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Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
Rinchiuso in una prigione segreta della Cia in Thailandia, il saudita Abu Zubaydad fu sottoposto 83 volte in un solo mese alla tortura del "waterboarding". Mettendogli la testa dentro l' acqua gli 007 speravano di strappargli notizie preziose su Al Qaeda e Bin Laden. Ma lui rimase zitto.
Né apriva bocca quando lo maltrattavano a tal punto da fargli perdere un occhio. Adesso Zubaydad, 45 anni, è dietro alle sbarre di Guantanamo, mentre Gina Haspel, 60 anni, che era responsabile di quel "black site" in Thailandia, è stata appena scelta da Donald Trump come numero due della Cia guidata dall' italo-americano Mike Pompeo.
Democratici e associazioni per i diritti civili hanno subito protestato per la nomina di Haspel. Il loro sospetto? Che Trump, che si vanta apertamente di essere favorevole alla tortura, possa favorire un approccio più permissivo.
Nell' immancabile tweet il neo-presidente si è solo vantato di aver voluto una donna per un incarico così importante. Di sicuro la scelta, che dovrà ora essere ratificata dal Senato, servirà a normalizzare i rapporti tra la Casa Bianca e il mondo dell' intelligence, dopo i pesanti attacchi di Trump per le denunce dell' hackeraggio russo.
La neo-vicedirettrice, infatti, ha una lunga esperienza nei servizi ed è molto apprezzata dai colleghi. Entrata alla Cia nel 1985, ha guidato la "stazione" di Londra ed è stata numero due del "servizio clandestino" della agency a Langley, in Virginia. Ma Haspel fu anche quella che ordinò di distruggere i videotape delle torture per cancellare ogni prova.
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