Estratto dell'articolo di Michele Serra per la Repubblica
letta calenda
(...) Qualcuno spieghi a Calenda che casa sua è anche casa mia e di tanti altri; e lo è da ben prima che lui la occupasse così rumorosamente.
Gli elettori di centrosinistra non sono cretini. (...) L'agenda Draghi e l'agenda Greta non sono la stessa cosa. Ma è l'agenda Orbán, quella che non vogliamo. Se qualcuno alza la voce - e non da oggi - e pretende di dettare le regole a tutti gli altri, bisognerà spiegargli che o la abbassa, oppure farà molti più danni di quanti immagina. Per aiutarsi, Calenda potrebbe affidarsi a una regola non sua, ma così facile e produttiva che magari può giovare a lui e a noi. La regola è, almeno ogni tanto, non avere nulla da dire. Perfino in campagna elettorale prendersi quella mezza giornata (non di più) di silenzio che rende più interessanti e meno invadenti.
CALENDA L'ANTI-BUONISTA
ACCORDO LETTA CALENDA MEME
Estratto dell'articolo di FILIPPO CECCARELLI per la Repubblica
Un dubbio, fra i tanti: non sarà che Calenda funziona così com' è?
Non sarà che potrebbe raccogliere voti nel bacino dove il centrosinistra non arriva soprattutto per l'impeto provocatorio, la tigna energetica e il costante rilancio del suo personaggio iper-divisivo proprio a sinistra?
Faceva quasi tenerezza, l'altro giorno, Enrico Letta: «La personalità di Calenda non la scopriamo adesso, è nota a tutti», e con tutto che l'intervista era scritta, impossibile non immaginarselo mentre allargava le braccia alzando gli occhi al cielo. D'altra parte Pierluigi Bersani, ormai distaccato dalla contesa, ne ha detta una delle sue, a sfondo biblico: «Calenda dà l'impressione di essere lui nella Valle di Giosafat che decide i buoni e i cattivi».
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ENRICO LETTA CARLO CALENDA
Sempre indugiando su tali aspetti frivoli, ma oggi divenuti terribilmente seri, richiamò la medesima frase cercando di portare dalla sua un influencer, Damiano er Faina, fino ad allora - vedi vedi - schierato a destra. Proprio in quell'occasione espose il nucleo del suo programma: «Per me la politica è risolvere i problemi, non mi importa di destra e sinistra». Un tempo si sarebbe detto qualunquismo; oggi il punto è che i voti non olent e il centrosinistra ne ha maledettamente bisogno.
Nella sede di Azione, in qualità totem, è esposta la dentatura di uno squalo (per i maniaci: analogo cimelio fu donato a Franco Marini dopo la vittoria su Sbardella, detto "lo Squalo"). Con necessaria, ma superficiale approssimazione, si può pensare che Calenda, di cui la pariolinità è toponomasticamente dubbia, abbia comunque diversi tratti antropologici della destra. E' realista, nel senso che non crede alle utopie; è anti-buonista, anti-diplomatico e prepotentello. Dopo la cacciata di Raggi, alla buvette del Campidoglio ha strappato via il cartello "vietato fumare" e si è acceso una Marlboro. Considera il Pd: «Una grande seduta di psicanalisi».
ENRICO LETTA CARLO CALENDA
Una volta, attaccato da Mattia Santori, ha consigliato Letta di assestare «una pedata nelle chiappe alle Sardine ». Consapevole che i suoi nuovi alleati sono cresciuti a suon di "I care", dice e ridice:«Non me ne può fregare di meno». Per certi versi, anche seguendo una sorta di mood cavalleresco, è attratto dagli avversari. Se gli avversari lo votano, magari a fine settembre la destra rimane con un palmo di mano.
ENRICO LETTA E CARLO CALENDA carlo calenda 3 gelmini calenda carfagna 6 MARIASTELLA GELMINI - CARLO CALENDA - MARA CARFAGNA
CALENDA gelmini calenda carfagna 2