parlamento ferie

"VOTIAMO IN FRETTA POI TUTTI AL MARE" - I PARLAMENTARI NON VEDONO L’ORA DI VOTARE LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PER POI SCAPPARE IN FERIE - NEL 2020, DOPO CHE PANDEMIA E LOCKDOWN PROSCIUGARONO I GIORNI DI LAVORO IN PRESENZA DEI PARLAMENTARI, SI PROMISE SOLENNEMENTE CHE PER DARE L'ESEMPIO LE CAMERE NON AVREBBERO CHIUSO. NON FU COSÌ, OVVIAMENTE. ORA CHE I FUSTIGATORI DELLA CASTA SONO DIVENTATI CASTA NON CI SI LAMENTA PIU’ DELLA PIGRIZIA DEI DIS-ONOREVOLI…

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Ilario Lombardo per “la Stampa”

MARTA CARTABIA 1

 

E siccome le prime volte non mancano mai, ecco il grande stupore di oggi: i deputati riuniti in massa alla Camera in una tropicale domenica d'agosto. Miracoli di Mario Draghi si dirà, a cui ormai, per riflesso collettivo, si associa il ruolo di mago taumaturgo qualunque cosa egli faccia. Ma forse di più pesa la fame di vacanza, legittima, dei parlamentari che vogliono chiudere in fretta il capitolo sulla riforma della giustizia per infilarsi le tanto agognate infradito. Sta di fatto che oggi tutti i deputati si troveranno in aula per una manciata di ore, sperando di evitare inciampi e trappole prima che la pausa estiva dal prossimo fine settimana faccia calare il sipario sui lavori del Parlamento.

 

mario draghi marta cartabia

Ogni anno l'argomento rispunta con la stessa tediosità di un pomeriggio agostano: nel 2020, dopo che pandemia e lockdown prosciugarono i giorni di lavoro in presenza dei parlamentari, si promise solennemente che per dare l'esempio le Camere non avrebbero chiuso. Non fu così, ovviamente. Ora che i fustigatori della casta sono diventati casta non si sente più bistrattare la supposta pigrizia, indolenza e privilegio degli eletti che aspettano svogliati l'ultimo decreto del governo prima di correre in ferie.

 

fabrizio cicchitto foto di bacco

Fu così invece nel 2012, ai tempi del governo dei tecnici e dei professori, quando Fabrizio Cicchitto, allora capogruppo del Polo delle libertà, puntò il ministro dei Rapporti con il Parlamento Pietro Giarda: «Ve lo dico, se ci volete far stare qui fino al 13 agosto, sono problemi vostri...ve la dovete trovare da soli una maggioranza». Per liberarsi della frase imbarazzante e sottrarsi alla ghigliottina mediatica Cicchitto disse di essere stato frainteso. Ma in quei mesi in cui l'antipolitica stava per buttare giù la porta del palazzo, dove sarebbe entrata con le elezioni da lì a pochi mesi, c'è chi dovette manifestare cautela come il presidente della Camera Gianfranco Fini («Se serve siamo pronti a lavorare in agosto»), e chi invece sfidò il tritatutto populista come Pierluigi Bersani: «Ora basta. Abbiamo tutti una famiglia che ha diritto di stare due giorni con il padre o la madre».

 

nitto francesco palma

Anche perché, va detto, l'anno prima l'allora premier Silvio Berlusconi varò una manovra correttiva che costrinse circa 150 parlamentari a rientrare a Roma per un solo giorno ad ascoltare l'audizione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti l'11 agosto. Addio ferie anche per i ministri, compreso il Guardasigilli Nitto Palma sommerso di improperi perché aveva detto che mai e poi mai avrebbe rinunciato al viaggio già prenotato in Polinesia.

 

Ma la politica italiana produce colpi di scena che nemmeno le serie tv più inverosimili, e dunque non c'è da meravigliarsi se sono passati appena due anni ma sembra un secolo dall'agosto del 2019, quando ai mille parlamentari italiani andò di traverso l'aperitivo fronte spiaggia. «Tutti a Roma!» si disse, dopo che Matteo Salvini si ritrovò al Papeete Beach di Milano Marittima con la voglia matta di far cadere il governo Conte I di cui era vicepremier. Il 20 agosto la crisi di mezza estate andò in scena in Senato, con l'ovvio pienone, in un'aula dove, caldo o freddo, le stagioni si assomigliano tutte.

matteo salvini al papeetematteo salvini deejay al papeete 1