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Massimo Gaggi per “il Corriere della Sera”
Twitter accusa il governo Obama di violare il Primo emendamento della Costituzione americana, quello che garantisce a tutti una libertà di espressione illimitata. All’azienda è stato vietato di inserire nel rapporto che presenta ogni sei mesi agli utenti anche le informazioni sulle attività di sorveglianza e sui dati prelevati dalla piattaforma di «microblogging» dagli organismi federali responsabili per la sicurezza.
La società di San Francisco è sempre stata la più dura nel tentare di respingere le richieste di collaborazione dell’Fbi e dei servizi segreti che, da anni, come è emerso dai documenti pubblicati da Edward Snowden, chiedono e ottengono volumi enormi di dati dai giganti delle telecomunicazioni e da quelli di Internet : informazioni che servono a incastrare criminali comuni o a cercare di intercettare trame terroriste.
Ma la rivelazione che spesso questi dati vengono raccolti «all’ingrosso» dalla Nsa, l’agenzia federale di intelligence, intercettando email e comunicazioni telefoniche di milioni di cittadini, ha provocato nell’ultimo anno un enorme scalpore.
Così come ha fatto sensazione la rivelazione di un mese fa: Yahoo!, una delle società che negli ultimi anni hanno maggiormente collaborato col governo federale, all’inizio aveva cercato di sottrarsi alla richiesta di aprire i suoi archivi digitali, ma la sua resistenza era stata immediatamente piegata comminando all’azienda californiana una multa di 250 mila dollari per ogni giorno di ritardo nella consegna dei dati richiesti.
Quando Snowden cominciò a pubblicare dai suoi rifugi i documenti che aveva trafugato, venne fuori che solo Twitter aveva resistito alla richiesta delle autorità federali di aprire gli archivi. Da quel momento Facebook, Google e le altre società di Internet — terrorizzate dal rischio di perdere il loro principale «asset», la fiducia degli utenti — hanno cominciato ad accusare i servizi segreti di aver forzato loro la mano con minacce più o meno velate e hanno chiesto di poter spiegare ai loro clienti quali sono le informazioni che possono essere obbligate a consegnare al governo. Alla fine, era lo scorso gennaio, le aziende della Silicon Valley hanno raggiunto un compromesso col ministero della Giustizia su quello che può essere rivelato senza compromettere le indagini.
Ma Twitter ha sempre preferito cantare fuori dal coro. Non ha partecipato a quel negoziato e, quindi, non si sente vincolata da quell’intesa. Ed ora torna all’offensiva. Per difendere il suo diritto alla trasparenza, ma anche per mantenere il vantaggio di immagine che aveva conquistato sui suoi rivali.
NSA NATIONAL SECURITY AGENCY INTERCETTA GLI AMERICANI
L’azienda guidata da Dick Costolo sostiene di aver fatto il possibile per evitare la rottura: aveva chiesto di poter riferire agli utenti, ma davanti all’obiezione del governo, secondo il quale in tal modo avrebbe messo a repentaglio molte indagini, ha deciso di trascinare l’Fbi e il ministero della Giustizia davanti a una corte federale californiana.
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