MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI
Laura Cesaretti per “il Giornale”
Giovedì, mentre le dichiarazioni del procuratore di Arezzo trapelavano dalla Commissione banche, Matteo Renzi ha lasciato parlare i suoi. Che a raffica hanno festeggiato lo «scagionamento» di papà Boschi e attaccato Bankitalia e i buchi della sua vigilanza. Ieri si è preso lui la scena e, in una serie di interviste via radio e tv, ha sottolineato quello che considera un primo, grande successo della commissione di inchiesta da lui fortemente voluta: «Si è finalmente capito che il problema delle banche non era il Pd, che non c' era alcun pasticcio e che la nostra battaglia era giusta».
Il leader dem frena l' attacco alla Banca d' Italia, che aveva destato qualche allarme al Quirinale: «Su Bankitalia nessuna polemica, ma siamo stanchi di prendere fango. Non sono euforico su quello che è successo ieri, ma il tempo è galantuomo. E il Pd esce a testa alta. Rispetto ai consumatori e i risparmiatori abbiamo ascoltato le loro ragioni». E chi è «intellettualmente onesto», aggiunge, «deve riconoscere che la battaglia che aveva fatto il Pd non era basata su simpatie e antipatie, ma su dati di fatto. Sulle banche avevamo ragione nel dire che qualcosa non ha funzionato, parlo per esempio del mancato dialogo tra Consob e Bankitalia».
boschi ghizzoni
Quel che più gli sta a cuore è ristabilire il buon nome del suo partito dopo mesi di tempesta mediatica sul caso Boschi: «Bisogna dire la verità: quel che sta uscendo dalla Commissione dimostra che la discussione sui media su chissà quale pasticcio sulle banche era sfasata».
La mancata vigilanza «che era emersa già su Ferrara», sta venendo fuori anche per altre vicende del credito. Maria Elena Boschi e il di lei padre «ne escono puliti, come avevamo sempre detto», ma intanto la vicenda che ha coinvolto l' ex ministro delle Riforme «è stata un gigantesco alibi per non parlare di chi ha avuto problemi seri. La Boschi ha parlato in Parlamento, ora deciderà lei come difendersi in via legale con le querele. Sulle banche continuate a guardare il dito e non la luna. Il Pd esce a testa alta», insiste.
MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI VICINI VICINI
L' accenno alle querele rischia però di riaprire un capitolo fastidioso per l' attuale sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, che proprio sulle illazioni dell' ex Unicredit Federico Ghizzoni, a proposito di sue pressioni sul caso Etruria, aveva annunciato una querela contro Ferruccio de Bortoli, che le aveva pubblicate. Ad agosto, però, i termini per presentare querela sono scaduti senza che l' annuncio della Boschi si materializzasse.
Ora le opposizioni vorrebbero riaprire il caso e tentare di rimettere sul banco degli accusati la ex ministra, cercando di dimostrare che avrebbe mentito al Parlamento quando ha fermamente negato ogni intromissione delle faccende dell' istituto di credito di cui suo padre è stato vicepresidente. Per questo hanno chiesto di ascoltare in commissione sia la Boschi che lo stesso Ghizzoni (che non ha mai confermato né smentito le parole attribuitegli da de Bortoli). Il Pd, fiutata la trappola, vuole evitare che si «riapra il circo» in piena campagna elettorale, e cercherà di posporre le audizioni.
boschi ghizzoni etruria de bortoli
Ieri Renzi è anche tornato a difendere la riforma del lavoro fatta dal suo esecutivo, alla vigilia delle manifestazioni della Cgil contro il governo e per la reintroduzione della vecchia disciplina sui licenziamenti, promettendo: «Se dipenderà da me mai verrà reintrodotto: l' articolo 18 è un totem ideologico, non la garanzia di soluzione dei problemi».