luca zaia matteo salvini donald trump

"SBAGLIA CHI VUOLE INTESE BILATERALI CON TRUMP, SOSTENIAMO L'UNIONE EUROPEA" – IL PRESIDENTE DEL VENETO LUCA ZAIA SI SMARCA DA ALCUNE PROPOSTE DELLA LEGA E DA SALVINI (CHE BOMBARDA L’UE): "TRATTATIVE IN SOLITARIA SAREBBERO IL MIGLIOR REGALO AL TYCOON. LA LINEA GIUSTA OGGI È QUELLA DI AFFIDARE LA TRATTATIVA A VON DER LEYEN" (SALUTAME A GIORGIA!) - "SE SI ARRIVA AL MURO CONTRO MURO C'È L'OPZIONE MACRON, QUELLA DI MOSTRARE I MUSCOLI - MERCATI ALTERNATIVI? NON È UN REATO DI LESA MAESTÀ NEI CONFRONTI DEGLI STATI UNITI” (CHE NE PENSA SALVINI DELLE PAROLE DEL GOVERNATORE VENETO?)

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Francesco Bei per la Repubblica - Estratti

 

luca zaia salvini

Se il primo agosto dovessero davvero scattare i dazi di Trump al trenta per cento, tra le regioni a pagare il prezzo più alto ci sarebbe il Veneto di Luca Zaia. Occhialeria, vini, oro, macchinari, hig tech, mobili e pelletteria: l'ufficio studi della Cgia ha stimato un danno economico per il settore produttivo regionale che potrebbe sfiorare i quattro miliardi di euro. 

 

Presidente Zaia, il tempo sta scadendo e Trump considera la lettera inviata a Ursula von der Leyen già un accordo fatto. Come si deve rispondere? 

«Spero che non solo il nostro paese ma anche l'Europa esca dalle gabbie ideologiche. Il presidente degli Stati Uniti lo eleggono gli americani, non noi, e questo è quello che passa il convento, Trump ce lo dobbiamo tenere ancora per tre anni e mezzo. Se non vogliamo un Vietnam commerciale bisogna partire da qui». 

MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE

 

D'accordo, ma cosa dovrebbero fare i negoziatori europei? 

«Quella lettera a von der Leyen è dura, ma in fondo, da businessman quale è, Trump ci invita a un accordo. L'Europa adesso dimostri di essere Europa, in questi pochi mesi dei passi avanti li sta già facendo». 

 

L'Ue ha davanti due strade. Deve dare retta a Macron, che invita a non piegarsi, o abbassare la testa? 

«Credo che in questa fase il pragmatismo sia d'obbligo. È chiaro che i dazi per noi sono una catastrofe. Io in Veneto ho circa 7 miliardi e 600 milioni di export sugli Usa, il 10 per cento dell'export nazionale. E la mia bilancia è in attivo di sei miliardi. 

Noi non ci possiamo permettere di rinunciare a questo». 

DONALD TRUMP

 

 

(...)

«Se si arriva al muro contro muro c'è l'opzione Macron, quella di mostrare i muscoli, ma noi italiani siamo il popolo della diplomazia, dobbiamo essere noi gli ispiratori di queste trattative». 

 

 

Sbaglia chi, anche nel suo partito, suggerisce trattative bilaterali? 

«Le iniziative bilaterali rischierebbero di dare più forza a Trump, è poco ma sicuro. Una trattativa di questo genere la vedo difficile considerando che ci espone anche a ritorsioni protezionistiche da parte degli altri partner europei. La trattativa bilaterale, su cui l'Italia potrebbe magari avere qualche carta in più da giocarsi, sarebbe il miglior regalo fatto a Trump. È un godimento nel breve ma un massacro sul medio-lungo periodo». 

Matteo Salvini e Luca Zaia

 

Andrebbe sostenuta von der Leyen? 

«Su von der Leyen ho molte riserve, è debole e non penso sia la migliore figura da contrapporre a Trump. Ma, al di là di questo, penso che l'Europa debba trattare con i suoi tecnici in maniera seria». 

 

Auspica per le istituzioni Ue uno scatto in avanti politico? 

«Si, dovremmo uscire da questa dimensione di damerini di corte, di funzionari paludati, per scendere in campo in maniera coesa. L'Ue ancora non è gli Stati Uniti d'Europa, ma abbiamo i numeri per l'esserlo». 

donald trump e ursula von der leyen dopo il bilaterale al g7 in canada

 

Meloni sostiene von der Leyen ma cerca di non smarcarsi troppo da Trump. È in una posizione difficile? 

«Penso che Giorgia Meloni abbia ridato un ruolo all'Italia nella politica internazionale. Ma la linea giusta oggi è quella di affidare la trattativa a von der Leyen, se poi tratta male e fa casini verrà censurata». 

 

Dovremmo cercare mercati alternativi come Ue? 

«Non è un reato di lesa maestà nei confronti degli Stati Uniti. Abbiamo esplorato pochissimo il Mercosur, i paesi in via di sviluppo, vivendo nella "comfort zone" del rapporto con gli Stati Uniti. Ma nella nostra storia abbiamo Marco Polo che, partito da Venezia senza parlare una parola di cinese, è arrivato a fare il governatore di una città del celeste impero. Noi siamo così». 

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