UOMO DI LETTA E DI GOVERNO/2: RADIOGRAFIA DEL “LETTIANO”

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Claudio Cerasa per "il Fogli" del 12 ottobre 2012

Il lettiano è gentile, elegante, colto, educato, garbato, indaffarato, impegnato, introdotto, trasversale, ma certe vote non può non ammettere di essere se non disperato quantomeno un po' frastornato. Il lettiano guarda Monti e dice "eccomi, sono io!"; guarda Renzi e dice "eccomi, sono io!"; guarda Bersani e dice "eccoci, siamo noi!"; e poi guarda il Pd, e guarda Fassina (che vuole rottamare Monti) e guarda Orfini (che vuole rottamare Monti) e guarda D'Alema (che vuole rottamare Monti) e guarda Vendola (che vuole rottamare Monti e in nome dell'ardire utopico dei pensieri lunghi sogna non un tecnico ma un Hugo Chávez a Palazzo Chigi) e dice "ma loro che ci fanno qui?, e noi che ci facciamo qui con loro?".

Il lettiano medio, insomma, sogna Monti perché solo Monti può garantire all'Italia di essere ancora l'Italia, e non la Grecia; vota Bersani perché solo Pier Luigi può garantire al Pd di essere ancora il Pd, e non l'Udc o i Ds; ma non vota Renzi perché Matteo è Matteo, sì, è uno di noi, che la pensa come noi, che è cresciuto come noi, che ragiona come noi, che dice le cose che diciamo noi, che sogna il partito che sogniamo noi, ma è uno che divide e non unisce, uno che separa e non miscela e uno che probabilmente potrebbe vincere le elezioni ma che sicuramente potrebbe distruggere il nostro amato Pd. E quindi il lettiano che fa?

Si muove con tatto e discrezione, stringe rapporti su rapporti, coltiva contatti su contatti, organizza brunch su brunch, lunch su lunch, breakfast su breakfast, e prova dunque a unire invece che a disunire, ad aggregare invece che a disaggregare, a conciliare invece che a litigare, a combattere invece che nascondersi e arretrare (il lettiano non ama la tipologia del franceschiniano che fischietta e fa finta che va sempre tutto bene e si fa crescere la barba per mimetizzarsi in mezzo ai comunisti).

Come tutti nel Pd però il lettiano ha i suoi sogni e i suoi incubi: e se per il renziano l'incubo è il dalemiano, se per il dalemiano l'incubo è il veltroniano, se per il bersaniano l'incubo è il montiano, per il lettiano l'incubo è il fassiniano. Nel senso di Stefano, nel senso di Fassina, nel senso del responsabile Economia del Pd: che ogni volta che parla ai giornali fa tremare il lettiano, lo mette in ansia e quasi gli fa venire la tachicardia E così: c'è Fassina che dice che il montismo è da rottamare?

Ecco che arriva la sculacciata del lettiano ("Hai superato il segno!"). C'è Fassina che dice che la Fiom fa bene a scioperare? Ecco che arriva la pernacchia del lettiano ("Così si scredita il governo!"). C'è Fassina che dice che il Pd non potrà mai seguire l'agenda Monti? Ecco che arriva la condanna del lettiano ("Così si spaventano i mercati!").

Il lettiano insomma si dà da fare, si fa in quattro, si tormenta e si dispera ma comunque crede al Pd più di quanto credano al Pd molti esponenti del Pd, crede al progetto del centrosinistra senza trattino, crede al suo segretario, crede al montismo, crede al riformismo, crede all'andreattismo e crede che un Pd moderno debba tenere dentro tutti - da Fassina a Boccia, da Orfini a Renzi - ma che il leader di questo partito debba essere un uomo di mediazione, di sintesi e insomma trasversale, quasi di centro.

Il lettiano ci crede, crede che Bersani possa vincere, che il segretario possa essere un buon presidente del consiglio, che possa essere più lettiano che fassiniano e spera davvero, il lettiano, che il segretario lo ascolti, che lo segua e lo protegga e lo metta nelle condizioni un domani di non perdere la propria identità e di sentirsi a suo agio in questo Pd senza essere costretto a farsi crescere anche lui, come qualcuno, la barba fitta fitta per mimetizzarsi magari in mezzo ad alcuni vecchi comunisti.

 

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