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1. WOODCOCK NEL MIRINO DEL CSM "FUGA DI NOTIZIE GRAVISSIMA"
Francesco Grignetti per la Stampa
Il Consiglio superiore della magistratura segue febbrilmente la vicenda Consip, fughe di notizie comprese. «Vicenda gravissima», dicono al vertice.
Ma al momento il Csm non può fare di più, con un' inchiesta aperta da parte della procura di Roma, un' indagine disciplinare annunciata da parte del procuratore generale della Cassazione sul conto del pm Henry John Woodcock, e l' interessamento degli ispettori del ministero della Giustizia.
L' unico colpo di cannone è aver fissato per il 29 maggio le audizioni dei tre aspiranti nuovi procuratori capo di Napoli (il procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho, l' ex capo di gabinetto del ministro Orlando Giovanni Melillo, il procuratore generale di Salerno Leonida Primicerio) per arrivare alla nomina con l' estate.
Il caso-Consip però, continua ad agitare la politica. E diventa occasione di un ennesimo scontro a sinistra. Matteo Renzi è furioso e non lo nasconde: «Noi non abbiamo fabbricato prove false, noi. Noi non abbiamo pubblicato arbitrariamente atti di procedimenti penali, noi. Noi non abbiamo inventato ad arte un coinvolgimento dei servizi segreti, noi».
Ribadisce che il Pd non farà una battaglia per mettere «un bavaglio», per cambiare la legge sulle intercettazioni. «Il Pd chiede che tutti rispettino la legge che già c' è. Vale per chiunque: inquirenti, giornalisti, politici».
E si toglie lo sfizio di irridere gli avversari del Fatto quotidiano: «Adesso che si è consumato questo magnifico show mediatico, diversivo per vendere qualche copia in più di un libro, confermo la mia posizione degli ultimi quattro mesi. Non permetteremo che su questa indagine cali il sipario. Andremo fino in fondo. Vogliamo la verità. Il dibattito sulle intercettazioni è il dito, noi non perdiamo di vista la luna: chi ha violato la legge deve pagare».
Spetta poi alla superenziana Alessia Morani dare corpo alla sua accusa: «Per quale ragione - scrive Morani - il pm Woodcock, nonostante fosse consapevole dell' inconsistenza investigativa della pista che prevedeva il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti nell' inchiesta Consip, avrebbe suggerito e poi avallato l' inserimento di quella stessa pista nell' istruttoria?».
Pier Luigi Bersani la pensa all' opposto: «Sul caso Consip c' è sicuramente qualcuno che ha raccontato una balla. Non solo non credo che non ci sia stato accanimento giudiziario ma anzi si deve andare a fondo... Mio fratello è stato un apprezzato chirurgo e non ha fatto concorsi pubblici in Emilia Romagna perché io sono stato amministratore lì. Si vede che sono stato fortunato con mio fratello e anche con mio padre, che era solo un meccanico. Però la vicenda Consip ci racconta anche un groviglio familiare e di amici provenienti tutti dallo stesso posto e arrivati al centro del potere».
2. LA RESA DI SCAFARTO SU RENZI SR «PAGHERÒ SOLO IO, NON IL PM»
Massimo Malpica per il Giornale
Tutti contro Henry John Woodcock nell' occhio del ciclone per l' inchiesta Consip, tra interrogazioni parlamentari, istruttorie del Csm e procedimenti disciplinari già avviati la scorsa settimana dal Pg della corte di Cassazione.
MARCO LILLO - DI PADRE IN FIGLIO
Anche il capitano del Noe Giampaolo Scafarto, dopo aver detto ai pm romani che la responsabilità di «enfatizzare» l' inesistente presenza di barbe finte ai margini delle indagini, dedicando un capitolo dell' informativa al coinvolgimento dei servizi segreti, era da attribuire alla pari a se stesso e al pm napoletano, viene pizzicato da un' intercettazione (riportata dalla Stampa) mentre, a inizio aprile, conferma la versione parlando al telefono con un altro graduato dell' Arma.
Al quale Scafarto prima spiega che - appurato che il tipo che girava sotto la casa dell' imprenditore napoletano Alfredo Romeo non era uno 007 ma un banale vicino di casa - si era scelto per «strategia investigativa», condivisa con Woodcock, di omettere la rivelazione. E poi confida il timore di dover «pagare» solo lui per gli errori nell' indagine.
Riferendosi sia al pastrocchio degli 007 che all' inversione dei nomi di Alfredo Romeo e Italo Bocchino nell' intercettazione nella quale l' ex deputato (e non l' imprenditore) dice di aver incontrato Tiziano Renzi.
Mettendo in mezzo, anche quanto alla paura di dover pagare per tutti, sia il nome di Woodcock che quello dell' ex vicecomandante Noe, Sergio De Caprio (il capitano Ultimo). Insomma, il pasticcio è lontano dall' essere risolto, anche se in procura nella capitale tutti fanno i pompieri per non alimentare il clima rovente tra gli uffici giudiziari di Roma e Napoli, sostenendo che le due procure vanno avanti ognuna sul proprio filone.
Ma in effetti proprio a piazzale Clodio i magistrati romani hanno diversi fascicoli aperti sulle fughe di notizie. Due in particolare sono «caldi»: il primo, contestuale alla revoca della delega d' indagine al Noe che ha dato il via ai veleni, sulle notizie finite sui giornali all' alba dell' inchiesta, e l' ultimo, invece, relativo alla pubblicazione della intercettazione tra babbo e figlio Renzi (non trascritta agli atti, ricorda Roma, che la ritiene anche «irrilevante»).
andrea orlando maria elena boschi
Anche il Csm starebbe valutando se intervenire nella vicenda, per quanto Palazzo de' Marescialli potrebbe decidere di attendere, per evitare interferenze e perché la Prima commissione ha competenze per l' avvio di una procedura di trasferimento solo nei casi di «condotte incolpevoli» delle toghe.
Allo stato, dunque, c' è in corso solo l' istruttoria del procedimento contro Woodcock avviato dal pg di Cassazione Pasquale Ciccolo, riferita ad alcune frasi virgolettate di Woodcock riportate da Repubblica. Mentre Alessia Morani, vicepresidente Pd a Montecitorio, annuncia un' interrogazione parlamentare per far luce sulle «pesanti e gravi ombre» che il caso Scafarto ha allungato «sull' operato del pm Woodcock».
Consiglio Superiore della Magistratura
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