DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1.GRECIA E UE CONTINUANO A TRATTARE
Marco Zatterin per “la Stampa”
La cosa certa è che si negozia ancora, anche se alla mezzanotte di ieri il secondo piano di salvataggio greco è scaduto e il Fmi si apprestava a prender nota del fatto che Atene non ha rimborsato gli 1,5 miliardi (al cambio attuale) che doveva rendergli prima che finisse il giorno. In extremis, Alexis Tsipras ha spedito nel pomeriggio all’Eurogruppo un nuovo compromesso, chiedendo un prestito biennale da 29 miliardi al fondo salva-Stati Esm e la ristrutturazione del debito, in cambio di riforme e tagli precisati solo in un secondo momento.
I ministri economici dell’Eurozona si sono riuniti, ma hanno dovuto ammettere che mancavano elementi per deliberare e lo hanno rimandato. A cinque giorni dal referendum sull’euro, la repubblica ellenica è formalmente insolvente. Eppure l’Ue non ha ancora chiuso la porta.
I ministri economici di Eurolandia si vedono di nuovo in giornata e la saga greca continua carica di sorprese e controsensi, come il fatto che a Bruxelles ieri splendesse il solleone e ad Atene diluviasse. La Commissione esprime ottimismo e il suo presidente, Jean-Claude Juncker, confessa ai giornalisti di «sperare in una soluzione che smentisca quello che avete scritto sino ad ora». Segue il pragmatismo costruttivo di chi, come il ministro Padoan, vorrebbe un accordo, sebbene non a qualunque condizione. E tutto si misura con la durezza tedesca, con Angela Merkel in apparenza lontana dalla posizione di facilitatore del patteggiato.
«Berlino non prenderà in considerazione l’ipotesi di un terzo salvataggio per la Grecia prima dell’esito del referendum di domenica», ha dichiarato la cancelliera appena saputo dell’ultima avance di Tsipras, forse per togliere la consultazione dal tavolo, o più facilmente sperando di eliminare il leader di Syriza. Troppo tardi, diceva pure il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: «Trovate e abitudini politiche del governo greco non sono cambiate - ha ammesso - così non muta neanche il clima fra di noi con la conseguenza che il programma di aiuti sta finendo».
La mossa a sorpresa
Occorre un passo indietro. Il negoziato è ripartito a sorpresa verso le quattro pomeridiane quando all’Eurogruppo, e al fondo Esm, è arrivata la lettera di due pagine firmata da Tsipras. Un testo curioso, ricco di maiuscole. Ispirato, secondo una fonte, da alcuni consiglio ricevuti lunedì al telefono da Juncker. Il greco chiedeva che il salva-Stati concedesse un prestito biennale con cui pagare debito estero e obblighi interni.
Al contempo, auspicava una ristrutturazione del passivo storico e domandava che il secondo programma, in scadenza ieri, fosse esteso sino all’entrata in funzione di un terzo piano. Mancava ogni riferimento agli obblighi del contrappasso, dunque a forme e consolidamento.
Dijsselbloem lo ha fatto notare appena concluso l’Eurogruppo che aveva convocato per studiare il dossier di Tsipras. «Il governo greco invierà una nuova proposta», ha detto, anche se risulta che il testo fosse già giunto in Commissione. Gli infaticabili sherpa del team europeo lo stavano esaminando quando sulla città calava la notte e oggi si spera che il quadro possa essere più chiaro. Anche se a Bruxelles c’è chi invita diffidare di una strategia «mirata ad esacerbare il blame-game». «Si va braccetto con l’ideologia», confessa amaro un pezzo grosso delle istituzioni.
Non resta che attendere. Lo farà anche il presidente americano Obama che ha incoraggiato a «continuare a negoziare per trovare una soluzione», preoccupato del fatto che, «se l’Europa non cresce, questo potrebbe avere effetti dannosi sull’economia globale». Non è tranquillo neanche Tsipras. I sondaggi dicono che il «Sì» è in testa. Il suo vice Dragasakis rivela di avergli suggerito di accettare le proposte dei creditori, dopo aver sollecitato Washington al rinvio dei termini di pagamento. Il referendum si avvicina. Le dead-line passano. E la linea d’attacco del governo ellenico mostra qualche crepa, non diversamente dal gruppo delle colombe Ue che vorrebbe aiutarlo.
2. ANGELA SCEGLIE LA LINEA DEI FALCHI
Tonia Mastrobuoni per “la stampa”
«È molto complicato»: questo il primo commento a microfoni spenti degli uomini di Wolfgang Schaeuble all’ennesimo colpo di scena greco, favorito da un ultimo tentativo di mediazione di Jean-Claude Juncker. Le regole, in Germania, sono sacre. Interrompere la trattativa sull’ultima tranche del secondo pacchetto di aiuti da 7,2 miliardi, aggiornata con una proposta da 15,5 miliardi, rilanciando su un terzo pacchetto che includa il taglio del debito, ha fatto storcere il naso ai piani alti del ministero delle Finanze tedesco.
La lettera «è indirizzata soltanto all’Esm», spiegavano ieri, ancora storditi dalle notizie provenienti da Bruxelles e Atene, spiegando che «è escluso che i greci possano ricevere qualsiasi finanziamento stasera o domani; andrà comunque seguita una procedura per i salvataggi. E passerà del tempo».
angela merkel mangia l aringa con cipolla cruda
Anche Angela Merkel ha fatto sapere la sua, a stretto giro. «Non negozieremo nulla prima del referendum», avrebbe detto in un incontro a porte chiuse con alcuni esponenti dei partiti della coalizione di governo, tra cui il ministro delle Finanze, secondo l’agenzia di stampa Dpa.
Probabile che una parte di resistenza della cancelliera derivi dal fatto che il riavvicinamento tra i creditori e Tsipras sia stato favorito da Juncker. Secondo una fonte attendibile, Merkel non gradisce da mesi il protagonismo del presidente della Commissione europea, che interpreta finalmente il suo ruolo come un ruolo politico.
L’irritazione riguarda vari dossier, dalla flessibilità sui conti pubblici, all’iniziativa sull’immigrazione, al forte ruolo di mediazione che Juncker si è ritagliato nella partita greca.
In ogni caso, prima della notizia improvvisa sull’ennesimo coup de theatre, nei colloqui informali Merkel avrebbe riferito che una proposta ad Atene su un eventuale allungamento del debito sarebbe già partita, anche se non discussa formalmente all’eurogruppo. Al Consiglio europeo dello scorso settimana, fonti Bce riferivano che l’impegno a toccare la montagna di debito ellenico sarebbe stata menzionata esplicitamente, se la trattativa fosse andata a buon fine, in un documento a parte. I creditori si sarebbero impegnati ad affrontare la discussione dopo l’estate.
Intanto, qualcuno continua evidentemente a pensare che alimentando la paura dei greci si possano favorire i «sì» al referendum (se ci sarà). Dopo che da Atene sono rimbalzate notizie sulla possibilità che la Banca centrale greca possa limitare ulteriormente i prelievi quotidiani da 60 a 20 euro, il presidente dell’autorità di vigilanza del sistema creditizio tedesco ha agitato lo spauracchio di un collasso. «Le banche greche - Felix Hufeld, presidente di Bafin - sono al limite del collasso». Gli istituti di Salonicco e Creta sarebbero già a corto di liquidità.
Hufeld è anche membro del consiglio di sorveglianza della nuova vigilanza bancaria europea, che analizza quotidianamente la solvibilità delle quattro maggiori banche greche, che sommano il 90 per cento dei depositi. Se non cambia nulla, ha aggiunto Hufeld, lo scenario peggiore rischia di materializzarsi «nei prossimi giorni». E se le banche greche fossero insolventi, la Bce sarebbe costretta a tagliare i fondi emergenziali Ela, strangolando il Paese.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE…
“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…