Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
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Quando chiesero a Caspar Weinberger, segretario alla Difesa nella prima amministrazione Reagan, in base a quale criterio volesse spendere i forti stanziamenti per il riarmo deciso dal presidente, il capo del Pentagono rispose: «More of everything».
Potrebbe dire la stessa cosa, «di tutto di più», Christine Lambrecht, ministra della Difesa tedesca, ora che il Bundesrat, la Camera Alta del Parlamento federale, ha dato il via libera definitivo al fondo speciale da 100 miliardi di euro per il potenziamento e la modernizzazione della Bundeswehr, l'esercito della Germania.
IL RIARMO TEDESCO - GRAFICO DEL CORRIERE DELLA SERA
È una somma gigantesca, per approvare la quale è stato necessario modificare la Costituzione con una maggioranza di unità nazionale, la più grande operazione di riarmo degli ultimi 70 anni di storia tedesca. E si accompagna all'impegno preso dal cancelliere Olaf Scholz di dedicare in futuro almeno il 2% del Pil alla Difesa, rispettando così l'obiettivo concordato dagli alleati in sede Nato.
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Per anni, dopo la fine della Guerra fredda, la Germania è stata nel mirino delle critiche per la sua parsimonia nelle spese militari. Ben prima di Donald Trump e del suo tormentone «Angela, devi pagare», gli Stati Uniti avevano inutilmente chiesto a Berlino di addossarsi il suo «fair share» della difesa collettiva. Barack Obama aveva addirittura parlato di «parassiti» che sfruttavano le garanzie di sicurezza americane.
Un esercito arretrato
Christine Lambrecht
L'obiettivo del 2 per cento fissato al vertice Nato in Galles nel 2014 è sempre rimasto lettera morta, anche se a partire dal 2015, dopo l'annessione russa della Crimea, la spesa militare tedesca è aumentata senza però mai superare l'1,5% del Prodotto interno lordo.
Soprattutto negli anni delle Grosse Koalition tra la Cdu-Csu di Angela Merkel e la Spd, partito a spiccata vocazione pacifista, la difesa è sempre stata la cenerentola del bilancio federale. Il risultato è che la Bundeswehr è in uno stato pietoso. In aprile, in un discorso al Bundestag, la ministra Lambrecht ha spiegato che solo 150 dei 350 carri Puma in dotazione all'esercito sono funzionanti, mentre appena 9 dei 50 elicotteri d'attacco Tiger sono in grado di volare.
un soldato tedesco abbraccia ursula von der leyen
Nelle manovre Nato, i soldati tedeschi vengono presi in giro dai colleghi delle altre nazioni perché usano ancora antiquate radio analogiche, mentre i loro elmetti da combattimento risalgono a 30 anni fa e i nuovi, ordinati da anni, non sono mai arrivati.
La svolta
Secondo un recente rapporto parlamentare, c'è anche penuria di munizioni e quelle disponibili sarebbero sufficienti per una campagna di appena otto giorni. L'invasione russa dell'Ucraina ha rovesciato tutto, sia perché ha messo a nudo la condizione disastrosa dell'apparato difensivo, che frena la capacità tedesca di fornire armi a Kiev, ma soprattutto perché ha cambiato nel profondo la percezione pubblica: «I tedeschi felici circondati da amici, dediti a far soldi e per nulla preoccupati della sicurezza, tanto ci pensano gli americani, appartengono al passato», dice Ekkehard Brose, presidente dell'Accademia Federale per la Politica Sicurezza. È un fatto che, secondo un sondaggio di Der Spiegel , il 78 per cento della popolazione appoggia la decisione di Scholz e del suo governo di creare il fondo speciale da 100 miliardi.
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Spese future
La lista della spesa, che illustriamo nel grafico, dimostra la nuova volontà della Germania di migliorare il suo contributo ai piani strategici della Nato, quanto meno a quelli già decisi dall'Alleanza Atlantica, per i quali fin qui erano mancati i finanziamenti.
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Ma in realtà, secondo molti esperti, neppure i 100 miliardi saranno sufficienti per consentire a Berlino di assumersi una piena responsabilità nell'architettura della sicurezza europea. Anche perché l'idea di reintrodurre il freno del debito al bilancio nel 2023, perseguita dal ministro delle Finanze Christian Lindner, renderà problematico rispettare in futuro l'obiettivo di spendere almeno, se non più, del 2% del Pil per la Difesa ogni anno.
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