DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
CENTRO RIFUGIATI GERMANIA VIOLENZE
L’uomo è seduto sul pavimento, c’è vomito ovunque: sui suoi pantaloni, sul materasso accanto a lui, a terra. Lui piagnucola, farfuglia «era solo una birra», qualcuno gli urla «stai zitto o ti prendo a pugni in bocca». Qualcun altro gli intima di sdraiarsi sul materasso, «chiudi gli occhi e addormentati lì, nel tuo vomito». Il video dura appena quindici secondi ed è diventato un caso politico. L’uomo è un rifugiato, i suoi aguzzini alcune guardie private di un centro di accoglienza a Burbach, nel Nordreno Westfalia.
Quando il video è arrivato nelle mani della polizia, sono scattate le perquisizioni. E nello smartphone di uno dei torturatori, gli inquirenti hanno trovato altre immagini scioccanti: in una si vede una guardia che schiaccia con lo stivale il collo di un algerino sdraiato a terra, a faccia in giù. Modello Guantanamo.
Non è il primo scandalo nei centri tedeschi di accoglienza per rifugiati, che in Germania vengono subappaltati ai privati. «European Homecare» l’azienda che gestisce 40 centri nel Paese e si occupa in particolare di Burbach, ha dichiarato di essere «scioccata» che l’abuso del video possa essere avvenuto «in una delle nostre strutture» e ha annunciato di aver interrotto ogni collaborazione con Ski, la società di vigilanza che le ha procurato le guardie accusate degli abusi.
Nel Nordreno Westfalia è già il terzo centro per rifugiati ad essere finito in poco tempo sulle prime pagine dei giornali. Le guardie del video di Burbach, accusate ora di maltrattamenti, hanno ammesso che nella struttura esisteva una «stanza dei problemi» dove venivano rinchiusi ad esempio i rifugiati ubriachi. E hanno raccontato anche che alcuni colleghi proverrebbero da ambienti di estrema destra.
Il caso ha scatenato un putiferio; lunedì il portavoce di Angela Merkel ha detto che «siamo un Paese umano, dove la dignità delle persone è rispettata» e il primo ministro del Land, Hannelore Kraft, ha detto di essere «scioccata». Tuttavia ieri il ministro degli Interni, Thomas De Maizière, ha rifiutato ulteriori finanziamenti alle regioni e ai comuni per l’accoglienza degli immigrati che richiedono asilo politico.
«Per ora continueremo a mantenere la stessa proporzione nei contributi federali e locali», ha precisato, dopo che i Verdi e il capo dell’ala bavarese dei conservatori, Horst Seehofer, avevano chiesto al governo di stanziare risorse straordinarie per l’ondata di rifugiati.
Dall’inizio dell’anno sono già 100 mila gli immigrati arrivati in Germania che provengono da zone difficili e che richiedono asilo politico, il governo ne prevede almeno altrettanti entro la fine dell’anno. Per ricevere lo status di rifugiati devono aspettare mesi, spesso anni. E sono affidati a strutture che in molti casi finiscono nelle cronache.
La scorsa settimana ha fatto discutere un centro accusato di scarse condizioni igieniche: il gestore è un ex ufficiale dei servizi segreti della Germania Est, che ai tempi si era già fatto notare per la crudeltà con cui inquisiva le sue vittime. Non proprio la biografia ideale per un centro di rifugiati.
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