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Foto di Luciano di Bacco per Dagospia
Video di Veronica del Soldà per Dagospia
E. Sa. per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"
A Roma nessuno lo aveva ancora fatto. E siccome le difficoltà, come da proverbio, aguzzano l’ingegno, ecco che Elisabetta Giovagnoni — dinamica gallerista romana del tipo che cento ne pensano e tremila ne fanno — ha aguzzato il suo, di ingegno; con un marchio («Arteealtro») e un’idea diventata un format che produce cultura là dove meno te l’aspetteresti.
La ricetta in sostanza prevede: immobili vuoti + arte contemporanea, uguale mostra. Tramite passaparola (amici che vendevano casa) o tramite gruppi immobiliari, Giovagnoni è riuscita a farsi mettere a disposizione case per un periodo più o meno lungo durante il quale quegli stessi appartamenti (vuoti, dunque ideali per un allestimento da improvvisare con pochi mezzi) erano realmente in vendita, visitabili cioè da potenziali-compratori.
È nato così «Affittasi/Vendesi», progetto giunto alla sua terza esibizione che proprio oggi chiude i battenti con un finissage dalle ore 18 in via del Governo Vecchio 86. Qui, all’ultimo piano di un’antica casa del vecchio centro di Roma, per due settimane è rimasta allestita la doppia personale degli artisti newyorkesi John e India Evans, padre e figlia, una mostra interessante e amplificata dai fascinosi e signorili ambienti che la ospitano (casa su due piani, con terrazzo).
Si tratta in sostanza di un dialogo a distanza tra John, scomparso nel 2012 a 80 anni, e India, classe 1978. Lui per quasi quarant’anni, dal 1963 al 2000, costruì un diario quotidiano fatto di un lavoro al giorno, tutti su carta a/4, metodicamente costruiti con scarti cartacei recuperati in giro per la città. Anche lei, mettendo in gioco molto il proprio subconscio, per anni ha riciclato e sovrapposto oggetti vari temporaneamente dimenticati e senza valore apparente. Questa sua mostra è anche una sorta di percorso di elaborazione del lutto, che infatti e non a caso approda alle due grandi tele realizzate a quattro mani, iniziate da John prima di morire, e finite da lei.
La rassegna, dal titolo Somewhere over the rainbow , segue due operazioni simili che Elisabetta ha promosso nel 2014, prima in una casa in vendita in via Stoppani, ai Parioli, poi in un grande appartamento di via Bruxelles: «Il format — spiega la gallerista — è giocoforza elastico, anche perché non conosco prima le caratteristiche del luogo che ospiterà la prossima mostra, uno spazio pubblico o privati, in vendita o in affitto, comunque sul mercato immobiliare». Fruttuosa la collaborazione con i proprietari: «Mettendomi a disposizione la proprietà per la durata della mostra, due settimane massimo, hanno in cambio l’opportunità di dare alla casa una diversa visibilità e di acquisire un maggior numero di possibili acquirenti».
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