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Massimo Vincenzi per âLa Repubblica'
Nel mondo di Walt Disney non c'è posto per le discriminazioni e lo si capisce guardando tutte quelle famiglie allargate ben prima che la società reale si adeguasse, dove vivono felici e contenti nonni, zie, cugini, fratelli acquisiti e parenti non meglio precisati.
Così la compagnia dei sogni scende in campo contro i boy scout d'America colpevoli di aver mantenuto il divieto ai gay di occupare postazioni di prestigio all'interno dell'organizzazione. Certo, dal primo gennaio i giovani omossessuali sono ammessi dopo un voto sofferto, che ha provocato polemiche e lacerazioni dentro il movimento, ma rimane il no verso gli adulti e l'impossibilità di diventare capi.
Un diktat che va contro il programma di beneficenza della Disney, dove i dipendenti donano ore di lavoro che diventano soldi da dare alle varie associazioni: nel 2010 qualcosa come 5 milioni di dollari.
Ma per ricevere questi contributi non bisogna «attuare politiche discriminatorie in base al genere, alla razza, alla religione, alla politica e all'orientamento sessuale», da qui la decisione di interrompere la collaborazione con i Boy Scout of America, che reagisce con un comunicato ufficiale: «Ci dispiace molto perché saremo costretti a tagliare molte delle nostre iniziative. Avremmo preferito che tutti si concentrassero sugli obiettivi della nostra opera e sul bene dei ragazzi».
Alla possibilità di cambiare idea nemmeno un accenno, anche se l'ala più progressista dell'organizzazione si sta muovendo affinché anche le ultime barriere vengano rimosse: «Abbiamo fatto passi avanti in questi anni, ma ne dobbiamo fare altri. Questa scelta è molto importante, benché dolorosa, perché ci aiuta nella battaglia per aprire a tutti il movimento», spiega alla Cnn Zach Walls, il fondatore di Scouts for Equality.
Immediate le reazioni contrarie da parte delle associazioni ultra conservatrici che minacciano rappresaglie, la blogger mormona Kathryn Skagg scrive: «Come già nei loro film di animazione e nelle loro storie, continua la loro campagna per rendere l'omosessualità normale, una cosa naturale». E la lobby cristiana One Milllion Moms minaccia ritorsioni economiche: «Boicotteremo i loro prodotti.
Ma sulla stessa strada della Disney ci sono quasi tutte le grandi società americane, secondo l'ultimo rapporto oltre la metà delle 500 aziende leader nella lista di Forbes si sono mosse per darsi regolamenti interni a sostegno e garanzie dei propri dipendenti gay e adesso Ups, Intel, AT&T e Alcoa sono intenzionate a sospendere anche i loro contributi verso i Boy Scout.
Esultano invece le associazioni come Human Right Campaign: «E' una mossa importante per noi, perché la Disney veicola da sempre un messaggio molto forte per i giovani di tutto il mondo e la sua apertura ci aiuta a costruire una mentalità sempre più aperta».
Non a caso nel 1991 i movimenti gay e lesbici americani scelsero proprio il parco di Orlando in Florida per il loro Gay Days Walt Disney World, un modo per celebrare nel tempio del divertimento il diritto di essere famiglie con gli stessi diritti delle altre. Ogni anno la manifestazione è cresciuta per partecipanti e coreografie diventando uno dei Gay Pride più importanti e il prossimo primo sabato di giugno è facile immaginare un nuovo record con Topolino e gli altri personaggi portati in trionfo.
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