I FRANCESI INFURIATI CON IL DIVIETO DI HOLLANDE: “LASCIATECI LAVORARE LA DOMENICA, E’ UNA NOSTRA LIBERA SCELTA”

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Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Scendono in piazza con gli slogan «Yes weekend» oppure riuniti nel movimento dei «bricoleurs della domenica»: negli ultimi giorni a Parigi e nel resto della Francia i sindacati hanno assistito al triste (per loro) spettacolo di dipendenti che manifestano assieme ai patron al grido di «lasciateci lavorare».

La piccola marcia dei quarantamila è stata scatenata dal divieto al lavoro domenicale e notturno, ribadito dalle autorità in base a una legge del 1906.
Hanno cominciato i lavoratori del grande magazzino di profumi Sephora, sugli Champs-Élysées. Costretti a chiudere alle 21 in una delle strade più frequentate del mondo, i dipendenti hanno comprato intere pagine di giornale per pubblicare un appello alla riapertura, sconfessando le decisioni del sindacato.

«È una cosa da matti - spiega una lavoratrice -, noi abbiamo scelto di lavorare nel turno serale perché ne abbiamo voglia, guadagniamo il 25% in più e c'è una bella atmosfera, non riusciamo a capire perché ce lo impediscano». Il ragionamento comune a tutti è che in tempi di crisi, con la difficoltà di trovare lavori e remunerazioni decenti, mentre il governo fa i salti mortali per creare occupazione, sembra paradossale impedire il lavoro quando c'è.

Domenica 15 grandi magazzini delle catene di bricolage Castorama, Bricorama e Leroy Merlin hanno infranto la legge, aprendo le porte ai numerosi clienti nonostante non ne avessero il permesso. «Sulla mia busta paga ogni domenica lavorata sono 150 euro in più - spiega Stéphane Thimon, dipendente del negozio Leroy Merlin a Vitry -. Ne faccio due al mese perché sono io a chiederlo. Se obbligano il grande magazzino a tenere chiuso la domenica, perdo oltre 3000 euro l'anno».

Il governo tenta di difendere il principio del giorno di riposo perché la possibilità di comprare o meno un cacciavite la domenica riveste un'importanza simbolica, storica e politica neanche troppo nascosta. C'è di mezzo il rapporto tra datori di lavoro e impiegati e il modo di disciplinare la convivenza sociali, secondo una linea di progresso cominciata nel 1841 (divieto di superare le 12 ore di lavoro al giorno per i minori di 12 anni), continuata con le prime ferie pagate instaurate dall Fronte popolare prima della Seconda guerra mondiale per arrivare fino alla legge sulle 35 ore settimanali.

Ma molti dipendenti non sembrano più apprezzare la protezione di governo e sindacati: preferiscono lavorare, quando si può. Le società chiedono soprattutto uniformità di trattamento, perché se i principi sono saldi le eccezioni sono molto numerose: alcuni negozi possono tener aperto se si trovano in particolari zone turistiche o se appartengono a certi settori (come quello alimentare al mattino della domenica, per esempio).

Il governo francese ha allora affidato una missione di studio a Jean-Paul Bailly (ex manager delle Poste) per «conciliare le aspirazioni dei consumatori, il rispetto del diritto al riposo dei salariati, l'adattamento ai nuovi modi di vita, la conciliazione tra vita privata e professionale». Un'impresa titanica, da portare a termine entro fine novembre.

 

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