DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico Capurso per la Stampa
Sembra quasi cercarlo con gli occhi, Luigi Di Maio, mentre passeggia tra gli stand di Vinitaly, la fiera del vino di Verona. Matteo Salvini è lì, nella stessa città, tra quegli stessi padiglioni, ma no, non vuole vederlo. «Non c' è nessun incontro con Salvini. La questione del governo è molto seria e non si affronta al Vinitaly», taglia corto Di Maio. Nemmeno lo smartphone squilla più, dopo le ultime settimane arricchite da decine di telefonate.
L' asse con la Lega ha retto persino dopo il bombardamento americano in Siria, nonostante Di Maio appoggi l' operazione militare Usa, mentre Salvini la condanni duramente. A spaccarsi dopo la crisi siriana è invece lo stesso M5S, dove le anime pacifiste si schierano apertamente contro il loro capo. I deputati Carla Ruocco e Stefano Vignaroli, sulla loro bacheca Facebook, pubblicano il video di un vecchio spettacolo di Beppe Grillo: «Una coalizione a guida Usa questa notte ha bombardato degli obiettivi in Siria, in questo spettacolo Beppe Grillo ci spiega perché gli Americani sono in guerra permanente dall' inizio della loro storia», commentano i due parlamentari. Mentre Manlio Di Stefano, che nella scorsa legislatura partecipò al congresso di Russia Unita, pubblica su Fb una «lucida analisi» di Alberto Negri sui «raid concordati».
Il leader M5S, lontano dalle beghe del suo partito, preferisce concentrarsi sulle strategie per arrivare al governo. Da una parte lascia riposare la trattativa con la Lega, dall' altra lancia nuovi ammiccamenti al Pd, nonostante gli stessi dem continuino a mostrare le spalle. «Un modo per farci ingelosire», dicono dalla Lega, strizzando l' occhio all' immagine di un corteggiamento, «ma così è estenuante e alla lunga si ottiene l' effetto contrario».
Di Maio e Salvini, senza riuscire a ignorarsi del tutto, passano la giornata lanciandosi frecciatine a distanza. «Che vino offrirei al candidato premier dei 5 stelle? Uno Sforzato perché è un vino di Valtellina e perché si deve sforzare a fare qualcosa di più», punge Salvini. Di Maio, da Udine, risponde: «Matteo deve scegliere: o la rivoluzione o la restaurazione restando con Berlusconi».
«Chi si ostina a proporre un centrodestra unito, propone una strada non percorribile e che può fare anche danno al Paese», prosegue Di Maio. E rivolto ai giornalisti che lo seguono, lancia l' ultima sferzata: «Chiedete a chi è qui, dell' una e dell' altra parte, se vuole fare un governo del cambiamento, se vuole sottoscrivere un contratto con temi, tempi e procedure per gli italiani, per risolvere i loro problemi. Io a Salvini l' ho già chiesto e lo chiedo anche al Pd. Mi diano una risposta».
Il partito del reggente Maurizio Martina, invocato da Di Maio, in questo momento è impegnato però a risolvere una partita per la leadership interna, in cui i discorsi riguardanti il governo possono diventare uno strumento per arrivare alla meta, ma non l' obiettivo. Almeno per ora. «Di Maio insiste con una vecchia tattica che non porta da nessuna parte», avvisa il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci. «Chiama in causa il Pd per alzare il prezzo con la Lega. In ogni caso, le distanze programmatiche sono talmente marcate da non consentire al Pd nessun sostegno ad un governo Di Maio».
Il capo politico del Movimento 5 Stelle si ostina però a perseguire la teoria andreottiana dei due forni e per questo, fanno sapere i vertici M5S, «continuiamo a lavorare al contratto alla tedesca». Due contratti, per la verità, uno per la Lega, l' altro per il Pd, affidati a Giacinto Della Caranea, il professore di Diritto amministrativo all' Università Tor Vergata di Roma a cui Di Maio ha affidato l' incarico di trovare una sintesi tra i programmi.
Ci sarà bisogno ancora di qualche giorno, e per questo si resta in attesa della prossima mossa del Quirinale. Mettendo però in chiaro un punto che verrà ribadito anche al Colle: «Se in questi giorni di stallo dovesse avanzare l' idea di un governo del Presidente, con l' incarico ad una figura terza, noi ci tireremmo fuori - trapela dai vertici M5S - Andremmo senza dubbio all' opposizione. Chiunque sia la personalità individuata da Mattarella».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…