DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Alberto Gentili per “il Messaggero”
La scelta dei 5Stelle di sostenere Virginia Raggi per fare il bis in Campidoglio, ha spiazzato il Pd. «Non abbiamo alcuna soluzione pronta», confida un deputato romano di rango, «si va avanti a fari spenti nella speranza che i grillini alla fine ci ripensino e scarichino la sindaca. Nel frattempo si gira il pentolone del tavolo del programma con tutto il centrosinistra, nell' attesa di trovare una soluzione».
Una fotografia desolante, confermata dal Nazareno, ma con toni meno crudi: «Al momento non abbiamo nulla. Hanno rifiutato Sassoli e Letta e altri non si sono fatti avanti. Però non è un dramma: siamo in piena pandemia e, se va bene, si andrà a votare per il Campidoglio a giugno. C' è tutto il tempo per compiere la scelta giusta. Tanto più che nelle grandi città come Roma, Bologna, Napoli, neppure il centrodestra ha scelto i candidati. Solo due sindaci uscenti, Sala a Milano e la Raggi a Roma, hanno già annunciato la ricandidatura».
Sulla stessa linea il deputato romano Claudio Mancini: «La data delle elezioni non è stata ancora fissata e probabilmente si finirà a giugno. Abbiamo tutto il tempo per decidere, la scelta del candidato non è un tema assillante: ora ci sono altre priorità come approvare la legge di bilancio, combattere la pandemia con il piano di vaccinazione e mettere nero su bianco il Recovery Plan».
Il Pd comunque una traccia di lavoro ce l' ha. A illustrarla è il segretario regionale Bruno Astorre: «E' già operativo il tavolo della coalizione di centrosinistra che definirà le procedure per le primarie che si terranno probabilmente domenica 28 febbraio. Per quella data il tavolo, cui partecipa anche Azione di Calenda, avrà definito il regolamento, il piano programmatico e stabilito la questione della raccolta delle firme per i candidati che vorranno correre alle primarie per un' alleanza la più larga e più plurale possibile che abbia il Pd come perno. Auspichiamo che Calenda resti nella coalizione e si misuri alle primarie».
Ritrovarsi con l' ex ministro dello Sviluppo fuori dallo schieramento di centrosinistra sarebbe un bel problema per il Pd. Il rischio sarebbe quello di perdere voti e di mancare il ballottaggio, tagliato fuori dal candidato del centrodestra (ancora da decidere) e dalla Raggi. Se non da Calenda.
Il leader di Azione è ritenuto «pericoloso». La ragione: ha cominciato da mesi la campagna elettorale, ha già organizzato il suo comitato elettorale e ha un discreto appeal anche tra gli elettori tradizionalmente del Pd. Per questo i dem vogliono mettere Calenda nel tritacarne delle primarie, con la speranza che la spunti il loro candidato: una sorta di Mister X, dopo le rinunce di Davide Sassoli, presidente dell' Europarlamento, e dell' ex premier Enrico Letta.
VIRGINIA RAGGI E LUIGI DI MAIO SUL TETTO DELLA FARNESINA
«La personalità che stiamo cercando», spiega un altro deputato romano, «deve essere in grado di unire l' intero centrosinistra per battere la Raggi e andare al ballottaggio contro il centrodestra, con la capacità di intercettare al secondo turno i voti dei 5Stelle.
Un' operazione che non può riuscire a Calenda: il leader di Azione vuole infatti tagliare fuori la sinistra ed è inviso agli elettori grillini».
IL NO DI CALENDA Calenda però neppure prende in considerazione l' invito dei dem: «Io resto in campo e per ora siamo io e Virginia. Ho aspettato mesi un nome di qualità dei dem, ma non è arrivato». «Il Pd continua a perdere tempo», aggiungono fonti vicine al leader di Azione, «ed è folle che rinvii al 28 febbraio la scelta del suo candidato, non sapendo per di più se le primarie si potranno fare a causa dell' epidemia». Nell' entourage di Calenda scommettono: «Se Carlo dovesse andare al ballottaggio con la Raggi la batterebbe 70 a 30, ma è difficile che la sindaca ci arrivi: è data dal 17 al 20%. Più facile che ci vada Chiara Colosimo, vicina a Giorgia Meloni, data come probabile candidata della destra».
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