono in regola diventa un problema » . E comunque - è la linea del sindaco - «anche se il regolamento non lo prevedeva, le abbiamo comunque dato qualcosa, oltre al tonno la verdura e la frutta. Il problema si è creato con la pizza, tra i bambini va a ruba, di solito la ditta porta qualcosa in più che viene distribuito a chi non è in regola » .

Né c' è una questione " razziale", assicura Girardi: « Fosse stata una famiglia italiana avremmo fatto lo stesso».

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All' ora di uscita degli alunni (" testa, mani e cuori" è scritto grande all' ingresso della scuola " Giacomo Zanella", con le lettere colorate dai bambini) i genitori dicono la loro. Quel gesto è stato forte, "ma". «Il padre ha rifiutato tre lavori offerti dal Comune, la colpa è dei suoi genitori! » , pare di saperla lunga una mamma.

 

La realtà sarebbe un po' diversa, invece: al papà - formalmente disoccupato - venne offerto di ripagare il debito con qualche lavoro socialmente utile. «I bambini adesso piangono e dopo un minuto si sono dimenticati tutto, siamo noi grandi a esagerare e a dare troppo significato alle cose » , aggiunge un' altra. Una donna straniera con il passeggino ascolta a distanza, « non parlo bene italiano » , quasi si scusa. Solo un papà non approva il pensiero che appare abbastanza condiviso: « Io vorrei che i miei figli non si sentissero mai sminuiti, quindi dovrebbe valere così anche per i figli altrui » . Intanto Marcello Candreva, pensionato e padre del calciatore, si dice orgoglioso di «avere un figlio così.

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Antonio a sua volta ha due figli, sa cosa significa essere padre e non poteva sopportare che una bimba restasse senza cibo. È una persona di cuore » . Gli echi della politica qui appaiono assai lontani. Pd e Sinistra Italiana, Forza Italia e M5S, tutti d' accordo. « È raccapricciante punire così una bambina, che forse ricorderà per sempre quanto accaduto», dice il sottosegretario 5 Stelle Mattia Fantinati. Solo Matteo Salvini, mai a corto di parole per nulla, preferisce il silenzio. Alla fine rimane una domanda da fare al sindaco: ma lei per caso ha figli? «No - risponde - per ora no...».

 

 

 

FAR PAGARE LA MENSA NON È RAZZISTA

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Federico Novella per la Verità

 

A Minerbe, vicino Verona, una famiglia di immigrati non paga la mensa scolastica della figlia. L' amministrazione comunale cerca i genitori: non si fanno trovare. Gli propone esenzioni: se ne infischiano. Gli propone lavori socialmente utili: neanche rispondono. Passano i mesi, li cercano ancora: niente.

 

Finché il sindaco leghista sceglie la soluzione drastica: un giorno, mentre agli altri bambini viene servita la pastasciutta, alla figlia dei morosi arriva un pacchetto di cracker con una scatoletta di tonno.

 

Siccome siamo sotto elezioni, agli avvoltoi dei partiti non è parso vero: scandalo, discriminazione, e il Pd sale sulle barricate.

Su una cosa siamo tutti d' accordo: i bambini non si toccano, non si costringono a digiunare e non si umiliano, a prescindere dalle madri, dai padri o dai sindaci che si ritrovano.

 

Ciò detto, quello delle mense scolastiche, del prezzo e spesso anche della qualità del cibo, è un tema sensibile che tocca tante famiglie. Chi scrive ha tre figlie in età scolare, e ancora si chiede come sia possibile che i refettori scolastici costino quasi come un menù gourmet di Carlo Cracco. E forse è giusto domandarsi quanto sia opportuno abbandonare il finanziamento delle mense alle scelte di bilancio dei Comuni, bilanci spesso già disastrati in partenza. Ma a parte questo, è chiaro che il pagamento della mensa dev' essere considerato alla stregua d' un tributo, come avviene in molte realtà: per cui, se non paghi, un bel giorno arriva l' esattore a pignorarti l' automobile (o magari lo smartphone), senza che a tuo figlio venga tolto il pane di bocca davanti ai compagni di banco.

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Fatte tutte le doverose premesse, ricordiamoci però che esistono anche sconti ed esenzioni per chi è in difficoltà economica (se uno si prende la briga e il tempo di richiederli).

 

A Milano ad esempio la mensa è gratuita sotto una certa fascia di reddito, fino a un massimo di 680 euro all' anno per chi rientra nello scaglione più alto (o se non trasmetti la dichiarazione Isee). Ricordiamoci inoltre che il servizio mensa non è obbligatorio: tanti bambini, per motivi diversi, possono rientrare a casa per il pranzo (sempre se le famiglie lo chiedono).

 

Questo per dire che il tema vero, oltre alla tutela della bambina in questione, sono certi genitori che se ne infischiano di tutto. Persino della dignità dei loro figli. Lo stesso sindaco di Minerbe ha ammesso che «se vogliamo, i soldi da qualche parte li troviamo.

Siamo disposti ad aiutare ma bisogna anche aver voglia di essere aiutati». È giusto che le istituzioni tutelino l' infanzia, ma è più difficile quando i primi a fregarsene sono mamma e papà. I quali, in questo caso, per garantire un pasto alla prole dovevano soltanto affrontare lo sforzo titanico di prendere carta e penna e compilare un modulo: non l' hanno fatto.

 

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Hanno usato i figli come scudo umano della loro negligenza. E nessun genitore, ancorché nullatenente, è esentato dal dovere di allevarli come un buon padre, per l' appunto, di famiglia. Se tutte le coppie si comportassero come quella del Veronese (anche quelle che si sacrificano e pagano), probabilmente le mense andrebbero in bancarotta: piatti vuoti per tutti, altro che cracker. Di questa storia di provincia se ne è fatta una questione di solidarietà, integrazione etnica e uguaglianza sociale: quando invece è solo una questione di regole, debiti e responsabilità.

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E questo ovviamente non vale solo per le famiglie di immigrati, ma per i furbetti con qualunque passaporto che vivono aspettando la mano della Provvidenza. Oggi, più che la mano, è arrivato il piede del centrocampista dell' Inter Antonio Candreva, che ha deciso di pagare la retta alla bambina al posto dei genitori. E alla fine la fiaba elettorale ce l' hanno raccontata nel modo più classico, con la famiglia marocchina indigente salvata dalle grinfie del crudele leghista. Troppo facile. Immigrati o non immigrati poco importa: comunque sia, l' abbiamo risolta all' italiana.

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