UNA MORTE ANNUNCIATA - ECCO CHI TRASFORMÒ IL MORFINOMANE MICHAEL JACKSON IN UN “CASO DISPERATO”

Andrea Andrei per Dagospia

Dal "Daily Mail"
http://dailym.ai/1ddpgGH

Più prosegue il processo voluto dai familiari di Michael Jackson per far chiarezza sulla sua morte, più emerge che il decesso del cantante era annunciato, e tutte le persone che ruotavano attorno a lui erano perfettamente al corrente della sua situazione critica.

Solo cinque giorni prima che il Re del pop morisse nella sua "Neverland", John 'Bugzee' Hougdahl, direttore di produzione del progetto "This is it", scrisse un'e-mail al dirigente dell'AEG live (la società organizzatrice del maxi-evento) Randy Phillips in cui affermava che Jackson era un "caso disperato".

Hougdahl spiegava a Phillips che il regista dello spettacolo, Kenny Ortega, era molto preoccupato per le condizioni fisiche e mentali del cantante, e che temeva addirittura che sul palco potesse farsi male. Tanto che Ortega aveva deciso di mandarlo a casa in anticipo dalle prove.

«Nelle ultime 8 settimane è peggiorato sempre di più», continuava Hougdahl, «Ad aprile riusciva a fare diverse piroette di fila. Se ci provasse ora, cadrebbe col culo per terra».
Il regista stesso scrisse a Phillips, dicendo senza mezzi termini: «La cosa migliore che potremmo fare è chiamare uno psichiatra e far valutare le sue condizioni».

Il dirigente ha però invitato i due a mantenere la calma e a continuare con il lavoro di preparazione allo spettacolo. Finché il 25 giugno del 2009 il dottor Conrad Murray, che percepiva 150 mila dollari al mese per assistere Jackson durante le prove di "This is it", somministrò al cantante una dose eccessiva dell'anestetico Propofol, che il medico gli iniettava per aiutarlo a dormire.

Nel corso dell'udienza di ieri del processo, in cui i familiari di Jackson accusano i dirigenti di AEG live di non aver voluto evitare il peggio, è stata ascoltata la testimonianza del dottor Stuart Finkelstein, il medico che assistette il cantante durante il tour "Dangerous" del 1993, che fu annullato proprio perché la star fu spedita in riabilitazione.

Finkelstein ha affermato di essere stato contattato da AEG live per lavorare anche per "This is it", ma di aver rifiutato. Il medico voleva infatti l'assicurazione (impossibile da dare) che Jackson fosse "pulito" dai farmaci.

La dipendenza del cantante dagli antidolorifici, ha raccontato Finkelstein, risale già a quel lontano 1993. Durante una tappa del tour "Dangerous" il medico fu costretto a trascorrere 24 ore nella suite del cantante e a somministrargli più volte della morfina per via endovenosa. Finkelstein infatti non volle dare a Jackson del Demerol, perché notò vari segni sul corpo del cantante di precedenti punture. Michael, stando alla testimonianza del medico, aveva anche una straordinaria resistenza alla morfina, di cui evidentemente faceva già abbondante uso.

Quella volta, per evitare l'inevitabile, ci volle l'intervento di Elizabeth Taylor e di altri, a Città del Messico, dove Jackson fu ricoverato. Ma nel giugno del 2009 nessuno corse a salvarlo. Fu lasciato da solo in una residenza di lusso, in una stanza da letto dorata trasformata in una camera d'ospedale, in compagnia di un medico che forse capì che con quelle iniezioni era l'ora di finirla, già da un pezzo. Ma che non si fermò lo stesso, spingendo il Re del pop sempre più verso l'abisso. Fino all'ultima puntura.

 

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