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Paolo Levi per “La Stampa”
La pressione migratoria al confine tra Italia e Francia sta diventando insostenibile: a lanciare l’allarme, sono le autorità di Parigi, preoccupate per l’aumento del flusso di migranti tra Ventimiglia e Mentone. Finito sulla scrivania del ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, il rapporto confidenziale è della polizia francese è stato svelato dal quotidiano Le Figaro.
In particolare, si tratta delle «conclusioni» di una «riunione eccezionale» convocata il 9 luglio scorso alla prefettura di Nizza, in seguito all’emergenza legata al «fenomeno migratorio proveniente dall’Eritrea». Un incontro che ha visto riuniti una trentina di alti dirigenti della polizia transalpina - tra cui alti responsabili delle questure di Mentone, Nizza, Marsiglia, Tolone - ma anche della gendarmeria, delle dogane, e delle ferrovie.
«Tra il primo gennaio e il 30 giugno 2014 - avverte la nota interna - 61.591 migranti clandestini sono sbarcati in Italia, erano appena 7.913 nello stesso periodo del 2013, e solo 4.301 per i primi sei mesi del 2012. Gli eritrei, rappresentano il 31% (12.282). Seguono al secondo posto i siriani (10.371, +17%)’». Inevitabili le conseguenze sul territorio francese.
Così, avverte il rapporto, «la pressione migratoria al confine con l’Italia si è accentuata a partire da inizio aprile 2014», in particolare per quanto riguarda i cittadini eritrei, con 694 irregolari fermati nel secondo trimestre, contro appena 68 nel primo. I fermi di sans papiers da parte francese sono stati 5.235 nel primo semestre di quest’anno, con picchi di 1.845 a maggio (+165% rispetto al mese precedente) e 2.628 a giugno (+43%). Una cosa mai vista dalla primavera araba del 2010, osserva il Figaro.
Secondo un funzionario della polizia di Nizza, molti di loro raggiungono la Francia «in treno, con regolare biglietto». Nella sola stazione di Mentone, al confine con la Liguria, «sono stati effettuati 3.562 fermi da inizio anno». Anche se i mezzi amministrativi per rinviarli oltre confine sono limitati. Una riunione tra le forze dell’ordine francesi, la frontiera di Ventimiglia e le autorità italiane si è tenuta il 10 luglio scorso per rafforzare il coordinamento.
Con la creazione di pattuglie binazionali in grado di operare dai due lati del confine. Per l’Ong France Terre d’Asile, il fenomeno è conseguenza del «rifiuto dell’Ue di venire in aiuto all’Italia, che lo ha chiesto».
«Siccome non c’è stata risposta», Roma «ne lascia passare un certo numero», osserva il portavoce dell’associazione, Pierre Henry, deplorando «l’impotenza dell’Ue a rispondere sia in termini di prevenzione, di protezione delle persone vulnerabili e di solidarietà tra Stati membri». Per gli esperti francesi, la Francia non è comunque un punto di approdo ma un Paese di transito, come dimostra il fatto che il picco di ingressi non ha portato ad alcun aumento significativo delle richieste di asilo.
Molti migranti puntano a raggiungere la Germania. Ma anche la Gran Bretagna da Calais, la cittadina portuaria affacciata sulla Manica, anche detta la «Lampedusa del Nord». Lunedì scorso, il prefetto di zona, Denis Robin, ha annunciato quaranta poliziotti in più per «migliorare la protezione» del porto, da cui diverse centinaia di disperati tentano ogni giorno di raggiungere l’Inghilterra.
Una misura che punta a contenere «la pressione migratoria estremamente forte» che si sta verificando in questi ultimi tempi, con un «aumento del 50% in questi ultimi mesi e lo sviluppo dell’insicurezza», aggiunge il prefetto. Per due notti di seguito, lunedì e martedì, Calais è stata al centro di duri scontri tra fazioni di immigrati dell’Africa orientale, con spranghe di ferro e lancio di sassi, per questioni di «territorio». Almeno cinquantuno i feriti, di cui quattro in condizioni gravi.
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