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TRUMP, C’HAI ROTTO IL DAZIO! SULLE TARIFFE L’INTESA USA-UE È PIÙ VICINA: BRUXELLES CONCEDE IL 15% - SULL’ACCORDO PENDONO DUE INCOGNITE: LA VOLONTÀ DI TRUMP DI STRINGERE IL PATTO E LA RICHIESTA CHE LE ECCEZIONI CON TARIFFE PIU’ ALTE NON RIGUARDINO AUTO, FARMACEUTICA E SEMICONDUTTORI. SU QUESTI NODI C’È LA LINEA DURA DELLA FRANCIA E DELLA SPAGNA, E QUELLA ATTENDISTA DI ITALIA E GERMANIA. COSA FARA’ IL TYCOON? A BRUXELLES NON HANNO NEMMENO CAPITO SE LA RISPOSTA ARRIVERÀ IN TEMPI BREVI O LA PROSSIMA SETTIMANA - L’EUROPA SI TIENE PRONTA CON LE CONTROTARIFFE DA 93 MILIARDI...
Claudio Tito per repubblica.it - Estratti
«Questo è il massimo che possiamo fare». Il Commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, ha sintetizzato così il possibile accordo sui dazi con gli Usa. Ieri infatti l’esponente dell’esecutivo europeo, dopo aver parlato con il collega americano Lutnick, ha ragguagliato il Coreper (il Comitato che riunisce i 27 ambasciatori permanenti). Ha spiegato che stavolta i margini per un’intesa sono praticabili, che una punta di ottimismo in più si è manifestata, ma anche che ci sono almeno due punti da chiarire. E da questi dipende l’effettiva realizzazione del patto.
Quali? La volontà di Donald Trump di stringere il patto e il destino delle tariffe su auto, farmaceutica e semiconduttori. Nodi sui quali c’è la linea dura della Francia e della Spagna, e quella attendista di Italia e Germania.
Ma perché Sefcovic ritiene che questa piattaforma sia il «massimo che possiamo fare»? L’Europa ha accettato l’introduzione di una pesante “asimmetria”. L’idea della reciprocità, infatti, è stata totalmente cancellata nelle ultime settimane. E la proposta “zero per zero” vale solo per l’Unione. La base di partenza del 15 per cento, dunque, è il dazio di riferimento per i prodotti europei venduti negli States.
(...)
L’Europa, però, sta chiedendo che nel 15 per cento rientrino tutti o quasi i settori merceologici. O meglio che le eccezioni con tariffe più alte non riguardino almeno tre prodotti: auto, farmaci e semiconduttori.
Se al contrario, su queste categorie il tycoon confermasse le attuali soglie, molto più alte (oltre il 20 per cento), allora per l’Ue sarebbe inaccettabile siglare l’intesa. Su questo punto quasi tutti i rappresentanti dei 27 governi – tranne l’Ungheria – hanno dovuto ammettere che lo sbilanciamento diventerebbe troppo pesante, una mazzata per l’intera economia comunitaria. Va considerato poi che i principali produttori di auto sono Germania, Italia e Francia, e che tra le industrie farmaceutiche più attive ci sono quelle tedesche e italiane.
Un aspetto inspiegabile nella trattativa, poi, riguarda l’alluminio: gli Usa sono importatori dall’Europa di una ridotta quantità di questo metallo ma di alta qualità. La vera emergenza per gli americani si concentra invece su quello indiano e cinese (di bassa qualità), eppure i negoziatori trumpiani non hanno mai voluto avviare un discorso diverso su questa materia. E infatti la soglia rimarrebbe al 50 per cento.
donald trump e ursula von der leyen dopo il bilaterale al g7 in canada
L’interrogativo fondamentale, allora, a questo punto è la volontà del presidente Usa. Anche l’ultima trattativa si è chiusa ieri con Lutnick che ha detto: «Decide Donald». La Commissione, dunque, è in attesa della risposta della Casa Bianca. Sul 15 per cento e sulle eccezioni settoriali. A Bruxelles, al momento, non hanno nemmeno capito se la risposta arriverà in tempi brevi o la prossima settimana, quando terminerà l’attuale sospensione delle tariffe.
Per questo l’Ue, senza alcuna certezza sull’esito del negoziato, oggi comunque approverà il pacchetto di controdazi da 93 miliardi di euro che scatterebbe a partire dal 7 agosto in caso di mancato accordo. Mentre le tariffe americane entrerebbero in vigore il primo giorno del prossimo mese.
DONALD TRUMP URSULA VON DER LEYEN
Per ora il cosiddetto “Strumento Anti Coercizione”, che di fatto bloccherebbe molte delle relazioni commerciali e aziendali con gli Stati Uniti, non è stato inserito all’ordine del giorno delle riunioni comunitarie. Ma anche ieri, durante il Coreper, è stato evocato da più parti. Non solo dalla Francia. Se Trump intendesse alzare ancora l’asticella delle sue richieste, inevitabilmente quel provvedimento verrebbe messo sul tavolo.
L’accordo tra Usa e Giappone, però, è considerato da Palazzo Berlaymont un buon viatico. Dimostrerebbe le positive intenzioni di Washington.
SELFIE DI EMMANUEL MACRON CON FRIEDRICH MERZ
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