DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Emanuela Fontana per "il Giornale"
La salvezza è assicurata. Sulla scia¬luppa saliranno in pochi, ma il coman¬dante Gianfranco Fini ha la quasi mate¬matica certezza di non sprofondare nel¬l'¬abisso della dimenticanza con le prossi¬me elezioni politiche. L'annuncio è di ie¬ri: «Alla Camera Futuro e libertà presen¬terà una sua lista federata con le altre, e candidature autonome», ha chiarito il presidente della Camera in un'intervista con La Stampa . Fli correrà da solo, an¬che se federato, ma questo non è affatto un suicidio politico, è anzi una risurrezio¬ne, almeno della poltrona. Il perché è spiegato da un cavillo contenuto nella legge elettorale in vigore, il cosiddetto Porcellum.
A prima vista l'azzardo di Fini potreb¬be sembrare un autocondanna alla scon¬fitta, perché Futuro e libertà nei sondag¬gi arranca intorno all'1,5% (1,6% secon¬do Scenari Politici del 25 dicembre). Un partito che si presenta come parte di una coalizione può entrare in parlamento, se¬condo il Porcellum, con il 2% e non con il 4%, percentuale richieste se corresse da solo. Ma allo stato attuale per Fini sareb¬be davvero difficile recuperare quei deci¬mi di percentuale che lo separano dalla soglia del 2%.
Nella legge elettorale è contenuta però una norma,ribattezzata all'epoca emendamento «salva-Moroni» perché fatta in¬serire dell'ex esponente socialista, ora nel Fli, Chiara Moroni. Questa clausola consente il «ripescaggio» del partito più forte della coalizione che non abbia rag¬giunto il 2% se il raggruppamento supera la quota dell'8. La coalizione Monti è ac¬creditata intorno al 10%, e dunque il caso previsto dalla norma salva-Moroni po¬trebbe essere applicato al neocentro gui¬dato dall'attuale premier. L'Udc non avrà problemi con la soglia di sbarramen¬to al 2%.
Li avrebbe invece Fli, che così sa¬rà graziata dal «salva-Moroni». Un mira¬colo che sarebbe stato impossibile senza la legge elettorale in vigore. E senza la co¬stituzione di una lista Monti alla Came¬ra. Oltre all'Udc e a Fli, il terzo blocco cen¬trista alla Camera sarà infatti raggruppa¬to. Le aree che fanno capo a Luca Corde¬ro di Montezemolo e Andrea Riccardi confluiranno in una lista che porterà il nome del premier.
Questa neoformazio¬ne potrebbe riscuotere una percentuale di voti ancora non valutabile, ma comun¬que ben superiore al 2 e al 4%. Se Italia Fu¬tura avesse deciso di correre da sola, sa¬rebbe stato uno scacco matto per Fini. Il movimento di Montezemolo era infatti collocato nei giorni di Natale intorno al¬l' 1,7% dei consensi. Con le elezioni sareb¬be andato in scena quindi un derby Mon¬tezemolo¬ Fini per la riscossione del pre¬mio del partito ripescato sotto il 2%. Con una distribuzione delle forze come sem¬bra delinearsi, invece, per Fli la strada do¬vrebbe essere spianata.
Fini ha il posto sicuro alla Camera. I no¬mi che circolano tra chi avrà un seggio certo sono poi quelli di Benedetto della Vedova, Italo Bocchino, Giulia Buongior¬no, Roberto Menia. Non ci sarà spazio per tutti. à dunque probabile che i finiani più esposti corrano a Montecitorio, con la lista propria, i meno pasradan si affili¬no in Senato al listone Monti, dove con¬fluiranno tutti i partiti del centro.
Dello stesso codicillo del Porcellum potrà usu¬fruire a sinistra certamente il Centro democratico di Bruno Tabacci e Massimo Donadi (ex Idv), alleati del Pd. E natural¬mente anche il miglior partito sotto il 2% il centrodestra.
Oltre ad annunciare la presentazione della lista di Fli, Fini ha rivendicato un ruolo di primo piano nell'agenda Monti. Tutto, è convinto, è partito da lui, grazie a lui, dal suo strappo con Berlusconi: «Ber¬lusconi è andato in crisi nel momento stesso in cui mi ha espulso dal Pdl. Anzi¬ché mettermi buono in disparte, ho in¬gaggiato una battaglia durissima anche in termini personali, vista la campagna orchestrata contro di me. à grazie anche a quella battaglia- sottolinea- che siamo arrivati prima al governo Monti e, ades-so, alla sua Agenda per l'Italia».
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