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Antonella Sparvoli per il “Corriere della Sera - Salute”
Circa un adulto su quattro soffre della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. In prevalenza si tratta di uomini ma, diversamente da quanto molti pensano, anche le donne possono avervi a che fare, soprattutto dopo la menopausa. Senza contare che spesso questo disturbo respiratorio del sonno, che può avere pesanti ricadute sotto diversi aspetti, non viene diagnosticato in un'alta percentuale di casi.
Che cos' è la sindrome delle apnee notturne?
«È un disturbo respiratorio del sonno caratterizzato da episodi ripetuti di completa (apnea) o parziale (ipopnea) ostruzione delle vie aeree superiori, associati a una diminuzione dell'ossigenazione del sangue e alla frammentazione del sonno - spiega il professor Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di medicina del sonno, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. La ridotta ossigenazione può avere ricadute negative sull'apparato cardiocircolatorio, aumentando il rischio di sviluppare ipertensione (più evidente nel sesso maschile), fibrillazione atriale, infarto e ictus.
E a proposito dell'aumento della pressione arteriosa, alcuni studi hanno evidenziato che oltre il 50% dei soggetti che hanno un'ipertensione arteriosa farmaco resistente (ovvero che non rispondono alle terapie farmacologiche) presentano in realtà una sindrome delle apnee. Dall'altro lato, il sonno frammentato, legato ai continui microrisvegli, è invece il principale imputato dell'eccessiva sonnolenza diurna che espone a un rischio maggiore di incidenti automobilistici (da due a sette volte di più), lavorativi e domestici».
Come ci si accorge di soffrirne?
«Il russamento è il tipico campanello d'allarme di una parziale ostruzione delle vie respiratorie e in genere precede di anni l'insorgenza di episodi di completa apnea. Spesso chi soffre di questo disturbo non si accorge di nulla ed è il partner a rilevare le pause respiratorie. Altri sintomi suggestivi per questa sindrome sono: i risvegli con sensazione di soffocamento, un sonno notturno agitato, la necessità di alzarsi spesso dal letto durante la notte per andare a urinare e la sudorazione notturna eccessiva.
Inoltre, nella giornata successiva, il paziente può avvertire sensazione di sonno notturno non ristoratore, facile stancabilità. Molto frequente, e importante per la sua potenziale pericolosità, è lo sviluppo di un'eccessiva sonnolenza diurna. Infine, altri disturbi diurni comprendono riduzione della libido e impotenza sessuale, cefalea soprattutto nelle ore mattutine, disturbi di memoria, concentrazione ed attenzione, talora sintomi di depressione».
Che cosa si può fare?
«Per contrastare la sindrome si possono adottare diverse strategie, dalla perdita di peso alla chirurgia in casi molto selezionati. Ad esempio, un individuo in sovrappeso con una sindrome di grado lieve potrebbe aver giovamento dal calo ponderale. Si calcola infatti che il 10% della perdita di peso è a favore della riduzione del grasso a livello delle prime vie respiratorie, che favorisce le apnee. Altro approccio valido per chi russa solo in posizione supina è la terapia posizionale, che consiste nell'obbligare la persona a dormire sul fianco. Il rimedio non chirurgico più efficace e diffuso si basa sull'utilizzo, tutte le notti, di specifici apparecchi per ventilazione, in particolare con la maschera a pressione positiva o CPAP.
«Eventuali trattamenti chirurgici otorinolaringoiatrici (per esempio tonsillectomia e settoplastica) hanno lo scopo di migliorare il passaggio dell'aria e di correggere in modo specifico le alterazioni anatomiche. Il paziente da sottoporre a chirurgia deve essere studiato in modo approfondito, valutando tutti i possibili siti di ostruzione delle prime vie aeree».
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