UN VALLS DI LACRIME - “NON SIAMO I MALATI D’EUROPA. BERLINO IMPARI A FIDARSI DI PIÙ”: MA IL PREMIER FRANCESE NON INTENERISCE KAISER MERKEL: “SUL PATTO DI STABILITÀ RISPETTI GLI IMPEGNI. SI POSSONO FARE INVESTIMENTI SENZA SPENDERE PIÙ SOLDI”

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Tonia Mastrobuoni per “la Stampa

 

MERKEL VALLSMERKEL VALLS

«Mai, mai dirò che mi vergogno del mio Paese». Manuel Valls replica irritato alla domanda del giornalista che gli chiede conto di una dichiarazione di Nicolas Sarkozy. «Mi vergogno della Francia», aveva detto l’ex presidente, che si sta comportando «come l’allievo cattivo che va a chiedere al primo della classe di essere un po’ meno bravo per non farlo rimanere indietro».

 

Al termine del faccia a faccia con Angela Merkel, il primo ministro francese prova invece a tenere insieme l’esigenza di trasmettere ai tedeschi l’immagine di un Paese intenzionato a fare le riforme con quello di non far sembrare l’appuntamento di Berlino un’andata a Canossa. 

NICOLAS SARKOZY FOTOGRAFATO DA PHILIPPE WARRIN NICOLAS SARKOZY FOTOGRAFATO DA PHILIPPE WARRIN

 

Valls ha sostenuto di comprendere «i dubbi» dei tedeschi sul nuovo corso riformatore di Parigi, ma ha aggiunto di non essere alla ricerca di indulgenze. Berlino dovrebbe imparare a «fidarsi di più»: la Francia «rispetterà i propri impegni». Le riforme «sono nel nostro interesse», ha aggiunto, e non deragliare dal rigore sui conti pubblici «è indispensabile». Ma i francesi ameranno la Germania, ha concluso, «se aiuterà l’Europa a crescere».
 

Anche l’etichetta di «malato d’Europa» non gli va giù: siamo «un grande Paese», ricorda. Ma il funambolismo di Valls, alla sua prima visita a Berlino da premier, è complicato. Negli ambienti governativi tedeschi non si nasconde una certa ansia per un Paese che ha infranto per la terza volta in dieci anni le regole sul deficit e che si prepara a chiedere a Bruxelles, entro il prossimo 15 ottobre, un altro rinvio per il rientro del disavanzo.

 

Jeroen Dijsselbloem Jeroen Dijsselbloem

Al quotidiano olandese «De Volkskrant», il ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha già fatto sapere che vorrebbe invece applicare le sanzioni per deficit eccessivo (rischierebbe di dover pagare 4 miliardi, cioè lo 0,2% di Pil a Bruxelles). E una fonte tedesca riassume il motivo dell’impazienza di Berlino: «Sinora non hanno fatto nulla». 

 

Se la Germania si mostrasse complice della Francia, Merkel rischierebbe di regalare altri voti agli antieuro dell’Afd, arrivati ormai nei sondaggi all’8% dopo il trionfo recente in tre elezioni regionali. D’altra parte la cancelliera ha interesse a non complicare ulteriormente le cose a Hollande, precipitato ai minimi di popolarità e con il fiato sul collo della destra di Marine Le Pen. Anche Merkel dava ieri l’impressione di muoversi su una fune sospesa nell’aria. Anche se nell’incontro con Valls e in quello successivo con i giornalisti non è riuscita a nascondere un certo malumore. 

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Certo, il piano di riforme è «ambizioso», ha riconosciuto, e migliorerebbe la competitività del Paese. Ma sul Patto di stabilità si è limitata a dire che «dobbiamo rispettare gli impegni presi». La cancelliera ha anche puntualizzato che su un eventuale allungamento dei tempi per il rientro francese entro il 3% «decide Bruxelles».

 

Quanto alla frase di Valls sulla crescita, ma entrando anche nel merito sul dibattito attuale sugli investimenti, Merkel ha fatto capire di condividere del tutto la linea del ministro delle Finanze Schaeuble: «Si possono fare investimenti senza spendere più soldi».