Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera”
allegri
Fenomenologia del ritiro bianconero: «Dobbiamo dirci le cose in faccia, ma quelle che pensiamo veramente, altrimenti non serve a niente», si sfogava l'altra notte un giocatore bianconero con il suo procuratore. Anche le cose abrasive, anzi soprattutto quelle, volendo davvero tentare di ribaltare il destino della Juve, che sta masochisticamente applicando pure alla crisi il motto della casa: fino alla fine.
Uno psicodramma innescato dai cattivi risultati, alimentato (anche) dagli infortuni, e ingigantito da quello scollamento, tra un pezzo di squadra e l'allenatore, che c'è da tempo. «Stando in ritiro vedremo chi sono quelli disponibili per un atteggiamento diverso», sibilava Massimiliano Allegri nella notte israeliana, non smentendo dunque una certa diversità di intenti, e di anime, dentro lo spogliatoio.
massimiliano allegri
Dunque ritiro sia, ma con comodo, se ieri, dopo che la Juve era atterrata a Torino alle cinque della sera, è stato deciso di proclamare la clausura a partire da stamattina. Curioso. Nonostante, subito dopo la sconfitta di Haifa, martedì notte, lo stesso Allegri fosse stato piuttosto deciso, e preciso: «Da domani, tutti alla Continassa». Ovvero, il castigo durerà sostanzialmente un paio di giorni, quelli che separano i bianconeri dal derby di sabato pomeriggio. Solo una serata di differenza, si dirà, ma certe volte la forma è sostanza. Di più, se in ballo c'è pure una questione di dignità, e non solo di dignità. Almeno dopo il discorso di Andrea Agnelli: «Dobbiamo provare vergogna e chiedere scusa».
STRISCIONE CONTRO ALLEGRI DURANTE MILAN JUVENTUS
Altra postilla alle norme del ritiro: non riguarderà gli infortunati. Insomma, non sono tenuti a restare tra J-hotel e training center Pogba, Chiesa, De Sciglio, Aké e Kaio Jorge. A occhio, neppure Di Maria, il primo ieri a lasciare la compagnia: stamattina sarà sottoposto agli esami per valutarne la durata dello stop, dopo l'infortunio muscolare in Champions. In Argentina già minimizzavano il guaio - o festeggiavano per il riposo in vista del Mondiale - ma l'impressione è che sia qualcosa di più di un banale grattacapo. Per uno che fin qui non ha comunque annodato l'intesa con l'allenatore e che, nel malizioso commento di qualche compagno, già pensa al Mondiale. Va da sé, più di un giocatore ha dubbi sull'utilità del castigo, cui pure la società aveva pensato già dopo il ko con il Milan: «Soprattutto se ognuno se ne starà in camera con lo smartphone, a farsi gli affari suoi».
allegri bonucci
Che ci siano divisioni, del resto, non è un mistero, a partire dalla critica che non pochi, tra i bianconeri, fanno al tecnico, in questa seconda avventura: «È presuntuoso». Il che si rifletterebbe su modalità degli allenamenti e preparazione delle partite. Tra chi l'ha sempre sostenuto, come Danilo, non mancano critiche ai compagni, invece: «Quando ci sono difficoltà ci nascondiamo, smettiamo di giocare e iniziamo con la palla lunga». A fianco del tecnico ci sono pure Szczesny, Perin, De Sciglio e Cuadrado.
Partita dopo partita, si sono invece un po' raffreddati i rapporti con altri, da Locatelli a Bremer e McKennie: umanamente, non andarono giù le confessioni al Corriere della Sera, tra «squadra virtuale» e il peso degli assenti deluxe. E Bonucci, che pure non è il miglior alleato di Allegri, sta tentando di onorare la fascia da capitano. Per questo, mettendoci (giustamente) la faccia, dopo tempo, Agnelli parlava più di tutti ai giocatori: «Questa è una questione di gruppo, e da qui bisogna ripartire». Glossa: dimenticatevi l'esonero - «le valutazioni si fanno a fine stagione» - e, quindi, un alibi ambulante. Concetto ribadito nel chiuso dello spogliatoio: «Siete tutti sotto esame». Basterà?
agnelli allegri