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QUALI SONO I TUMORI EREDITARI CHE POSSONO ESSERE INDIVIDUATI GRAZIE ALLA PREVENZIONE? - QUELLI PIÙ DIFFUSI SONO IL TUMORE AL SENO, ALLE OVAIE, ALLA PROSTATA E AL PANCREAS: LE DIAGNOSI DI ALCUNE DI QUESTE FORME DI CANCRO SONO POSSIBILI GRAZIE A UNA VALUTAZIONE DELL'ALTERAZIONE GENETICA CHE PREDISPONE A UN RISCHIO MAGGIORE - PER QUESTO, SE C'E' FAMILIARITA' CON LA MALATTIA, EFFETTUARE DEI TEST GENETICI E GENOMICI PUO' SALVARE LA PELLE...
Estratto dell’articolo di Vera Martinella per www.corriere.it
capsula per lo screening del tumore colon retto 5
Le sindromi ereditarie sono uno spettro di malattie che possono determinare, a causa di alterazioni patologiche del materiale genetico (ovvero del Dna) nelle cellule germinali (ovociti o spermatozoi), malattie di vario tipo o malformazioni trasmissibili alla prole.
Limitatamente alla patologia oncologica, ne sono note circa una cinquantina, mentre sono oltre un centinaio i geni associati a una predisposizione ai tumori, con livelli di rischio di ammalarsi nel corso della vita da due a 40 volte superiori rispetto alla popolazione normale, a seconda della sindrome e degli organi coinvolti.
«Non esistono stime precise sulla popolazione dei portatori di sindromi ereditarie, in cui la prevalenza varia da un caso ogni 155 individui (sindrome HBOC-BRCA) fino a un caso ogni diverse migliaia, talvolta diverse centinaia di migliaia di nati per le sindromi più rare.
Si può ipotizzare che, nel loro insieme, in Italia i soggetti portatori di sindromi ereditarie siano almeno un milione e 150mila, nella maggior parte dei casi ancora sani, inconsapevoli di essere a rischio di malattia e quindi senza alcuna possibilità di essere inseriti in specifici percorsi di prevenzione primaria o secondaria (diagnosi precoce)» dice Salvo Testa, presidente di Fondazione Mutagens.
TEST sangue occulto nelle feci
Con lo sviluppo dei test genetici e di quelli genomici (su tessuto tumorale e tramite biopsia liquida), la quota di incidenza dei tumori eredo-familiari rispetto a quelli sporadici (casuali e individuali) è in continua rivalutazione. Oggi si stima che fino al 15% dei tumori possa avere come causa un’alterazione del Dna (geni e altre varianti genetiche come i singoli polimorfismi), per cui individuare correttamente i portatori di sindromi ereditarie potrebbe avere un impatto notevole per la prevenzione e la cura di molti tumori.
tumore del colon - principali campanelli d'allarme
«Nonostante la maggior parte dei portatori di queste sindromi vengano tuttora identificati solo in seguito alla malattia, il crescente ricorso allo "screening a cascata" sui familiari sani e la messa in atto, nelle principali strutture ospedaliere, di protocolli di prevenzione e di sorveglianza intensificata (PDTA per soggetti ad alto rischio eredo-familiare) sta consentendo di intervenire sui "portatori sani", con grandi benefici per la salute delle persone e per le opportunità di cura» sottolinea Salvo Testa.
Le sindromi ereditarie più diffuse sono quella del cancro ereditario della mammella e dell'ovaio (HBOC), associata principalmente a varianti dei geni BRCA1 e BRCA2, che predispone anche a un rischio maggiore di tumori maschili della mammella e della prostata e di tumori del pancreas in entrambi i sessi.
La sua prevalenza nella popolazione è di un caso ogni 155 nati, per cui si stima che in Italia i portatori siano circa 387mila. Altre varianti meno note della sindrome HBOC sono PALB2, BRIP1, CHECK2, ATM, RAD51C, RAD51D, BARD1, che vedono nel loro insieme una prevalenza di un caso ogni 96 nati, per cui con una popolazione stimata di altri 625mila individui.
Relativamente diffusa è anche la sindrome di Lynch, associata principalmente a varianti dei geni del mismatch repair (in sigla MMR, un sistema di riparazione del Dna), che predispone a un rischio maggiore di tumori del colon-retto, gastro-intestinali e dell’endometrio. La sua prevalenza nella popolazione è di un caso ogni 279 nati, per cui si stima che in Italia i portatori siano circa 215mila.
Le altre sindromi ereditarie più rare collegate ai tumori sono meno frequenti nella popolazione e anche meno note, sia al grande pubblico sia agli stessi medici, di medicina generale e specialisti. Il che, ovviamente, rende la presa in carico e la prevenzione più problematiche e difficoltose rispetto alle due sindromi più conosciute. Si tratta della sindrome di Cowden (mutazione del gene PTEN), quella di Li Fraumeni (mutazione del gene TP53) e quella dell’adenocarcinoma ereditario gastrico diffuso (HDGC, geni CDH1, MAP3K6 e CTNNA1).
Sono multiorgano (spesso con manifestazioni e penetranza molto variabile da famiglia a famiglia e anche a livello soggettivo) e il loro impatto può essere anche maggiore rispetto alle due sindromi più note, perché talvolta può esserci esordio in età pediatrica o adolescenza (in particolare Cowden e Li Fraumeni). «Sulle sindromi ereditarie rare c’è un grande ritardo nelle linee guida internazionali e nazionali e a maggior ragione mancano percorsi diagnostici e terapeutici (i cosiddetti PDTA) specifici: ci sono solo casi isolati e singoli professionisti che se ne occupano - spiega Cristina Grugnetti, consigliere di Mutagens con delega sulle sindromi rare -.
Pazienti e famiglie sono spesso costretti a rivolgersi a strutture diverse (a seconda degli organi in sorveglianza), su e giù per l’Italia, con costi privati per cercare di mantenere esami e visite di controllo negli intervalli previsti, mancando la "presa in carico" da parte di strutture ospedaliere con specifici percorsi».
Solitamente non ci sono sintomi, ma sviluppo anomalo di tumori: anomalo nel senso d’età di insorgenza (generalmente più precoce rispetto a quanto avvenga di norma per le neoplasie nella popolazione normale) e di frequenza, nello stesso nucleo familiare, di specifici tipi di cancro. Ci possono essere, in alcune di esse (per esempio nella mutazione del gene PTEN), alcune alterazioni fisiche (macrocefalia in più del 90% dei pazienti) e psicologiche (possibilità di sviluppo di anomalie dello sviluppo psicologico, come per esempio l’autismo). […]
Una volta accertata la presenza di una sindrome genetica che predispone ad ammalarsi di tumore, gli esami di controllo vengono prescritti dai medici prendendo in considerazione l’insieme di variabili che varia da persona a persona. Quando si sospetta una sindrome ereditaria per poter accedere a una visita di consulenza genetica e poter fare il test del Dna per la quantificazione del rischio attraverso il Servizio sanitario nazionale ci sono specifici criteri:
- tumore gastrointestinale (stomaco, duodeno, pancreas, colon-retto) a meno di 50 anni;
- tumore del tratto ginecologico (ovaio, endometrio, tube di Falloppio, peritoneo) a meno di 60 anni;
- tumore della mammella a meno di 40 anni;
- tumore della mammella diagnosticato prima dei 50 anni e/o più di un parente con tumore del tratto gastrointestinale e/o della mammella bilaterale e/o tumore della mammella maschile;
- tumore della mammella triplo negativo;
- tumore della mammella maschile;
- tumori multipli nella stessa persona;
- tre o più tumori nella stessa sede, in parenti di primo grado (genitori, figli, sorelle e fratelli) dello stesso lato familiare;
- mutazioni genetiche in parenti di primo o secondo grado (nonni, zii, nipoti);
- storia clinica di 10 o più polipi del tratto gastrointestinale.
Determinare con precisione e tempestivamente la diagnosi genetica (identificando la presenza di una sindrome ereditaria) consente di definire e attuare per tempo una sorveglianza organo-specifica, con buone implicazioni sul piano terapeutico e della prognosi. Inoltre, in alcuni casi (organi non vitali) si possono proporre anche interventi di chirurgia profilattica (ovvero asportare l’organo che potrebbe essere interessato), per ottenere una riduzione significativa del rischio di insorgenza del tumore. […]
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