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    RESTATE DOVE SIETE - NEL CDM DI DOMANI DRAGONBALL È PRONTO A PROROGARE IL DIVIETO DI SPOSTAMENTI TRA REGIONI AL MOMENTO FISSATO FINO AL 25 FEBBRAIO: SI VA VERSO LO STOP FINO AL 31 MARZO – INTANTO I GOVERNATORI SCAZZANO SULLA PROPOSTA DI BONACCINI DI COLLOCARE TUTTA L’ITALIA IN FASCIA ARANCIONE PER DUE SETTIMANE E CHIEDONO LA MODIFICA DELLE MODALITÀ CON CUI SI ENTRA E SI ESCE NELLE DIVERSE FASCE DI RISCHIO. MA MENTRE SI CHIACCHIERA IL VIRUS CORRE PIÙ VELOCE DELLA POLITICA…


     
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    Diodato Pirone per “Il Messaggero”

     

    draghi conte draghi conte

    Due le notizie principali emerse ieri sul fronte del Covid. Domattina un Consiglio dei ministri dovrebbe prorogare al 31 marzo il divieto di spostamento fra Regioni. Attualmente lo stop è fissato fino al 25 febbraio. Il Cdm non dovrebbe prendere altri provvedimenti anche se le Regioni ieri hanno chiesto di nuovo una messa a punto dei meccanismi che determinano il colore anti-Covid delle Regioni stesse.

     

    La seconda novità arriva proprio dalla Conferenza degli enti regionali che non hanno raggiunto un'intesa sulla proposta formulata venerdì da Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna, di collocare in fascia arancione tutta l'Italia per un paio di settimane. L'obiettivo di Bonaccini era duplice: ridurre la diffusione delle varianti, che anche ieri hanno costretto alcuni Comuni a chiudersi in zona rossa, e ridurre la confusione fra gli italiani, molti dei quali non badano più a quale fascia appartiene la Regione nella quale vivono.

     

    bonaccini bonaccini

    LO SCONTRO La proposta avanzata da Bonaccini è stata condivisa da Toscana, Campania e Lombardia, ma il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, presidente ligure, ha espresso la sua contrarietà. «Il Paese si aspetta di ripartire», ha detto. E ha proposto una zona gialla nazionale, dunque con aperture di ristoranti, sport e spettacolo, e di estendere i passaggi di colore soprattutto a livello provinciale e comunale.

     

    GIOVANNI TOTI GIOVANNI TOTI

    Ancora una volta si registra un generale contrasto fra le Regioni anche se tutti gli enti concordano su una comunicazione tempestiva delle misure. D'altra parte contro un'ipotetica Italia tutta arancione ieri ha tuonato anche il leader della Lega Matteo Salvini. «Basta con gli annunci, gli allarmi e le paure preventive che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, se ci sono zone più a rischio si intervenga in modo rapido e circoscritto, si acceleri sul piano vaccinale ma non si getti nel panico l'intero Paese», ha scritto su Facebook il leader del Carroccio stigmatizzando «lockdown ingiustificati e generalizzati».

     

    pescara fila per i tamponi pescara fila per i tamponi

    Il contagio però sembra non dare tregua in un Paese che in questi giorni ricorda che è trascorso un anno dalle prime zone rosse di Vò e Codogno, simbolo di un'Italia che combatteva quasi a mani nude contro il virus. A distanza di un anno la pandemia sembra essersi stabilizzata sia pure su grandi numeri con 14.931 contagi e 251 vittime registrate ieri. È ancora un boom di positivi in Veneto (1244) e in Lombardia (3019).

    mario draghi 2 mario draghi 2

     

    E proprio queste due Regioni sono nel gruppo di 10 (con Emilia-Romagna, Campania, Piemonte, Lazio, Sicilia, Toscana, Puglia e Liguria) dove si sono registrati l'85% dei contagi da inizio pandemia. Le varianti corrono e impongono nuove zone rosse con la Regione Lazio che tenta di frenare l'avanzata di quella inglese che ora è vicina alla Capitale: due zone di massima restrizione sono state decise a Colleferro e a Carpineto romano e si aggiungono a Roccagorga, dove già da giorni c'è la chiusura totale e la vigilanza delle forze armate ai confini del paese.

     

    covid covid

     Lockdown per variante anche in un comune del sassarese. Si registra poi il primo morto da variante brasiliana: un uomo di 67 anni deceduto all'ospedale di Chieti dopo essere rientrato dall'Umbria. Nonostante tutto in questi giorni - complice il beltempo - si registrano assembramenti in varie città. Stamane tre nuove Regioni entrano in zona arancione (Campania, Emilia-Romagna e Molise che si aggiungono a Abruzzo, Liguria, Toscana e Trento mentre Bolzano e gran parte dell'Umbria per propria scelta sono in fascia rossa. C'è poco da stare tranquilli ma in mezza Italia si sono registrate strade affollate e alcuni sindaci hanno deciso di transennare. Tutto questo nonostante l'appello lanciato venerdì dall'Istituto Superiore di Sanità: «State a casa». 

     

    Mauro Evangelisti Francesco Malfetano per “Il Messaggero”

     

    GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

    Parametri più severi e valutazioni dei dati ogni 15 giorni. Niente lockdown alleggerito o zona arancione scuro in tutta la Penisola. Al contempo, però, si chiede di modificare il sistema in due direzioni: il primo è rendere ancora più rigorose le regole dell'arancione, aumentarne l'efficacia. Una sorta di arancione rafforzato. Dall'altro, si spinge perché ci siano maggiori aperture in fascia gialla. Inoltre, e questo è un problema sul tavolo di Draghi, la tempistica del sistema di valutazione va rivista: si prendono decisioni su dati che spesso sono riferiti a 10-14 giorni prima, dunque la statistica va molto più lenta del virus, specialmente della nuova versione determinata dalla variante inglese.

     

    FINE SETTIMANA Inoltre, prende forza il partito del «salviamo i fine settimana»: oggi il report della cabina di regia esce al venerdì e le Regioni cambiano colore la domenica, lasciando a metà nei week-end l'attività di bar e ristoranti. C'è una spinta a cambiare, ad anticipare al lunedì o al martedì. Sul sistema dei colori da rivedere, le Regioni sono d'accordo. Troppo articolato, troppi 21 valori.

    coronavirus coronavirus

     

    Anche i dati dell'Rt, e qui però la rivisitazione la stanno svolgendo i tecnici dell'Istituto superiore di sanità, andrebbero adattati all'uragano variante inglese, che corre più veloce di quasi il 40 per cento della versione originale. Per arancione e rosso potrebbero essere abbassati i limiti di cambio di colore. Gli stessi governatori, ieri riuniti in una conferenza delle Regioni, si sono spaccati sulla proposta avanzata nei giorni scorsi dal presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini (tutta l'Italia in arancione per due o tre settimane), accordandosi però sulla richiesta di un cambio di passo nella gestione dell'epidemia.

     

    MARIO DRAGHI ALLA CAMERA MARIO DRAGHI ALLA CAMERA

    Un'accelerazione che i governatori vorrebbero si concretizzasse nella modifica delle modalità con cui si entra e si esce nelle diverse fasce di rischio. Le Regioni ieri hanno anche lanciato l'allarme sull'irregolarità delle forniture delle dosi dei vaccini. Bonaccini: «La priorità adesso è la campagna vaccinale. Sta andando a rilento. E questo non per disguidi organizzativi, per carenza di personale o indisponibilità della popolazione. Il problema è nell'approvvigionamento. Per questo chiediamo al governo di intraprendere ogni sforzo per reperire più dosi».

     

    tamponi rapidi tamponi rapidi

    La pratica sul cambio del sistema delle chiusure non finirà ancora ufficialmente sul tavolo del governo. Il Consiglio dei ministri convocato per domani mattina alle 9.30 si riunirà per prorogare fino al 31 marzo il divieto allo spostamento tra Regioni in scadenza il 25 febbraio, null'altro. Per i parametri serviranno prima altri passaggi tra i tecnici delle amministrazioni locali e quelli della Cabina di regia. Una valutazione politica informale lunedì potrebbe esserci in un vertice, appendice del Cdm, che si terrà tra il premier Draghi, il ministro della Salute Roberto Speranza e la ministra degli Affari Regionali Maria Stella Gelmini. Con le Regioni che hanno chiesto di essere ricevute dal governo.

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    Ovviamente però si monitora la situazione, e si è pronti a rivalutare ogni decisione. Se i numeri saranno in crescita (ma per ora l'esecutivo ritiene la situazione stabile, con terapie intensive sotto controllo, ma si monitora la questione varianti) lo si farà appena necessario ma, più probabilmente, il tutto sarà rimandato ad inizio marzo cercando di raggruppare i nuovi eventuali interventi così come le possibili modifiche al sistema delle fasce, al 5 marzo. Vale a dire la data in cui scade il Dpcm del 16 gennaio, quello attualmente in vigore. Un'attesa che però, c'è da augurarsi, non porti ad una decisione tardiva come paventato da molti degli scienziati italiani in prima linea nella lotta alla pandemia.

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