PREVITI, SE LO CONOSCI LO EVITI - IL TRIBUNALE DI ROMA ASSOLVE TRAVAGLIO E IL “FATTO” DALL’ACCUSA DI DIFFAMAZIONE LANCIATA DA CESARE PREVITI - L’ARTICOLO INCRIMINATO, SCRITTO DAL TRAVAGLIO, LO PUNZECCHIAVA: “NON RESTA DUNQUE CHE TORNARE ALL’ANTICA RICETTA PREVITIANA: COMPRARSI I GIUDICI” - PECCATO PERÒ CHE, OLTRE AL DIRITTO DI SATIRA, IL GIUDICE ABBIA RICONOSCIUTO CHE CIÒ CHE VENIVA SCRITTO SULLE PAGINE DEL “FATTO” FOSSE TUTTO VERO...

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Dal "Fatto quotidiano

Nessuna diffamazione: il Fatto Quotidiano non deve risarcire Cesare Previti. Il Tribunale di Roma, con sentenza del 20 luglio, ha respinto la citazione civile per danni dell'ex ministro nei confronti del nostro giornale e del vicedirettore Marco Travaglio, difesi dall'avvocato Caterina Malavenda: Previti non avrà diritto a nessuno dei 100 mila euro richiesti e dovrà farsi carico delle nostre spese processuali.

L'articolo contestato, "Si scaldi Previti a bordo campo", è stato pubblicato sul Fatto Quotidiano del 15 gennaio 2011, firmato da Travaglio nel consueto stile beffardo. Ecco i passaggi incriminati: "Non resta dunque che tornare all'antica ricetta previtiana: comprarsi i giudici ("a Renà, te stai a dimenticà a bbusta", "damoje na borza de sordi"). È vero che Cesarone nostro... è un po' fuori allenamento. Ma potrebbe iniziare a scaldarsi a bordo campo, fuori dal Tribunale, provando a corrompere qualche passante. Se non avrà perso completamente la mano, passerà agli uscieri, poi ai cancellieri e infine ai magistrati".

La motivazione della sentenza è chiara: "Sussiste, nel caso in esame, la scriminante del diritto di satira. [...] È tipico della satira offrire una deformazione grottesca della realtà". I limiti entro cui la satira dev'essere esercitata, spiega il giudice Cristiana Ciavattone, sono stati rispettati: i "toni aspri... non sono eccedenti rispetto allo scopo informativo perseguito" ed è "certamente presente la sussistenza dell'interesse pubblico alla diffusione del messaggio, quale quello del biasimo per la corruzione".

Ma soprattutto la satira ha rispettato "il requisito di veridicità dei fatti" e le espressioni attribuite a Previti da Travaglio sono tutte "riportate nella sentenza n.11069/03 emessa dal Tribunale di Milano nel noto processo SME".

 

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